FERMO – La moda non tradisce mai. La stima dei consumi di Natale dell'Ufficio Studi di Confcommercio è all'insegna di un rinnovato ottimismo. Il settore moda, abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, tessile casa ed articoli sportivi si conferma ai primi posti della speciale classifica dei regali più desiderati.
E poi c’è la Milano Fashion Week Uomo in arrivo: ventidue sfilate fisiche e cinque digitali, 32 presentazioni, otto eventi per un totale di 74 appuntamenti previsti dal 12 al 16 gennaio 2024.
Arriva in un contesto economico che vede chiudersi il 2023 con un +4% di crescita di fatturato per il settore della moda italiana che vale 103 miliardi. Una previsione orientata alla prudenza visto che, dopo un primo trimestre brillante e il rallentamento a metà anno , da settembre vive una secca battuta d'arresto.
Per il 2024 ci si può attendere comunque una crescita del fatturato fra il 3% e il 4%. Tra le novità in programma per questa fashion week maschile ci sono il ritorno in calendario di brand come Fendi e Gucci, mentre JW Anderson conferma la sua presenza nel calendario della Milano Fashion Week. Ci saranno poi per la prima volta in calendario i brand Pronounce e Stone Island.
"Il 20% del fatturato abbigliamento e accessori, pari a 11 miliardi, è rappresentato dalle collezioni maschili, in crescita del 5% rispetto allo scorso anno. E questo – commenta carlo Capasa, presidente Camera Nazionale della Moda – grazie alla forza dei nostri brand e del Made In Italy nel mondo''.
Tornando ai numeri, le vendite di novembre hanno evidenziato luci ed ombre (-5,6% rispetto allo stesso mese del 2022), con il 52% dei negozi di moda che ha registrato un andamento positivo (30%) o stabile (22%) e il 48% un trend negativo. A farne le spese sono soprattutto i negozi di prossimità che fanno fatica ad uscire da una crisi dei consumi che si sta concentrando sull'abbigliamento, aggravata dagli effetti dell'inflazione sulle spese obbligate.
I dati di Unioncamere e InfoCamere evidenziano un calo di oltre 9mila negozi tra il 2019 e il 2023, con particolare impatto sulle ditte individuali e le aziende meno strutturate. Tale situazione determinerà un necessario cambiamento nei rapporti con i fornitori in termini innovativi e collaborativi, evitando una sterile concorrenza tra produzione e distribuzione e rivedendo i pagamenti e il contenimento dei prezzi. Preoccupa, poi, la proposta di Regolamento Ue sull'obbligo dei pagamenti a 30 giorni nei rapporti tra aziende fornitrici e operatori commerciali.
Una proposta che Confcommercio, insieme a Federazione Moda Italia, sta contrastando per prevenire conseguenze davvero gravi soprattutto per la filiera del moda. Anche per questo gli acquisti delle nuove collezioni saranno improntati su cautela e prudenza.
“Il clima è finalmente cambiato. C'è tanta voglia di mettersi alle spalle un anno difficile. - afferma il Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni - Forse inizieranno a farsi sentire sulla fiducia dei consumatori gli effetti del taglio del cuneo fiscale e contributivo, gli incrementi delle tredicesime, la diminuzione dell'inflazione ed i minori costi dei beni energetici, oltre alla crescita dell'occupazione. Potrebbero, così, ripartire i consumi di dicembre e ridare energia ai negozi di prossimità alle prese con una stagione autunno/inverno non ancora decollata''.
Tra le richieste c’è l’andare oltre il taglio del cuneo fiscale “introducendo un'Iva agevolata sui prodotti di moda ed in particolare su quelli made in Italy, un bonus moda per l'acquisto di prodotti ecosostenibili ed un canone di locazione commerciale concordato tra locatori e conduttori per ridurre il peso degli affitti”