“Il made in Italy è il nostro oro”. Quante volte questa frase viene ripetuta soprattutto dai politici quando parlano di moda. Una frase da convegno, da conferenza stampa, perfino da intervento al Senato. Peccato che poi gli atti, che sono quelli che contano, dicano altro.
La moda italiana conta così tanto che per esprimere il suo parere e far emergere i problemi ha dovuto comprare le pagine sui principali quotidiani italiani.
E questo deve far riflettere tutto il sistema: la politica che non conosce i fatti e non dà le risposte necessarie. Le imprese, che non sanno fare squadra e non riescono a mobilitare i big in favore anche dei piccoli. I media e i giornalisti che non si occupano della moda vera, quella della manifattura che crea poi abiti e scarpe che riempiono le riviste e i cartelloni pubblicitari.
C’è qualcosa di malato, un super bug che va colmato. Ma non possono essere i soldi, la forza di uscire sul Corriere della Sera o il Sole 24 ore, che tra l’altro dovrebbe essere il giornale di Confindustria e quindi anche di quella Confindustria Moda che passa alle cronache più per le scissioni che per le azioni, a risolvere i problemi.
Sotto questa montagna di polvere ci sono imprenditori e dipendenti, migliaia e migliaia di piccole e micro aziende che a livello locale esistono e vengono raccontate, ma poi scompaiono dal main stream, con le televisioni e i giornalisti dei grandi media che quando partecipano a una delle fiere di moda se si trovano davanti a un ministro o alla stessa premier non le chiedono del credito d’imposta, degli incentivi all’export o del reshoring, ma parlano dell’ultimo scontro tra Salvini e Tajani o dell’armocromista della Schlein.
Se anche Urso, uno che si era presentato prima al Micam e poi ai tavoli con le associazioni, finisce per dire ‘faremo, ma nel 2025’, i prossimi mesi saranno davvero durissimi e confermeranno che della politica non ci si può fidare. Era così prima, è così oggi.
La moda piace ai leader, ma solo indossata, quando è su carta si può tranquillamente impilare sotto automotive, mobile, agroalimentare e ovviamente ponte sullo stretto.
Raffaele Vitali - direttore provinciadifermo.com
