di Raffaele Vitali
FERMO – Negozi chiusi, negozi aperti, città chiuse, regioni bloccate, turismo fermo, viaggi vietati, paesi in lockdown. “Sul settore pesano il maggiore orientamento delle famiglie verso acquisti essenziali in un contesto di riduzione dei redditi, il crollo del turismo che condiziona gli acquisti dei turisti in Italia e all'estero, nonché la diffusione dello smart working che penalizza il segmento formale di abbigliamento e calzature” sottolinea, in uno studio sul mondo del fashion, il gruppo Intesa.
Un’analisi confermata e racchiusa in un dato: il -26% di fatturato (72,5 miliardi) certificato da Confindustria Moda, la Federazione Italiana che riunisce le associazioni dei settori Tessile, Moda e Accessorio.
“A dire il vero, il bilancio è risultato migliore di quanto ci attendessimo all'inizio della pandemia, la situazione del comparto relativa al 2020 rimane drammatica: 25-26 miliardi di euro di fatturato mancano all'appello” commenta il presidente Cirillo Marcolin.
I dati sono emersi dopo uno studio su 300 aziende. A rendere meno duro il bilancio è stato il quarto trimetre, chiuso con un -20%. “Dopo il turismo – riprende Marcolini – siamo il comparto più colpito”. Un dettaglio che spesso sfugge ai più, anche se cassa integrazione e simili sono all’ordine del giorno da mesi.
D'altra parte il comparto ha tenuto sul fronte della bilancia commerciale, con un saldo pari a 17,4 miliardi di euro, confermandosi il primo contributore fra le tre F (Fashion, Food, Forniture) che hanno reso il Made in Italy un'eccellenza in tutto il mondo. “Il numero sulla bilancia commerciale è importante, soprattutto tenendo conto che il turismo internazionale è azzerato. Segno che le aziende, anche le piccole, sanno reagire”.
Sul futuro la visione di Marcolin non è particolarmente ottimistica: “Occorrerà attendere il 2023 per tornare ai livelli pre-crisi”. Dichiarazione che fa tremare il distretto calzaturiero, visto che il pre pandemia per il Fermano è stato segnato da un crollo dell’export e delle vendite in Italia.
Per il primo trimestre di quest’anno, gli imprenditori associati a Confindustria prevedono un calo del fatturato attorno al -18,4%. “Per il secondo trimestre del 2021 è attesa un'ulteriore attenuazione della flessione, con un calo stimato attorno al -10%. Il vero e proprio recupero è invece previsto a partire dal terzo trimestre del 2021 con una decisa accelerazione nel quarto, ovviamente sull'ipotesi di avanzata diffusione del piano vaccinale, con un progressivo ritorno alla normalità e il recupero dei livelli di attività pre-Covid a partire dal 2022” ribadisce il numero uno degli industriali della moda che accende la luce sul trend di miglioramento. Cirillo Marcolin ha indicato che il settore del Fashion rimane strategico per il Paese e pertanto non deve perdere la sua leadership.
“Ma servono i vaccini. Noi – ha ribadito Marcolin seguendo la linea di Bonomi – mettiamo a diposizione le aziende per la vaccinazione. La voglia di ripartire c’è e lo dimostra il fatto che appena si aprono maglie, ci sono assembramenti: la gente vuole uscire, ripartire forse tornare a comprare”.
L'importante è che il settore moda tenga i motori accesi per essere pronto alla ripartenza e il Governo dovrà dare una mano. “Occorrerà fare squadra e lavorare tutti assieme. Il Governo dovrà avere un ruolo chiave nell'internazionalizzazione delle Pmi e anche nel loro processo di digitalizzazione. C’è ancora tanto lavoro da fare nelle piccole e medie aziende sul fronte del digitale e dell'e-commerce. Le Pmi non possono essere lasciate sole a sostenere investimenti elevati per fornirsi di piattaforme certificare e rodate”.