MILANO – Crisi, guerra? Non per il lusso, o meglio per il suo re. LVMH, il grupo che fa capo a Louis Vuitton, ha registrato ricavi per 18 miliardi di euro nel primo trimestre, in aumento del 29% (+23% a cambi costanti) rispetto allo stesso periodo del 2021.
Tutti i gruppi d'affari hanno ottenuto una crescita a due cifre dei ricavi, ad eccezione di Wine and Spirits, vale a dire vini e superalcolici (+7% a 1,63 miliardi è +2% senza effetto cambi) che ha continuato ad avere problemi sul fronte delle forniture.
Bene Stati Uniti che crescono a due cifre e l'Asia che ha continuato a crescere nel trimestre nonostante l'impatto di un inasprimento delle restrizioni sanitarie in Cina a marzo. Il settore che ha visto il maggior aumento dei ricavi è The Fashion & Leather Goods (moda e pelletteria) dove il gruppo realizza la metà dei suoi ricavi (+35% a 9,12 miliardi o +30% a cambi costanti) grazie marchi del calibro di Louis Vuitton, Christian Dior, Celine, Loewe, Kenzo, Givenchy, Fendi (che sta realizzando un nuovo stabilimento a Fermo, ndr), Emilio Pucci, Marc Jacobs, Berluti, Loro Piana, RIMOWA, Patou. Ma il gruppo possiede anche il 10% di Tod’s, con chiari progetti di crescita societaria.
“In Ucraina – spiega LVMH - seguiamo da vicino gli sviluppi, per noi la priorità è stata finora quella di garantire la sicurezza dei suoi dipendenti nel Paese e di fornire loro tutta la necessaria assistenza finanziaria e operativa”.