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La meraviglia in mostra nella casa di Licini: 70 opere da Fontana a Trotti fino a Warhol. "Vi apriamo le porte della collezione Paci"

24 Luglio 2021

di Raffaele Vitali

MONTE VIDON CORRADO – Fontana, Warhol e Man Ray. Ecco i compagni di viaggio di Licini nella nuova mostra da metropoli della casa Museo di Osvaldo Licini a Monte Vidon Corrado. “La pandemia non ci ha fiaccato voglia, impegno, passione ed eccoci qui, ripartiamo alla grande grazie alla collezione di Fausto Paci” introduce il sindaco. I protagonisti, insieme con il sindaco sono Daniele Simoni che è il motore, Carlo Paci il tassello fondamentale, Stefano Bracalente il narratore e Nunzio Giustozzi, che ha scelto i cinque pezzi di Trotti esposti. Una mostra che nasce dalla visione di Fausto Paci, quel mix di territorio e respiro internazionale. Si va dal primo quadro venduto da Trotti a un Fontana che da solo meriterebbe una sala fino a cinque Licini mai esposti prima tutti insieme

La casa museo, con i suoi spazi di vita quotidiana del maestro “riesce a valorizzare le opere nella loro intimità, attraverso nicchie e angoli che solo una casa-centro studi può offrire” prosegue Giuseppe Forti. Una sfida dietro l’altra come quando Isgrò, abituato a enormi sale e corridoi, si commosse davanti ai suoi quadri inseriti tra gli angoli della casa del maestro nato a Monte Vidon Corrado.

Fausto Paci era un habitué del paese, lo era anche nel 1978 quando la prima mostra vene allestita. “Mio padre non ha mai esitato a condividere i quadri” con orgoglio sottolinea il figlio Carlo. Monte Vidon Corrado è il cuore della mostra, ma è tutta la Regione che diventa attrattiva.

Come è nata? Daniela Simoni e il centro Studi hanno lavorato dal punto di vista scientifico, facendosi coinvolgere anche dal lato emotivo. “Fausto Paci è stato un signore dell’arte per decenni. Un liciniano della prima ora. Una persona colta, intelligente e raffinata, dotato dell’ironia calviniana. Avere la diponibilità degli eredi, e di Carlo Paci in primis, ci ha permesso di allestire una esposizione unica” riprende la direttrice del centro studi.

I registri delle presenze della collezione Paci sono ricchi di nomi importanti della critica mondiale, in tanti sono passati negli anni per Porto San Giorgio. “Tutto questo stupisce ancora di più, perché questa visione contemporanea e globale della realtà è partita dalla provincia” aggiunge Bracalente.

‘Porto san Giorgio un posto bello per abitarci, non per viverci’ diceva Dania condividendo con Fausto Paci le sue giornate. Ma in quella città tutta la passione di Paci è potuta crescere e si rivela ogni volta con una sorpresa.

Sono 70 le opere esposte, fino all’8 dicembre, che mettono in luce l’eterogeneità delle scelte di Paci. “Si va dall’800 di Gabrielli, l’ascolano che ha fondato la Pinacoteca, ai pezzi liberty con il suo salottino con vasi unici nel suo genere. Per poi passare all’arte, oltre a Licini, del secondo novecento. La sperimentazione, l’avanguardia con le opere di Trotti, “figura fondamentale nelal collezione di Paci”, fino all’astratto con la sezione in cantina dedicata a chi negli anni ’30 aveva esposto insieme con Licini durante la sua mostra. Sezione con Man Ray, con la Pop Art nella serie Ladies and gentlemen di Warhol e l’ultimo spazio per Cavellini

Tanti i collaboratori per una mostra di questo livello, oltre ai componenti del comitato scientifico del centro studi. “Ma senza la collaborazione degli eredi non potremmo fare nulla. La loro disponibilità e conoscenza è stata fondamentale” ribadisce la Simoni. Carlo Paci incassa il grazie e rilancia: “È la prima volta che partecipo all’allestimento della mostra” e si commuove mentre lo racconta. “Sono cresciuto con i miei fratelli tra Uffizi ed esposizioni. Questo mi ha permesso di accrescere passione e conoscenza. La collezione spesso ti fa dare cose per scontate. Selezionare opere, scegliere un percorso rende unico ogni pezzo”.

Stefano Bracalente ribadisce “che è una mostra sul collezionista Paci. Cinque Licini, due figurativi e le Amalassunte. Il fiuto di Paci era qualcosa di incredibile. Già negli anni ’60 aveva già comprato le cinque opere di Licini. Tanto che nel 1966 il pastorello andò in mostra a Bologna, la prima vera occasione in cui il figurativo di Licini andò in mostra. Un uomo che aveva capito prima di altri la grandezza del pittore”.

I cinque Licini tornano così a casa, nella stanza in cui il pittore lasciava le opere finite. “Ed è la prima volta che i cinque Licini di Paci tornano nel loro luogo. E poi c’è la parte di ricerca, con il centro studi che è entrato negli archivi per descrivere al meglio le opere”.

Paci come modello di collezionista capace di “cogliere il non essere vincolato dalla popolarità di Osvaldo” ribadisce Bracalente che ha trovato anche l’ultima lettera del 95enne collezionista a Isgrò il racconto della prima volta a Monte Vidon Corrado negli anni ’40.

 “Non ha mai pensato di vendere un quadro” ribadisce il figlio. E così è arrivato a oltre 200 pezzi, tutti esposti sulle pareti della casa sangiorgese. Tra i tanti pezzi, anche Fontana con il suo taglio su tela rossa. “La scelta di inserirlo tra le altre opere è per dare un filo conduttore a tutto il percorso e non un ‘altarino’ solo per il pezzo unico. Abbiamo voluto evitare il feticcio, come a casa di Fausto Paci le opere vivono insieme, con la loro logica” conclude Nunzio Giustozzi.

Certo, fare tutto questo con più risorse sarebbe più facile. Ma il sindaco Forti non è uno che si tira mai indietro. In attesa dei fondi regionali, “non è uscito il bando per il contemporaneo”, il Comune fa da sé: “Un impegno di 12mila euro per il riallestimento e altrettanto meriterebbe chi ha lavorato. E invece, si continua con il volontariato. Siamo all’interno del Piano Triennale della cultura, aspettiamo fiduciosi”.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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