CIVITANOVA – Almeno 500 persone in cammino per dire “abbiamo il diritto di essere vivi. Giustizia per Alika. Stop racism”. Una manifestazione pacifica, ina ttesa dei funerali, per ricordare Alika Ogorchurckwu, ammazzato di botte e soffocato dopo che aveva chiesto l'elemosina il 29 luglio.
A Civitanova la comunità nigeriana ha chiamato a raccolta connazionali e tutti i cittadini, provenienti da varie parti d'Italia, per esprimere solidarietà alla famiglia e sensibilizzare sul tema. In rappresentanza della città sono intervenuti il sindaco Fabrizio Ciarapica e il vice sindaco.
La moglie di Alika, Charity, e due dei sei fratelli hanno deposto un mazzo di fiori e piantine con messaggi per il 39enne ucciso: “Mio marito era una persona buona con tutti: voglio giustizia”. Poco dopo le sue prole, tutti inginocchiati con il pugno alzato in stile 'Black Lives Matter'.
Il sindaco è stato chiaro: “Civitanova non è una città razzista, indifferente, insensibile. Il gesto di una persona non può accomunarsi alla comunità sempre accogliente, ospitale e aperta e ha sempre lavorato per la pacifica convivenza”. I familiari di Alika, che hanno indossato maglie nere con la scritta bianca «Giustizia per Alika», per voce dell'avv. Mantella, hanno ribadito di non considerare l'omicidio un atto di razzismo ma «di violenza da condannare a prescindere...”.
Sul luogo dell'omicidio molti i messaggi: in una lettera, è stato scritto “Quella in cui sei stato ucciso, Alika, è l'Italia in cui non voglio vivere... razzista, ignorante, indifferente” (foto rainews).