FERMO – Ha un senso profondo il corteo storico della Cavalcata dell’Assunta perché ricorda il gesto antico dei doni portati dal popolo alla patrona di Fermo: la Vergine Maria Assunta in cielo.
E così, in diligente ordine, noncuranti del caldo sotto gli abiti di velluto, 1200 figuranti hanno raggiunto, seguendo le linee guida del regista Adolfo Leoni, la cattedrale al centro del Girfalco. Un percorso che richiama il processionale religioso documentato nella pagina miniata del Missale de Firmonibus, volume del 1436, conservato nel museo diocesano cittadino, che attesta la manifestazione come la più antica d’Italia.
Il percorso storico prevedeva la partenza da santa Lucia, sosta in piazza del Popolo e poi via fino al domo. Un corteo composto dal podestà, alias Paolo Calcinaro, la municipalità, i priori delle contrade, nate nel 1251. E poi splendidi e curati in ogni dettaglio i delegati dei Castelli, le corporazioni artigiane e professionali, quelle dei mulattieri e dei vetturali. Infine i pescatori con la loro barca.
Immancabile, da anni, è il saluto alla prefettura e a chi oggi rappresenta lo Stato, ovvero Edoardo D’Alascio. Tutti insieme a ritmo di tamburi, fino all’abbraccio di Rocco Pennacchio, l’arcivescovo di Fermo. a quel punto, dopo la liturgia della parola e il messaggio del prelato, il ritorno in piazza dove il podestà Calcinaro era pronto per il momento più atteso: l’estrazione delle batterie.
Oggi pomeriggio, alle 15 il corteo e dalle 17 la corsa, si sfideranno per un posto in finale e poi per la conquista del palio. Prima batteria: Capodarco, Fiorenza, Pila, Campolege e Molini Girola. Seconda: Castello, San Martino, San Bartolomeo, Torre di alme e Campiglione. “Et palio sia” la chiosa di Calcinaro tra gli applausi di una gremita piazza del Popolo.