PESARO – Ci ha provato Rimini a perdere contro Pesaro. Ci ha provato davvero, basta dire che la quadra di coach Dell’agnello ha perso 21 palloni. È l‘unica voce in cui Pesaro ha vinto, visto che ne ha persi 4. Ma non deve stupire, il ritmo dei padroni di casa è così lento che se riuscissero a perdere anche la palla saremmo alle comiche.
Ci ha provato, tanto che a un minuto dalla fine King con una schiacciata, gentile omaggio di Ahmad, illude tutti: 76-78. Ma prima Marini, stranamente impreciso, e poi una giocata alla Ahmad, ovvero forzatissima e fuori ritmo, chiudono il match (76-82). La capolista resta tale, mente Pesaro scivola sempre più nella zona retrocessione questa rognosa A2.
Quale è la VL Pesaro di Spiro Leka? La domanda è lecita ed è ancora più difficile dirlo dopo questa partita. È evidente che non crede in Imbrò, nonostante le dichiarazioni di rito durante la settimana. Se il tuo capitano, nonché leader annunciato, non parte in quintetto, è un messaggio chiaro. che poi gli lasci 23 minuti è un’altra storia. Un po’ è disperazione, un po’ speranza.
Ma non solo. Zanotti nel secondo quarto, quello forse più brutto della VL, e nonostante ciò chiuso a meno dieci grazie alle tante palle perse di Rimini, Zanotti resta in campo per un minuto. Il resto del tempo Spiro Leka, a riprova che la sua idea di squadra ancora non c’è, gioca senza pivot, decidendo così di regalare il controllo dei rimbalzi al team di Dell’Agnello.
È nel momento peggiore di Pesaro (27-39)che però Rimini scompare dal campo. Il primo alleato della Carpegna Prosciutto Pesaro si chiama Alessandro Grande. Il play perde palloni, sbaglia tiri e apre il gioco ai contropiedi di Ahmad. Che se non segna trova l’amico di passaporto King, come nella giocata dell’illusione.
Il basket anche in questo caso insegna: se un giocatore fa metà dei punti della squadra, la vittoria è una chimera. E Ahmad ne mette a referto 38 mostrando una facilità di realizzazione degna di altre categorie. Ma è anche quello che poi forza. E manda fuori ritmo i compagni con i suoi palleggi e le continue finte, tanto quanto Imbrò con il suo incedere lemme lemme.
Nel terzo quarto Rimini inizia a perdere il controllo del match perché il suo coach, anziché accelerare e approfittare della debolezza di Pesaro vicino a canestro, si adegua alle mosse di Leka. Quintetti più piccoli, meno Robinson e più Tomassini, che si rivelerà alla fine decisivo tanto quanto Simioni.
Pesaro è tanto Ahmad e poco altro. Ci prova con i suoi limiti Quirino De Laurentiis, a cui i compagni affidano anche due triple, di cui una pesante. Le sbaglia, ma almeno lui ci prova e non rinuncia. Delude Maretto, che però non demorde e quando sbaglia un rigore da sotto canestro (57-62) corre in difesa e sporca il tiro dell’avversario.
Poteva vincere Pesaro? Considerando quanto male ha giocato Rimini dire sì non è una eresia. Ma si torna alla domanda inziale: che VL ha in mente Leka? Se gioca con Ahmad play, in campo si vede uno straordinario solista che non passa la palla, se gioca Imbrò gli mette vicino il tutor Parrillo, creando così un asse orizzontale che, incredibile ma vero, non cerca mai i lunghi, se mette in regia Bucarelli, addio alle giocate spalle a canestro di un ‘piccolo’.
Alla fine di questa triste partita, resa dolorosa dalla rimonta finale quando tutti pensano a una domenica da -20, resta il silenzio del palazzo, con l’Inferno che non entra e lascia lo spicchio vuoto, come messaggio di supporto ai tifosi riminesi a cui è stata impedita la trasferta.
Doppia beffa, per loro e per i giocatori, perché si è giocato in un clima surreale, nonostante l’impegno del gruppo in parterre, quando sarebbe bastato un po’ di calore forse per svegliare anche Zanotti. Perché sì, anche se le statistiche dicono altro, il lungo c’era. Ma non per Leka e per la VL, almeno quella che per ora è solo nella testa del coach.
Raffaele Vitali