FERMO – Ferragosto per tanti, festa di Santa Maria Assunta per i cattolici. E a entrambi si rivolge l’arcivescovo di Fermo, Rocco Pennacchio. Uno che ama aprire le porte, allargare i pensieri, avvicinare anche chi sembrerebbe lontano.
“Abbiamo bisogno di rimettere al centro la dimensione ‘altra’ della fede che, se non ci aiuta a guardare oltre questa vita è un semplice regolatore etico dell’esistenza, troppo poco per aver comportato la morte di Gesù” sottolinea Pennacchio.
All’Assunta affida questo periodo complicato, segnato dalla pandemia. E lo fa con una intervista sui canali social della diocesi. “La pandemia ha colto il mondo impreparato, quindi anche noi. La politica ha cercato di gestire come meglio poteva anche se sento di dire che ha preso decisioni impopolari ma giuste, anzi forse tardive. Parlando dell’aspetto ecclesiale, all’inizio, e ancora oggi per alcuni, la debolezza maggiore, a mio parere, è stato il non prendere atto che in tale situazione non era possibile più vivere le normali situazioni ordinarie se non in modo straordinario. A questo molti non si sono rassegnati, per cui hanno continuato a rivendicare modalità di vivere la fede, l’appartenenza ecclesiale, la convivenza sociale che in qualche misura scimmiottasse ciò che si era sempre fatto in passato”.
È duro Pennacchio e non si tira indietro nel ribadire quanto lo ha differenziato da altri suoi colleghi: “La debolezza maggiore, talvolta incarnata anche da sacerdoti, è stata il non sapersi adattare ad una situazione in cui la mancanza della vita comunitaria, specialmente liturgico sacramentale era indispensabile per la sicurezza di ciascuno”.
Ci si ritrova così “Tra le stelle e il mare”, come spiega Pennacchio che ricorda come rispettare le tradizioni non significa fossilizzarsi: “Più ci si irrigidisce sul rispetto delle tradizioni, meno si vive un’autentica fede. Per esempio, se per un anno, come questo, non è possibile a causa della pandemia celebrare i riti come si è sempre fatto non si deve fare una tragedia né deve intendersi oltraggiata la fede o la tradizione della festa, magari per un patrono”.
Di fronte a questo quadro di sacrifici, ma anche di comunità ritrovata, l’arcivescovo di Fermo, che guida anche Civitanova, richiama tutti al rispetto delle regole: “Dobbiamo rispettare quanto chiesto dallo Stato, non possiamo ritenerci come chiesa al di sopra o al di fuori della legge. Di questo le parrocchie stanno dando buona testimonianza, mantenendo fedeltà alle norme imposteci”.
Cristiani e cittadini, ecco i due pilastri da non dimenticare: “Guardando al positivo – ha sottolineato monsignor Pennacchio – in molti hanno testimoniato una grande resilienza, cioè la capacità di adattamento. Penso soprattutto alle famiglie, agli insegnanti, agli operatori pastorali. Se, come dicono gli studiosi, non siamo più attenti al rispetto della nostra casa comune, il pianeta, temo che andremo incontro a frequenti esperienze del genere, perciò la resilienza dovrà essere una virtù da imparare necessariamente”.
L’intervista si può seguire su www.fermodiocesi.it e Tvrs domani alle 20.30; lunedì ore 13.10 e martedì 18 agosto ore 22.
r.vit.