FERMO - Ci sono i soldi, ma non gli strumenti e questo significa che molte imprese non usciranno da questa crisi. L'allarme lo lancia il mondo dell'artigianato,. In primis dando parola a Francesco interleghi della Cisl e ai vari sindacalisti "ll virus ha cambiato gli equilibri di una situazione già precaria che per Fermo è iniziata nel 2009. Il settore è peggiorato, cresce la lavorazione in conto terzi, ci vuole tempo per riprendere l’attività. Tuttti in attesa che i grandi marchi si orientino". Problemi anche per la cassa integrazione: c’è il fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato, ma è un fondo privato di un ente bilaterale regionale e quindi servono dei passaggi e rendicontazione e controllo corte dei conti, passaggi tecnici e burocratici che allungano la liquidazione. "E infatti a oggi la stragrande maggioranza dei lavoratori, l’80 per cento, deve ancora prendere l’indennità del mese di aprile" prosegue ricordando i 38 mila lavoratori nella regione e le 10 mila aziende a vocazione artigiana molto forte.
"Ci sono territori in cui marito e moglie lavorano nella stessa azienda artigiana e da aprile sono senza alcuna indennità. La tensione sociale è molto alta, c’è un accordo con Abi per chiedere anticipo a costo zero per il lavoratore, si può fare in banca, ma bisogna comunque rendicontare le ore coperte. "Per questo speriamo che gli istituti bancari del territorio recepiscano l’accordo con associazione bancari italiani".
In questo quadro i redditi delle famiglie della provincia di Fermo sono sprofondati. E così prosegue Floriano Canali, Uil: "Lo stato ci deve aiutare che altrimenti non ce la facciamo". La CGIL con Linda Bracalente aggiunge: "A livello generale stiamo pensando di organizzare mobilitazioni nel rispetto delle misure di sicurezza per sensibilizzare su questa situazione di stallo, ci sono famiglie intere che non prendono nessun tipo di sostegno economico, bisogna sbloccare i fondi stanziati dai decreti perché la situazione è molto critica".
Infine le associazioni, Luciana Testatonda della Cna: "Ci sono sulla carta 765 milioni nel decreto rilancio, ma solo 248 sono disponibili dopo 40 giorni. Non basta più la buona volontà e la disponibilità, i tempi dei ministeri sono veramente insostenibili e poi ci sono stati gli enti regionali che devono fare i bonifici per centinaia di migliaia di lavoratori. Meccanismo molto macchinoso, occorre semplificare questa procedura". Per la Confartianato, Paolo Tappatà che accende il faro sulla costituzione area di crisi complessa: "Sii pensava di dirottare parte dei fondi al sostegno al reddito, ma la procedura è ferma. Area di crisi complessa ha dei parametri stringenti. Se si proroga lo stato di emergenza perché non superare tutta la trafila con un decreto che semplifichi i passaggi? Anche gli imprenditori sono in uno stato di incertezza, non possono licenziare e non hanno supporti, chi può guardare con speranza al futuro?". Di certo non i 6 mila lavoratori e le 1300 aziende del calzaturiero che vive anche io paradosso della merce pronta, consegnata e pagata almeno il 20% in meno.
"Chi è fortunato ha lavoro per 20 giorni, molti temono di perdere anche la prossima stagione visto che i magazzini dei commercianti sono pieni. Con quale spirito si affronta la fiera di Milano a settembre? Le criticità si faranno sentire molto forti. Il settore moda resta in difficoltà" concludono.