FERMO - Il dramma che sta vivendo la popolazione afghana, dopo la caduta della capitale Kabul in mano ai talebani, non ha lasciato inerme la comunità internazionale che sta discutendo di come affrontare l'emergenza umanitaria e l'accoglienza di migliaia di rifugiati.
La Comunità di Capodarco di Fermo, a tal proposito, si unisce ai quanti - diocesi, comuni e organizzazioni - in questi giorni si sono resi disponibili all’accoglienza delle persone in fuga dall’Afghanistan. Capodarco, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, apre quindi le sue porte rilanciando l’invito di organizzazioni e società civile ai leader internazionali e ai decisori politici a mantenere aperte le frontiere, attivare subito corridoi umanitari per chiunque si trovi in condizioni di pericolo e fragilità e garantire protezione.
“Una richiesta che non può restare inascoltata – commenta il direttore della Comunità di Capodarco di Fermo, Riccardo Sollini – e che raccogliamo, in coerenza con la nostra storia e per la nostra parte, mettendoci a disposizione delle istituzioni. Il dramma che vive da anni questo popolo è sotto gli occhi di tutti, come lo è, in queste ore, il dolore di chi vede perduta ogni speranza di futuro, per se e i propri figli. È una condizione che conosciamo bene: la storia insegna che un politica migratoria basata sull’emergenza è illusoria e non porta frutti, mentre le esperienze di concreta accoglienza funzionano e garantiscono percorsi di convivenza felice e proficua. Ora è il tempo della solidarietà e noi siamo pronti”.
Accogliere è nel Dna della Comunità di Capodarco, è uno dei sui principi fondativi. “Significa occuparsi della persona con tutta la sua storia. E’ necessario un altissimo concetto di persona, capace di fugare paure, pregiudizi, egoismi. Le radici dei motivi dell’accogliere (siano esse politiche o emotive) non sono moltissime: amore, amicizia, compassione, volontà di supere il male e il dolore, ma anche la visione di una società giusta, benevola, coerente, ugualitaria”.
Del resto Capodarco e l’Afghanistan hanno già incrociato le proprie strade in passato, basti ricordare la vicenda di Mohamed il quale lasciò il proprio Paese giungendo nelle Marche con un vero e proprio viaggio della speranza attraverso peripezie e mezzi di fortuna. Nel 2004 dopo l’arrivo e il soggiorno in un centro dedicato di Ancona, Mohamed rimase per un periodo ospite dell’Associazione Mondo Minore, realtà della Comunità di Capodarco fondata nel 1999 che fa dell’accoglienza in ambienti di tipo “familiare” la propria mission ed è rivolta a minori italiani, minori stranieri non accompagnati, adolescenti fino a 21 anni, ragazze in difficoltà e ragazze madri. Oggi Mohamed ha una famiglia, un lavoro, ed è un ragazzo perfettamente inserito nel contesto sociale. Una storia di ‘accoglienza riuscita’ che può essere da esempio per molti.