FERMO – Dolore che poi diventa rabbia per una morte che non doveva avvenire. “Giuseppe Lenoci frequentava il centro studi Artigianelli di Fermo e si trovava a bordo di quel furgone per effettuare uno stage. La sua morte ci ha colpiti profondamente per la sua giovane età, per il vuoto incolmabile che lascia la perdita di un figlio. Era prima di tutto uno studente di 16 anni, non era un operaio, non era un lavoratore, studiava per emanciparsi, per crescere e realizzare le proprie aspettative.
Non spetta a noi valutare e ricostruire i fatti del tragico incidente, ma sicuramente la sua morte, come quella di Lorenzo Parelli a poche settimane da lui, deve porre l’accento sul ruolo dell’istruzione e del rapporto tra scuola e lavoro” sottolinea Alessandro De Grazia, segretario della Cgil di Fermo.
“Da anni ci battiamo per l’abrogazione delle norme che obbligano i ragazzi all’alternanza, perché troppo spesso vengono utilizzate per vere e proprie prestazioni di lavoro gratuite. La scuola non deve essere il luogo, come sostiene qualcuno, dove fare addestramento ad una professione perché servono braccia” prosegue. Ma non va dimenticato che quella di Lenoci non era una classica ‘alternanza’ ma uno stage professionale che è parte integrante di un certo tipo di formazione. “Il Governo e le Regioni, ascoltino le nostre rivendicazioni e quelle degli studenti” ribadisce.
Presa di posizione simile per i vertici regionali della Cgil. “Questa volta non si è trattato di un infortunio in un cantiere o dentro una fabbrica, ma come si dice in gergo di un infortunio in itinere. Non per questo è meno drammatico e meno grave e non solleva tutta la comunità da alcuni interrogativi.
La sua giovane età e il fatto che fosse uno studente rende ancora più inaccettabile e dolorosa la sua tragica morte. Occorre riflettere sulle troppe forme di tirocini, stage, alternanza scuola-lavoro, sull’effettiva efficacia di tali percorsi e sulle condizioni del loro svolgimento che non sempre avvengono nel pieno rispetto della garanzia della salute e sicurezza” ribadiscono Daniela Barbaresi e Antonio Renga.