FERMO – La Cna di Emiliano Tomassini accende un nuovo faro sula burocrazia, il male che non trova cure. L’ultimo studio dell’associazione di categoria ‘Comune che vai, burocrazia che trovi’ ha fatto emergere le difficoltà che affrontato alle imprese fermane.” Non c’è digitalizzazione che tenga, gli adempimenti sono troppi e questo significa assegnazione di risorse umane ed economiche dedicate o consulenti: quindi costi” sottolinea il presidente Tomassini. Che poi aggiunge: “La sburocratizzazione rappresenta un tassello importante per la transizione green”.
Emblematico il caso della moda: “Se una impresa vuole valorizzare gli scarti di produzione entra in un tunnel di carte. Il principale adempimento di carattere ambientale è l’autorizzazione unica ambientale (AUA) per gli scarichi idrici e le emissioni in atmosfera. In secondo luogo – spiega il direttore Alessandro Migliore - per la convocazione della conferenza dei servizi ci vogliono dai 4 ai 24 mesi e oltre 1 anno per la conclusione del procedimento. Inoltre, lo scarto di lavorazione per essere considerato sottoprodotto a tutti gli effetti deve rispettare quanto previsto dal Codice dell’Ambiente. Per cui, viste le grandi difficoltà a gestire gli adempimenti, l’80% degli scarti di lavorazione non viene valorizzato e diventa rifiuto”.
Ma non è solo questione di occaisoone sprecata, di nuovo a pagare la burocrazia sono le imrpese visto che anche per andare in discarica servono certificati e quindi spese, fino a mille euro l’anno.