di Francesca Pasquali
Apre con la “Bohème” la stagione lirica di Fermo. «Ogni volta che si ritorna in un teatro è come rinaugurare la Fondazione, a maggior ragione quest'anno. Tornare nei teatri, a lavorare insieme con le nostre maestranze, a incontrare gli artisti e il pubblico è tutt'altro che scontato», spiega il direttore della Fondazione Rete Lirica delle Marche (che mette in rete i teatri di Fermo, Ascoli Piceno, Macerata e Fano), Luciano Messi.
A portare in scena l'opera diretta da Renata Scotto, saranno Linda Campanella (Mimì), Matteo Desole (Rodolfo),Greta Doveri (Musetta), Luca Galli (Marcello), Federico Sacchi(Colline), Paolo Ingrasciotta (Schaunard) e Matteo Peirone (Benoit).Le scene sono di Michele Olcese, i costumi di Concetta Nappi, le lucidi Andrea Tocchio. A dirigere l'Orchestra filarmonica marchigiana e il Coro del Teatro Ventidio Basso sarà Giovanni Di Stefano. L'allestimento – assicura Messi – sarà totalmente fedele al libretto, nel rispetto della partitura e della tradizione».
Sul palco, giovani attori, alcuni già passati per l'Aquila. Come Matteo Desole che, cinque anni fa, proprio a Fermo, debuttò con “Il flauto magico”. «Abbiamo pensato alle generazioni del futuro. Ai giovani che, forse più di tutti, hanno sofferto la mancanza di socialità di questo periodo», dice l'assessora alla Cultura, Micol Lanzidei, mentre annuncia l'anteprima per le scuole del 2 dicembre.
Un primo assaggio d'opera i giovani studenti fermani l'hanno già avuto il 9 e 10 novembre con il “Rigoletto”. «Riempiva il cuore vedere tutti quei ragazzini che, con grande entusiasmo e responsabilità, hanno partecipato in maniera attiva ed entusiasta. Segno che si va nella direzione giusta per la diffusione della cultura tra i giovanissimi»,aggiunge Lanzidei.
Una “prima” d'eccellenza, insomma, con «una delle dieci opere più rappresentate al mondo ogni anno». E una regia d'eccezione, quella di Renata Scotto, soprana di fama internazionale, tra le poche ad aver interpretato, proprio nella “Bohème”, sia il ruolo di Mimì sia quello di Musetta. «Un'opera all'altezza della situazione, oggetto di una coproduzione con cui abbiamo dato un rilancio importante, soprattutto culturale», per il presidente della Fondazione Rete Lirica delle Marche, Francesco Ciabattoni.
Un'opera, va aggiunto, inclusiva. Perché la pièce di sabato prossimo sarà accessibile anche alle persone non vedenti e non udenti, grazie all'audiodescrizione e a un percorso Lis,la lingua dei segni.
«Prima della pandemia – la chiosa di Francesco Trasatti, in doppia veste di componente della Fondazione ed ex assessore alla Cultura – eravamo in grande prospettiva, con tre recite di lirica nel cartellone, un trend crescente di abbonati e gli spettacoli per le scuole. Poi è arrivata mannaia che ha creato un blocco. Per quanto storditi, abbiamo deciso di ripartire con slancio,per mettere sempre più a sistema le maestranze, lavorare sulla formazione del pubblico e recuperare lo spirito che ci ha fatto smarrire la pandemia».