di Raffaele Vitali
FERMO – Mentre il concerto impazza, il sindaco Calcinaro tra un selfie e l'altro saluta e controlla insiem con assessori e onorevole Lucentini, Jovanotti parla: "Nessun lavoratore in nero”. La Trident, società che organizza il Jova Beach, e lo stesso cantante, respingono ogni accusa.
“Ieri sera, quando è uscita la notizia dell'ispezione nel nostro cantiere secondo cui erano stati trovati lavoratori non in regola, mi sono preoccupato. Non mi sono allarmato perché lavoro con la Trident e Salvadori dal 1988, e da allora abbiamo fatto tournée grandi e piccole, discoteche, locali, bar, stadi e non abbiamo mai avuto una contestazione sul piano della legge del lavoro. Ma so che siamo nell'occhio del ciclone” sottolinea il cantante.
Subito la chiamata a Maurizio Salvatori, che ha chiuso la questione: “Collaboriamo con 20 società che offrono servizi, dall'audio al palco, al facchinaggio - spiega Salvadori - che oggi è difficile da trovare, perché dopo 3 anni di Covid metà facchini specializzati hanno cambiato lavoro e oggi per trovare 700 facchini che ci servono dobbiamo farli arrivare anche da 200-300 km con i pullman e da sei, sette, otto società diverse che noi conosciamo, che lavorano nell'abito della musica da anni se non da decenni, ed è impensabile che facciano lavorare in nero. Si tratta di un'accusa veramente pesante, per chi cerca di lavorare sempre al meglio: lavoro nero e Jova Beach è una contraddizione in termini, non esiste lavoro nero al Jova Beach, può esistere qualche infrazione formale”.
Alla fine, 1300 euro di multa “perché non avevamo transennato l'area del cantiere, in una parte mancava il nastro bianco e rosso, probabilmente si era strappato, e pagheremo”. Quanto ai 17 lavoratori non in regola, “le tre società interessate hanno oblato in dodici ore, sono risultate in norma e stanno lavorando nel cantiere, anche i 17 lavoratori sono qui e stanno lavorando”.
Chiede serietà a tutti la Trident: “Come serio è Jovanotti. La sua serietà è riconosciuta da tutti i colleghi: è uno di quelli che hanno inventato questo mestiere. È stato un killeraggio. Per me - ribadisce il cantante - il lavoro nero è una piaga enorme, una cosa molto seria, dal punto di vista personale del rispetto alle leggi, e ho sempre lavorato con persone che la pensassero come me”.
L’ultimo passaggio è sul greenwashing: “Il Jova Beach Party – ribadisce il cantante - non mette un pericolo nessun ecosistema, non devastiamo niente, le spiagge non solo le ripuliamo ma le portiamo a un livello migliore di come le troviamo. Il Jova Beach non è un 'progetto greenwash', parola mi fa cagare così come mi fa schifo chi la pronuncia, perché è una parola finta, è un hashtag e gli hashtag sapete dove dovete metterveli. È un lavoro fatto bene. Il mio pubblico è fantastico, ha una coscienza alta rispetto all'ambiente”.