FERMO – La prima scuola di formazione ‘made in Fermo’. Angelo Ferracuti e Giovanni Marrozzini danno vita alla scuola di letteratura e fotografia Jack London. Sotto il nome del grande viaggiatore, lo scrittore che ama raccontare i mondi lontani, il fotografo che riesce a rendere viva anche una immagine, continuano il loro lavoro di coppia dando vita “al primo esperimento italiano”. L’obiettivo del comune di Fermo è renderlo un “percorso formativo strutturale a Fermo, ma rivolto all’Italia e al mondo” precisa l’assessore alla cultura di Fermo, Francesco Trasatti.
Per farlo, tanti compagni di viaggio che hanno deciso di finanziare e supportare la scuola che avrà una sua sede stabile nel palazzetto comunale a Torre di Palme, l’angolo gioiello che coniuga storia e tradizione dl sapore internazionale. “Che bello dire ‘partiamo’. Dopo i primi incontri, con l’idea di Angelo e Giovanni sul tavolo, eccoci. Un progetto di alto livello, un fiore all’occhiello per la nostra città” aggiunge il sindaco Paolo Calcinaro.
Fermo sempre più città di cultura, non a caso è Learning City dell’Unesco, grazie alle sue figure più illustri, tra cui dall’alto guarda tutti Mario Dondero, uno che dei reportage era maestro. “Cosa significa fare un reportage? Intanto prima di partire bisogna studiare, guardare film, documentari e leggere libri sui luoghi da visitare, bisogna approcciare al meglio il nuovo che si scoprirà”.
LO SCRITTORE
“Abbiamo cominciato a parlare della scuola mentre viaggiavamo in Amazzonia. L’idea di lasciare qualcosa del nostro lavoro dove viviamo ci ha stimolato. Una scuola diversa, che andasse oltre le foto e la scrittura creativa” spiega Angelo Ferracuti, che con la sua penna riempie di magiche parole le pagine del Corriere della Sera e del Manifesto
Per far capire cosa significa quello di cui parla, racconta il viaggio nella casa di Kapuscinsky, uno dei più grandi reporter di guerra: “A un certo punto la figlia mi ha portato a vedere la sua biblioteca. Con mio stupore, metà dei libri che leggeva erano di poesia. Stupore, ma anche la convinzione che a fare buoni reportage non basta possedere gli strumenti tecnici propri di fotografia e narrativa, non basta la passione, serve sempre altro”. Ecco la sfida della scuola.
IL CORSO
Un corso intensivo per 20 alunni dal 12 di ottobre al 12 dicembre, tutti i giorni: “Non insegneremo solo materie legate a fotografia e letteratura. Ma ci saranno Longari, Massi, Raffaeli, Sinibaldi, Terranova, Rollo, Celli e il fermano Trasatti”. Come disse Dondero, Fermo è un posto fotogenico dove è nato Luigi Crocenzi, “un intellettuale di fotografia”, dove si sono susseguiti scrittori come Di Ruscio. “La parola scritta e la fotografia hanno un rapporto stretto, ancora di più qui: “Una grande fototeca e l’aurea di Dondero per un progetto collettivo che già pensa e progetta per il futuro. Noi ci crediamo tanto e ci metteremo tutte le nostre risorse”.
I più bravi avranno a disposizione delle borse di lavoro, ma nessuno rimarrà indietro tutti verrà garantita una possibilità di lavoro, dai giornali al volontariato. “Ma la scuola non finirà il 12 dicembre, ci sarà un follow up, da gennaio fino alla riapertura del nuovo corso, delle loro attività di lavoro tra sociale e agroalimentare, inclusa la filiera del Verdicchio, e poi il capo dei fotografi della France Presse ha promesso uno stage in Africa per i migliori. E poi chi vorrà potranno partecipare al workshop di due settimane in Amazzonia per raccontare le trasformazioni ambientali”.
IL FOTOGRAFO
Marrozzini parte dalle parole del padre: ‘Bisogna saper sognare, ma non pensare ai sogni come qualcosa da guardare in cielo, ma pensa che i sogni sono più simili ad alberi da piantare i terra’. Quando Marrozzini ha immaginato la scuola era il 2005. È dal viaggio in Argentina che immagina un albero che assomigliasse a una scuola con frutti da cogliere per anni. “La collaborazione con Angelo, quattro anni fa, ha cambiato i tempi. L’incontro con la Vitali Rosati (ex Ad Carifermo) ci ha dato fiducia. Oggi rappresenta chi crede che investire in cultura sia fondamentale”.
I professori sono i migliori: antropologi, editor della France Press, scrittori. “Noi andiamo oltre la divulgazione, vogliamo fare cultura, mettere in relazione le varie materie. Noi vogliamo plasmare figure capaci di sognare, noi vogliamo che si impari a raccontare quello che le persone sono. Storia dell’arte e antropologia sono tasselli fondamentali, pezzi del passato che devono proiettarci nel futuro”.
I PARTNER
L’obiettivo è creare una scuola auto sostenibile, che vada oltre i sostegni pubblici. “Sono qui come libera cittadina. Mi ricordo l’incontro, era l’inizio del 2017. Lì ho capito che il sogno – riprende Vitali Rosati - era possibile realizzarlo. Una follia positiva. Quella che c’è nella sapienza, li ha portati a oggi, alla realtà. Il mio impegno è per ricordare mia sorella, che ha creduto nello sviluppo culturale delle persone e che da insegnante cercava di far crescere gli alunni: a lei dedichiamo tre borse di studio, pensate per giovani con meno possibilità economiche. Spero che le Marche capiscano l’importanza di questo percorso”.
Con loro anche il Parco dei Sibillini, con il presidente Bifulco che ha dato il patrocinio. “Noi crediamo che meriti l’attenzione, per me è parte delle radici”. E l’Ambito Sociale con Alessandro Ranieri che porta dentro la scuola il sostegno del suo mondo, che è sociale, ma che trova in questo progetto più di un legame: “Abbiamo bisogno di imparare a raccontare. Questa scuola nasce per raccontare ‘l’altro da sé’ oltre ai viaggi. Noi abbiamo bisogno di questa dimensione, per cui ci saremo”. Immancabile la fototeca al fianco di un percoso che vive anche di immagini. “Aspettavo da ani questo momento. La fototeca e gli archivi cono un contenitore di cultura aperta. Stiamo lavorando per Servigliano, Altidona e Sicilia dove porteremo mostre storiche. Le conoscenze devono uscire dalle stanze” ribadisce Pacifico Ercoli.
Partner commerciali importanti, dal Sì con Te al pastificio Marcozzi fino a Mastercard, con cui è stato siglato un accordo per quattro borse di studio con Save the Children e Caritas Italia. “Se la scuola non saprà creare il rapporto con il territorio, fallirà. Perché chi partecipa vivrà qui e produrrà oggetti di senso da pubblicare. Racconteremo le bellezze, il lavoro del territorio, il mondo della filiera agroalimentare, e per questo con noi c’è Marcozzi”.
IL TARGET
Giovani fotografi o scrittori. Primo anno anche per chi non è in tenera età. “Ci sarà un comitato scientifico, vogliamo una scuola omogenea. Intento comune di crescita”. I due professionisti vogliono lavorare per arrivare a editare fotografie e testi. “Diamo per scontato che chi arriva sappia già scrivere e padroneggiare il mezzo fotografico o che desideri con forza apprendere. Non servono perditempo, servono persone motivate” aggiunge Ferracuti. Chi partecipa viene per studiare, saranno impegnati tutti giorni e nei vuoti laboratori e visite, a cominciare dall’archivio Dondero, che deve essere una base per ogni apprendista reporter grazie alle centinaia di migliaia di scatti da visionare. “Così si accende la passione, fare reportage è una delle cose più belle che può capitare a un individuo, non è solo la dimensione diversa del tempo, ma c’è l’intreccio con le culture degli altri”.