Giovedì il Presidente francese Macron sarà al Quirinale per firmare con il Premier Draghi un trattato Italia Francia avente ad oggetto temi di sicurezza e di economia, ma nessuno in Parlamento ne conosce i contenuti.
Questa la denuncia politica di Meloni e Salvini, cui replicano Tajani e Fassino per i quali è invece normale che il Parlamento nulla sappia in quanto a loro dire questo è chiamato a intervenire solo in fase di ratifica e non di scrittura e sottoscrizione di un trattato internazionale.
Indubbiamente Draghi non è Conte, ma Ministro agli Esteri è sempre lo stesso Di Maio, che con la visita di sostegno ai gilet gialli causò il ritiro dell’ambasciatore francese in Italia, la più gravi crisi politica mai ricordata tra i due Paesi. Era il febbraio del 2019, ma si sa, tutto passa, specie in politica.
Il fatto però è che il cittadino italiano una certa diffidenza verso i cugini d’oltralpe la nutre da sempre, se non altro per l’ospitalità ai terroristi rossi di casa nostra, i respingimenti dei migranti alla frontiera, le ingerenze di politica economica volte ad acquisire posizioni dominanti in Italia e a impedirne in Francia, come per la tentata acquisizione da parte di Fincantieri di Chantiers de l’Atlantique, una navigazione avviata nel 2017, naufragata nel gennaio 2021 con esultanza francese, il tutto al netto del credo calcistico.
Sarebbe dunque normale che se non la politica di governo, almeno i media si interrogassero circa una firma in bianco tra soggetti internazionali i cui rapporti non sono esattamente limpidi, almeno nel rispetto dell’adagio popolare che insegna come fidarsi è bene, ma …
La Costituzione è comunque chiara nel dettare la disciplina del caso. Il potere estero, l’iniziativa e la trattazione di relazioni straniere non compete al Parlamento, se non in fase di autorizzazione con legge alla ratifica di trattati internazionali di natura politica, art.80.
Una legge di autorizzazione alla ratifica significa non indirizzo e controllo preventivo, certo, ma successivo sicuramente sì. Ecco allora che la decisione nel nostro caso spetta anche al Parlamento, il cui ruolo non può ridursi a mero spettatore di scelte altrui.
Avvocato Andrea Agostini