di Raffaele Vitali
FERMO – “Più che diversa, una sanità buona”. Questo è l’obiettivo di Gilberto Gentili, da poche settimane è alla guida dell’Ast di Fermo, l’azienda sanitaria della provincia.
Gentili, cosa porta lei all’Ast di Fermo?
“Non sono un direttore di prima nomina, posso fare anche una valutazione comparativa. Ad Alessandria ho lavorato gestendo un importante piano di rientro, in Calabria ho lavorato con aziende senza bilancio, poi Perugia post fase concorsopoli. Qui arrivo nella buona normalità”.
E questo cosa significa?
“Ho trovato una situazione positiva rispetto all’occupazione dei ruoli apicali. Gli amministrativi sono coperti e ci sono primari di ruolo. Abbiamo qualche facente funzione. Per questo, per il primario del Pronto Soccorso abbiamo iniziato le pratiche per arrivare al concorso. Questo lo abbiamo fatto non appena terminata l’aspettativa del dottor Valentino, che resta a San Marino”.
Emergenza-urgenza, punto dolente?
“Lo sappiamo, vale per noi e per mezza Italia. C’è una carenza di sanitari nel settore emergenziale. Si trovano tensioni, burnout e i giovani appena possono non vanno a fare specialistiche in ambito Pronto soccorso. Per cui è necessaria una rivalutazione economica, per invogliarli. Possiamo ragionare con i sindacati una parte di premialità. Oggi siamo nelle mani delle cooperative, che lavorano bene, ma non garantiscono continuità, non possono garantire una sinergia efficiente con i primari”.
Conti Ast 4?
“Sull’ordinario sono in equilibrio. Aspettiamo la ripartizione del budget da parte della Regione. Non abbiamo problemi enormi, ma essendo stati finanziati in quota parte, quindi non tutto, i conti vanno letti in una maniera corretta”.
Cosa altro ha trovato?
“Abbiamo due ospedali praticamente nuovi. Uno quasi finito, Amandola, e quello di Fermo ora in allineamento sul cronoprogramma che lo vuole aperto nel 2026. Avremo più sale operatorie e quindi recupereremo. La nostra ortopedia divide le quattro sale con ginecologi, urologi, chirurghi e anche Macarri. Tenendone una per le urgenze, c’è un intasamento. Ma la soluzione arriverà con il nuovo ospedale, sperando di trovare i professionisti. La convinzione ministeriale è che in un paio d’anni ci sarà un equilibrio domanda-offerta”.
Fermo attira secondo lei?
“Qui il problema è più logistico che altro. Perché molti neolaureati si fermano dove hanno studiato”.
Le professionalità non mancano.
“Belle competenze, grazie anche ai primari di ruolo”.
Cardiologia, se ne parla ma ha sempre problemi. Vedi gli holter?
“Abbiamo quattro cardiologi che tengono in piedi una emodinamica. Che vogliamo ampliare per recuperare un altro emodinamista. Noi abbiamo due accessi settimanali, se troviamo un altro dottore oltre Gabrielli potenzieremo il sevizio, coprendo anche le sue assenze fisiologiche. Per il resto, recupereremo”.
Urologia?
“Attira moltissimo, in tanti corrono per venire a Fermo. Sappiamo che il dottor Yehia funziona. Noi dobbiamo attirare i medici, cosi come i pediatri. Dobbiamo però cambiare l’approccio all’immissione universitaria. A noi mancano gli specialisti, anche se il numero di medici in Italia è pari all’Europa”.
Infermieri?
“In Italia ne servivano 17mila, ne abbiamo laureati 10mila. Quel gap non lo copri. Infermieristica è la vera problematica, perché lo stipendio è basso e comporta anche un lavoro complesso, soprattutto per le donne-madri a causa delle tante notti in ospedale. E poi lo sviluppo di carriera è molto basso, un dirigente solo per Ast. Anche lì va fatto un lavoro diverso a livello contrattuale”.
Ogni direttore viene accolto con una domanda: il robot chirurgico è in arrivo?
“Per averlo serve una intesa con privati, la Regione non può finanziarlo da sola”.
Ma a lei cosa hanno chiesto?
“Nulla in particolare, a parte l’apertura degli ospedali in tempi congrui è l’obiettivo. E poi c’è la parte territoriale del Pnrr, che è in linea. Per questo ringrazio gli ingegneri Franca e Bitti che sono sul pezzo. Con loro tuta la squadra. I soldi bisogna saperli spendere”.
Amandola, è davvero vicino l’ospedale dei Sibillini?
“E’ stata prevista l’apertura a stralci dal dottor Grinta. Trasferire l’ospedale è complicato, questo varrà anche per Fermo. Poi bisognerà trovare chi ci lavora. Il Pronto soccorso vivrà con cooperative, questo già lo sappiamo. C’è poi anche chi preferisce andare dove magari si lavora meno, quindi siamo fiduciosi. Vogliamo aprire per la prima metà del 2024, anche se tutto dipenderà dai collaudi”.
Direttore sanitario, nominato e saltato. Cosa succede ora?
“Chi avevo scelto prima ha accettato la nomina, poi ha vinto a Rieti. Quindi al prossimo faremo direttamente firmare il contratto. Al momento ho figure interne di livello. È tornato in azienda Vesprini, che ha l’esperienza da abbinare al dottor Ciarrocchi. Comunque la scelta sarà in tempi brevi anche per questo, entro l’estate ci saremo. Intanto ho fatto la mia prima nomina, la dottoressa Petrelli è la nuova responsabile dell’Urp, che da tre anni era senza figura apicale. Anche qui ci riorganizzeremo, immagino uno sportello anche dentro l’ospedale”.
@raffaelevitali