di Raffaele Vitali
FERMO – “Abbiamo due tipi di no vax: i convinti, su cui non si riuscirà mai ad agire perché sono indottrinati. Mi è capitato un paziente intubato e nonostante ciò è rimasto della sua idea. Poi c’è il secondo tipo, da recuperare con una informazione ben fatta, con il tempo e il dialogo: sono, in senso latino, i ‘no vax’ ignoranti, quelli che non conoscono le cose”. Giorgio Amdio è il primario di malattie infettive dell’ospedale Murri di Fermo. Lui è in prima linea da un anno e mezzo, anche perché l’infettivologo è uno dei luminari e il reparto è il riferimento per tutto il sud delle Marche e non solo.
Dottor Amadio, proviamo a fare chiarezza tra verità e falsi miti. Molti parlano di ‘vaccino sperimentale’ e per questo non obbligatorio. Ci può chiarire la situazione?
“L’obbligatorietà è una questione politica. Se una situazione è emergenziale, lo Stato può decidere tutto. Eravamo come in guerra. Nessun Paese lo ha reso obbligatorio, poi in Cina c’è un sistema coercitivo ed è come se lo fosse. In Italia con la fantasia deviamo ogni norma. Comunque non è una questione scientifica. Il vaccino viene messo in commercio pe salvare, non certo per creare problemi”.
E quindi?
“Sono state prese decisioni rapide per il suo utilizzo, questo è vero. Se avessimo atteso due anni dopo le prime sperimentazioni, su 100mila persone, ci avrebbe devastato la variante delta. Il vaccino ci ha coperto, forse non ce ne rendiamo conto, ma se la variante fosse arrivata a settembre 2020 sarebbe stato un massacro”.
Quanto impatta oggi il Covid?
“Un dato: dal primo al 31 ottobre 2020 ho avuto 85 ricoveri Covid a malattie infettive, quest’anno sono 8, di cui uno in rianimazione”.
Il virus circola e il vaccinato può prenderlo lo stesso, perché?
“È un discorso matematico. Ho letto un bell’articolo della Gabanelli (link), che usa i dati. Il vaccino non è efficace al 100%. Nessuno ha mai detto che non esistano effetti collaterali, e questo vale per tutti, dal morbillo all’epatite fino alla rosolia. Ma non si può mai dimenticare il numero macro. Se i vaccinati sono 40 milioni e i casi sono 300, il dato non è paragonabile ai 3milioni con 500 ammalati di non vaccinati”.
Amadio, la mancata percezione in parte della popolazione dell’importanza del vaccino è tutta questione di numeri?
“Il vaccino si fa a un sano, diversamente dalla terapia curativa. Per cui non c’è una percezione immediata del beneficio, che invece evita la malattia. Mentre si percepisce l’effetto collaterale, il braccio che fa male, la febbre. Un paradosso, il vaccino paga il suo successo, la gente non capisce l’utilità, perché il singolo non capisce cosa sta prevenendo”.
Cosa differenzia questo vaccino dagli altri?
“Per le altre malattie c’è un lavoro di prevenzione. Per il Covid lo scopo non è solo quello di prevenire l’infezione, ha un piano B, ovvero evita le forme gravi, le rianimazioni e la morte. I casi che sono andati male sono rari e legati a figure con grandi problematicità”.
Italiani bravi quando hanno paura, teme un rilassamento?
“Non ci credo più a questo. Dimentichiamo tutto troppo in fretta. A marzo 2020 cantavamo l’inno d’Italia con la mano sul cuore guardando camion pieni di morti. Se avessimo avuto il vaccino in quei giorni avremmo avuto le file. Poi c’è stato ottobre – dicembre 2020, mesi pesantissimi. Quindi mi chiedo, la paura serve o non serve? Altrimenti le persone sarebbero tutte qui a farsi vaccinare. Questo va al di fuori della mia comprensione, la natura umana è strana. La paura ha sempre dato stimoli e aiutato il cambiamento, qui non basta più”.
Torniamo alla sperimentazione del vaccino?
“I passaggi sono stati tutti corretti per rendere il vaccino estensivo. Passaggi accelerati che non hanno tralasciato nulla, introducendo ogni garanzia di sicurezza. C’è stata la fase di osservazione, ogni terapia può avere effetti non visibili durante la sperimentazione. Anche il sistema Rna non è una novità, ma una tecnologia già conosciuta. Questo vaccino è una delle scoperte più importanti e diventerà in futuro la base di tante terapie. Il Dna non viene intaccato, noi diamo alle cellule l’informazione per produrre la Spike e quindi anticorpi. Sulla modifica del Dna avrei avuto dubbi anche io”.
Varianti, noi occidentali difendiamo noi stessi ma non il resto del mondo. Sarà un problema?
“È il tema dell’Oms. Noi dobbiamo vaccinare tutti. Il mondo occidentale ha tecnologie, mezzi e soldi quindi domina. Pfizer va tenuto congelato, come faremo a vaccinare l’Africa. Per questo la ricerca sta andando avanti, con vaccini più maneggevoli. Ci sono fette di mondo che vanno a rilento”.
Capitolo terza dose. Non avrebbe senso prima verificare gli anticorpi con esami specifici?
“Non sappiamo il cutoff della protezione. Non conosciamo il valore in maniera chiara al di sopra del quale si può ritenere una persona sicura. Ai fini pratici conoscere gli anticorpi non serve. Sappiamo invece che la terza dose ristimola il sistema immunitario e protegge dalle varianti. Israele lo ha fatto prima di altri e il sistema funziona. Temo molto la Gran Bretagna, già si parla della Delta Plus. Ci sono categorie per cui la terza dose serve, noi siamo aprtiti dagli ultra fragili, presto gli over 60. Venerdì mi sono vaccinato anche io”.
Under 18, che fare?
“Negli Usa hanno chiesto l’ok per Pfizer tra i 5 e gli 11 anni. Noi dobbiamo sapere che il virus circola in ogni fascia d’età, poi c’è il tema della forza. Il punto è che le malattie infettive sono differenti dalle altre. Il diabetico se sbagli terapia muore, il suo vicino non subisce nulla. Nella malattia infettiva, se non si adottano precauzioni si trasmette al vicino. Quindi si può fare male a se stessi e all’altro. Il bambino magari non ha una forma grave, ma attenzione al nonno. Prevenzione è salute per se e per l’altro. E questo deve continuare a capire chi non si vuole vaccinare: proteggere tutti e non solo a me. La libertà di un individuo finisce quando si mette a rischio la libertà degli altri”.
Siamo partiti con l’obiettivo immunità di gregge, una leggenda?
“E’ un principio scientifico. Se l’ospite del virus è l’uomo, se non do ospiti al virus, non circola. Principio generale di ogni malattia. Sono le varianti che hanno cambiato un po’ le cose e l’asticella si è alzata. Il vaiolo è scomparso grazie al vaccino efficace e al fatto che l’ospite fosse solo un uomo, ma abbiamo vaccinato tutti”.
Le Marche sono tra le regioni con la percentuale più alta di ‘no vax’. Secondo lei perché?
“Prenderli uno a uno e capire è l’unica cosa. Di certo c’è una informazione creata ad arte che colpisce molto bene. La scienza non ragiona per singoli studi, questo ricordiamolo altrimenti ci saraà semrpe qualcuno che prova a vendere fumo per verità”.
Il green pass ha accelerato la vaccinazione o ha esacerbato gli animi?
“Io lo avrei fatto solo per i vaccinati, libertà a chi è al sicuro. I morti ci sono, non possiamo dimenticarli”:
Il tampone è una soluzione alternativa?
“E’ la fotografia del momento. Se uno sceglie ogni 48 ore di farsi un tampone, è un problema suo. IL vaccino dà una garanzia e una protezione superiore al 90%, perché non sceglierla?”.
Anticorpi monoclonali, sono usati?
“Non parliamo di un vaccino, ma di una terapia. Si usano per pazienti con malattia lieve o moderata a rischio progressione di forma grave. Farmaci non molto maneggevoli, vanno fatti in ambiente ospedaliero per prevenire allergie. E poi, dove usarli? Sempre devo fare entrare un positivo in ospedale. È stato così creato un percorso con locale idoneo. Abbiamo recuperato una stanza delle malattie infettive che ha un accesso diretto tramite ascensore che viene sanificato ogni volta. La terapia la gestisce il dottor Angelici, quindi la medicina interna. È l’Usca o il medico di famiglia che ce li propone. Se ha caratteristiche riconosciute dal ministero, in 12 ore ci arriva la terapia e si chiama il paziente, una seduta di un’ora in luogo idoneo. Ricordiamo che il monoclonale non dà immunità”.
Insomma Amadio, quale è il messaggio finale?
“Vaccinarsi e mantenere le cautele. I risultati sono evidenti”.