di Raffaele Vitali
FERMO – L’alleanza non si farà. I 5 Stelle non cambiano idea e seguono il loro candidato Mercorelli. Non basta Conte, non basta Di Maio, le Marche pentastellate sono dure e pure. “Non si tratta di sprecare un'occasione, perché' non c’è, altrimenti l'avremmo colta al volo. Noi abbiamo il massimo rispetto del territorio. Dove abbiamo fatto opposizione fino a ieri, è difficile immaginare un percorso insieme" ribadisce Vito Crimi, capo politico del M5s, dando così forza all’ala fabrianese del Movimento, quella che non vuole l’accordo con Mangialardi. Il problema è che l’occasione c’era. La riprova, come spiega il Dem Alessandrini nell’intervista, è nei mesi di trattative, che sono solamente esplose mediaticamente nelle ultime ore. Trattative aperte dall’alleanza pesarese guidata da Matteo Ricci, proseguita con le discussioni quando il Pd aveva deciso di sacrificare Luca Ceriscioli, governatore uscente, per compattare partito e alleati. Ma i 5 Stelle hanno preferito andare avanti per la loro strada. Anche quando i loro consiglieri, Magi e Pergolesi, hanno sbattuto la porta e oggi hanno portato le idee dei grillini all’interno di ‘Marche coraggiose’, una lista che ha all’ambizione di eleggere più di un consigliere, al fianco di Mangialardi.
Fabiano Alessandrini, vicesegretario regionale del Pd, l’alleanza con i 5 Stelle è saltata?
“Ci sono ancora alcune ore, tutto è aperto. Ma penso che sia una questione che ormai non ha più speranza, purtroppo l’abbiamo condotta trappo bene”.
In che senso, scusi.
“Le Marche sono l’unica vera regione che ha avviato un dialogo in anticipo e con tutti i passaggi, ricordo che è da più di un anno che Pd e 5 Stelle si confrontano, tanto che alcuni voti in Consiglio hanno visto il Movimento approvare o astenersi, come sul Bilancio”.
Eppure il candidato Mercorelli dice il contrario, che è una fusione a freddo.
“Ho l’impressione che il candidato grillino sia uno che arriva da Marte. Con tutto il rispetto per lui. I voti in consiglio sono atti e vengono da una interlocuzione. Così come gli incontri al tavolo del centrosinistra regionale, da qui infatti le prese di posizione di alcune aree del movimento, come quello di Jesi, contro la linea del candidato”.
I voti sono arrivati da chi ha lasciato il movimento, non è un caso allora.
“La realtà è che quelle votazioni sono il frutto di un percorso, di idee e progetti. Che loro siano usciti è la riprova che il percorso c’era e che non è stato condiviso da altri”.
Cosa vi divide ancora?
“Oggi ci divide il fatto che una classe dirigente dei 5 Stelle che ha trattato con il Pd, che ha condiviso il percorso, è stata sconfessata”.
Come procederà?
“Noi abbiamo fatto tutto quanto di utile da un punto di vista politico. Capisco quindi l’appello del premier Conte, dal punto di vista del Governo. Nelle Marche e in Puglia il Pd e il centrosinistra possono vincere anche senza il Movimento, lo dicono i dati, siamo ormai vicini ad Acquaroli a liste non presentate. E questo comporterà l’irrilevanza politica dei 5 Stelle”.
Vincerete?
“Sono fiducioso. E la nostra vittoria aprirà una riflessine sul ruolo del Movimento. L’ostinazione della dirigenza locale lo porterà alla scomparsa. Perché gli elettori la capacità di capire chi è che può fare da argine verso la destra ce l’hanno. L’hanno dimostrato in Emilia e nelle amministrative. Quindi chi ancora oggi non si è spostato nel centrosinistra, in attesa delle mosse dei dirigenti locali, da sabato, se non ci sarà accordo, sa già dove andare”.
Questa discussione non vi ha fatto pensare di avere sbagliato a scegliere Mangialardi?
“Proprio no. Il Movimento poteva incidere sul candidato e il programma. Hanno poi loro interrotto quella esperienza e le forze al tavolo hanno scelto il candidato. Serviva una discontinuità e Mangialardi rappresenta anche quella”.
Perché in questo quadro il Pd insiste tanto sull’alleanza, dando l’idea di sentirsi debole?
“La nostra insistenza è data dalla consapevolezza di esserci mossi in maniera corretta. Le Marche non hanno cercato un accordo a Roma, ma sul territorio. Eravamo un laboratorio politico reale. E invece niente. Capisco il sindaco Ricci e altri, che rappresentano l’ala più legata al Governo e che comprendono che il non accordo è un elemento di debolezza. E che lo sarà anche in caso di vittoria, anzi in questo caso ancora di più. Noi volevamo portare avanti un progetto politico, pazienza, ora andiamo a vincere senza di loro che purtroppo si sono divisi internamente, confermando la linea di qualche mese fa quando per questioni personali, Mercorelli usa sempre l’io, si è scelto di fermare un cammino comune”.
Cosa pensa del fatto che il centrodestra sia silente, che più di Acquaroli parlano i vari commissari?
“Ma chi è Acquaroli, non è candidata la Meloni nelle Marche? Non mi stupisce, parliamo di partiti lontani dal territorio con un candidato che ha poco da dare. Per questo sono anche convinto che vinceremo, a prescindere dai 5 stelle”.