La prima volta a Fermo del nuovo rettore dell'Università Politecnica delle Marche.
di Raffaele Vitali
FERMO – “Non creeremo corsi per fare un favore ai docenti, ma per rispondere alle esigenze del territorio pensando al futuro”. Cravatta regimental, abito scuro, un plico di fogli sotto braccio e tanta voglia di dare buone notizie: si presenta così il rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori, a Fermo. E per la sua prima volta c’erano tutti ad aspettarlo: il sindaco Paolo Calcinaro i vertici di Carifermo e Fondazione, Alberto Palma e Amedeo Grilli, il professor Francesco Maria Chelli che si occupa delle relazioni con il territorio, il dottor Giampiero Macarri che coordina Infermieristica e Maurizio Bevilacqua mancando il responsabile di Ingegneria Gestionale Archimede Forcellesi.
Rettore, Fermo la attendeva con ansia.
“Il rapporto con le istituzioni locali così positivo non è detto e non è scontato. Questo è un modo corretto di operare, l’intesa con il territorio”.
Come si articolerà la sua guida?
“Tre i pilastri la storia, il presente e il futuro”.
La storia?
“Siamo arrivati nell’anno accademico 1992/1993. Studiando l’evoluzione si comprende come si arriva ai risultati positivi di oggi. Siamo partiti con un diploma universitario in Ingegneria Elettronica con tre indirizzi e i primi 19 diplomati. E non ci siamo più fermati”
Il presente?
“Sono tre i corsi di laurea: Ingegneria Gestionale, triennale; Ingegneria Gestionale magistrale; Scienze Infermieristiche. Gli immatricolati crescono: sono 136 contro i 123 di un anno fa. “Un numero particolarmente positivo”. Per infermieristica gli immatricolati sono 61. Non definitivi i dati della Magistrale, le iscrizioni si chiudono a marzo: oggi sono 34, contro i 66 di un anno fa, ma bisogna attendere le lauree di febbraio. In totale gli immatricolati sono 231, ma mancano quelli di marzo, un anno fa complessivamente erano 249, tre anni fa 246, quattro anni fa 212. Il numero continua a crescere. Questo comporta che in totale gli iscritti sono 747 al momento, contro i 741 del 2019 e i 626 del 2018. Confermato il tasso di occupabilità quasi al 100%, in particolare per i laureati in Magistrale che in media hanno un posto di lavoro già il giorno prima delle lauree. E così per gli infermieri, siamo quasi alla completa occupazione, 80% dopo un anno e mezzo”.
Il futuro?
“Partiamo da un dato: gli studenti vanno via dalle Marche direzione Emilia e Lombardia. Per questo dobbiamo offrire corsi di qualità e far capire quanto siamo credibili a livello nazionale. Abbiamo numerosi dipartimenti di eccellenza e far comprendere il nostro livello è una necessità. Noi marchigiani non siamo bravi a venderci. I numeri invece dicono che abbiamo qualità”.
Cosa immagina per Fermo nei prossimi anni?
“Non possiamo crescere in Ingegneria, ma abbiamo due aree di interesse: la parte sanitaria e la multidisciplinarità che significa lavorare sull’incrocio tra economia e ingegneria, in particolare l’agraria. Non è una partita che si gioca ‘domani’ ma che si discuterà nei prossimi mesi. Ad Ancona partiranno tre nuovi corsi e qualcosa a Pesaro. Qui non saremo da meno, c’è un ambiente fertile, con l’Euf dialogheremo”.
Nuovo corso, più risorse?
“La sostenibilità economica del corso non è l’elemento scatenante. Cosa serve al territorio per il suo futuro, questo è il punto per identificare le aree di intervento. Una volta individuate le arre, si lavora su risorse finanziarie, Euf e Fondazione sono fondamentali. Vogliamo creare corsi utili. L’intenzione è rinforzare le città universitarie. E l’intesa con il sindaco è già a un ottimo livello”.
Lei conosce bene questo territorio, il suo sistema economico. Come si inverte la crisi in cui è piombato?
“Sono numerosi gli interventi. Il primo è ripartire dal territorio che è il risultato di flussi che vanno compresi. Ogni territorio necessita di una normativa mirata. Nel lavoro sul calzaturiero che ho fatto anni fa, evidenziai che se c’è una produzione di macchinari, l’investimento è in macchinari. Se c’è una produzione a forte presenza di lavoro manuale, devi sgravare il costo del lavoro. Altrimenti è inutile tutto. Partire dalla caratteristica per capire come attivare la soluzione. Poi c’è il tema commerciale. Queste aree non hanno un buon sistema, il marketing è un’area debole, una disciplina molto attaccata e poco conosciuta”.
Ma non c’è solo la manifattura, giusto?
“Come valorizzare gli altri comparti al fianco del manifatturiero è la sfida. Un dato: i turisti stranieri sono sotto al 18% di arrivi nelle Marche, la media italiana è del 50%. Capite quanta possibilità di crescita ci sia. Il vero punto è usare un approccio strategico di territorio”.
L’Università che ruolo può giocare per il rilancio del Fermano?
“L’Università deve essere sempre più protagonista. Ma abbiamo un problema di imprenditori che stanno diminuendo. Ogni manager che va via è una perdita. Dobbiamo pensare a far rinascere l’imprenditoria”.
Rettore, cosa è cambiato in lei dopo la nomina?
“Vengo da una famiglia normale. Ho avuto davvero tanto da questa università. Mi sento fortemente debitore. Nel momento in cui i debiti aumentano, anche la responsabilità cresce e la sento molto forte. E’ un impegno grande. Il mio obiettivo è riuscirci, ma non è detto. Di certo ho una idea della strategia da percorrere”.
Rettore, lo ha capito che Fermo ci tiene a questa università?
“Fermo ci tiene? Non sono da meno, sono stato fino a poche ore fa con il Ministro, ma ora sono qui. Per cui tornerò. Insieme possiamo far crescere la Politecnica, l’università è un effetto leva di 7-8 volte rispetto agli investimenti”.