Sedersi al teatro delle Muse di Ancona e ritrovarsi al Colon di Buenos Aires: è quello che accadrà agli spettatori che domani sera (mercoledì) parteciperanno allo spettacolo ‘La Milonga del Fútbol’, una nuova storia raccontata da Federico Buffa. Un viaggio nel mondo di tre straordinari calciatori, ma soprattutto del calcio argentino e italiano, tra curiosità e note musicali.
Buffa, partiamo dalla milonga, cosa significa?
“Tecnicamente è due cose: uno stile e un luogo. Per me diventa il posto dove tre persone si ritrovano. Sul paco saremo io, Alessandro Nidi al pianoforte e Mascia Foschi al canto, nella storia invece ci sono tre calciatori”.
Renato Cesarini, Omar Sivori e Diego Armando Maradona: come ha scelto i protagonisti?
“Sono tre giocatori collegati tra loro. Tre protagonisti di tre momenti diversi del 900 argentino. Giocatori che in Italia hanno vinto 10 scudetti in tre, hanno immaginato, creato e ribaltato mondi”.
Cesarini è l’argentino di Senigallia?
“A un anno era già volato a Buenos Aires, rappresenta i migranti di prima generazione”.
Per tutti è l’uomo dei gol in pieno recupero, per lei?
“E’ tanto altro, basti dire che ne ha segnato solo uno a partita finita. Un uomo che diventa un unicum, quella riferita a lui è l’unica espressione del mondo dello sport usata nella lingua comune. A dire il vero è una espressione più citata che nota. Cesarini è, una figura pazzesca, rappresenta la Buenos Aires degli anni 30”.
Da Cesarini a Sivori.
“In pochi lo sanno, ma Cesarini è stato il padrino di Sivori. A unirli la maglia bianconera della Juve, ma anche tanto altro. È stato il padre che Sivori, uomo intrattabile cresciuto nella pampa, non ha mai avuto. Figlio e nipote di italiani, Omar Sivori abbinava il talento all’aggressività del gaucho. Un personaggio molto difficile da raccontare”.
Alla fine arriva Maradona. Inevitabile?
“L’ho scelto e lo racconto in maniera diversa. Il legame con Sivori è noto, è stato il giocatore che ha saputo consolare Maradona dopo l‘esclusione dai mondiali del 1978. È stato un punto di riferimento per Diego, un giocatore che è cresciuto nella banlieue più povera di Buenos Aires. Uno che è caduto da piccolo in un pozzo e si è salvato per miracolo. È il momento in cui ha capito che più a fondo non sarebbe mai andato”.
Cosa scopriremo di Maradona?
“Non di certo la storia del suo gioco, il racconto passerà dalla nascita alla morte, in mezzo musica e immagini che parleranno”.
Spettacolo ad Ancona, nelle sue Marche. La rivedremo anche quest’anno al Festival Storie che unisce decine di borghi tra fermano e maceratese?
“Lo sapete, sono affezionato a questa terra. Diciamo che se questo spettacolo andrà bene come spero, sarà più facile che tornerò per raccontare ancora una storia”.