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Intervista. 10 anni di centro giovanile, da regalo di Della Valle a impresa sociale. Morelli: "Un luogo di comunità, costruiamo il futuro"

20 Marzo 2024

di Raffaele Vitali

SANT’ELPIDIO A MARE – Dieci anni fa la famiglia Della Valle decideva di donare a Casette d’Ete, scelta come perno centrale del territorio, il Centro Giovanile. Un progetto visionario che è diventato, passo passo, una solidissima realtà oggi gestita, sempre in sintonia con i Della Valle dalla impresa sociale EraFutura, guidata da Loretta Morelli. Tre piani pieni di vita, di giovani, anzi giovanissimi, che però non dimentica le altre fasce d’età. "Perché è un luogo di comunità”.

Loretta Morelli, cosa significa festeggiare i dieci anni?

“Che siamo cresciuti e ci siamo trasformati”.

In che senso?

“Abbiamo provato a cambiare l’ordine delle cose. Siamo nati rispondendo a una esigenza e a un mandato: diventare un presidio sul territorio per giovani e giovanissime. Siamo cresciuti coinvolgendo il territorio, partendo dalle famiglie, dalle scuole, dalle associazioni. Per riuscirci bisogna reinventarsi ogni giorno”.

Da Cag a vera impresa è il passaggio?

“Siamo in primis un servizio, rispondiamo a qualcosa che mancava, perché uno spazio per i giovani è necessario. Un quartiere senza un luogo per i giovani, non è all’altezza dei tempi. La scuola è evidente che non basta più. E così le famiglie necessitano di un supporto. Questo il servizio che ci ha mosso. Ma diventare impresa era necessario, perché significa essere un input, una realtà di innovazione sociale”.

Coinvolgere famiglie, scuole e associazioni. Quanto è difficile?

“Farlo in periferia e in una piccola provincia è ancora più complicato. perché sulla carta pare tutto bellissimo, ma poi bisogna starci davvero qui e accompagnare il percorso sociale. Senza farsi schiacciare. E per riuscirci bisogna avere sempre nuovi obiettivi, bisogna sognare. E ci stiamo riuscendo”.

Come si scelgono i sogni?

“Quelli che cerchiamo di rendere reali nascono dentro le stanze, ascoltando. Un buon educatore che lavora nel sociale deve saper trasformare ogni stimolo in humus per qualcosa di nuovo. La contaminazione qui è continua, dentro e fuori dal centro giovanile”.

Un sogno è la piazza che cambia e che avete ridisegnato?

“Un progetto nato osservando la realtà, andando oltre i compiti e la condivisione dei tempi dei ragazzi. Abbiamo capito che la piazza è uno spazio per i giovani, lo deve essere. Non può restare un parcheggio”.

Quando cambierà davvero?

“La prossima settimana inizieranno le modifiche, seguendo il percorso avviato nel 2022 come progetto di comunità. Un vero progetto dal basso partirà un primo stralcio di pedonalizzazione, la carreggiata davanti al centro giovanile sarà liberata dalle auto. Si perdono in tutto cinque parcheggi, ma il vantaggio sarà enorme. In accordo con il Comune proveremo per alcuni mesi. Ma già solo sapere che i ragazzini quando escono corrono senza rischiare è tanto”.

E dopo questo?

“Questa settimana, per il nostro festival Casette ON, tornano le architette che hanno progettato la nuova piazza per mostrare l’evoluzione. E lo faremo anche attraverso visori con la realtà aumentata e poi un’App che per un paio di mesi permetterà di guardare quello che accadrà tra nuove sedute e verde”.

Come sono cambiati i giovani in dieci anni?

“Noi abbiamo imparato a leggerli meglio. La società attorno è cambiata, la pandemia ha impattato in maniera fortissima. Stiamo ricostruendo il senso di sicurezza, di libertà, di coesione e comunità. Abbiamo lavorato sul ‘non sentirsi minacciati’. Le prime generazioni percepivano questo spazio in un modo, pian piano hanno compreso il potenziale. Chi entra qui oggi a 9 anni ne ha già sentito parlare, sa cosa trova. La comunità è educata allo spazio socio culturale. Sono educati a vivere la condivisione, sono educati alla socialità e all’essere parte della società”.

All’inizio c’era una maggioranza di bambini figli di stranieri, eravate il luogo dell’integrazione. Oggi?

“E’ ancora così. E ne siamo felici. Qui c’è il presente e c’è il futuro. C’è la vera società, con il suo potenziale che in troppi non vedono. La sfida all’inizio era quella di proporre un modello nuovo di centro aggregazione, per superare modelli fallimentari che li vogliono luogo di marginalizzazione di qualità, di ricettacolo di problemi. Noi invece lo abbiamo reso spazio di qualità, con giovani italiani giovani di seconda generazione, giovani con famiglie di problemi, giovani con famiglie borghesi: qui si accoglie tutto. Ma per farlo devi dare risposte esatte alle loro domande”.

Crescono con voi i ragazzi, per quanto frequentano il centro giovanile?

“C’è chi dieci anni fa era qui e sabato e domenica ci aiuterà a organizzare la festa (Mudimbi è il super ospite). Ci sono quelli che vengono per attività specifiche, ma in media restano per alcuni anni”.

Famiglie incluse?

“Nascono così i corsi di italiano, con un occhio di riguardo alle mamme: cerchiamo di fare quello che serve anche alla famiglia”.

Parliamo di numeri.

“Da quando siamo Era Futura abbiamo inserito un registro. Ne abbiamo registrati 400 tra bambini e bambine, questo pensando agli ultimi due anni. In media da Sant’Elpidio, Porto San t’Elpidio, Montegranaro e qualcuno da Civitanova. Target principale la fascia 9-13 anni. Un centinaio di ragazzi ogni giorno. Poi c’è il mondo degli adulti-anziani”.

Che ruolo gioca Diego Della Valle?

“È fondamentale. È il motivo per cui siamo ancora qui. Il mandato che ci ha dato la famiglia Della Valle è sempre stato molto chiaro. Un rapporto che è stato alimentato e indirizzato da Mario Andrenacci, che ringraziamo per la fiducia e i consigli, incluso quello di creare l’impresa sociale Era Futura”.

Mister Tod’s partecipa?

“Ogni tanto passa e fa sentire la presenza, in diversi modi. Oggi avere non solo una persona, ma di una certa età, a cui interessano i giovani è raro. In Italia non sono in tanti che danno questa attenzione. Avremmo sperato che altri imprenditori seguissero il suo esempio, ma non è accaduto. Lui fa anche politica con scelte come il Centro Giovanile, ma la politica non lo comprende”.

Morelli, quante persone lavorano con lei?

“Siamo quattro soci, io , Federica (il braccio destro, ndr), Martina e Luca e tre educatori. E poi i collaboratori per le ripetizioni, che è un servizio che funziona molto, diamo uno spazio protetto e i vari laboratori, come l’ultimo partito sulla creatività in cui i ragazzi rigenerano quello che magari diventerebbe un rifiuto o u oggetto poco attraente. Pensate che dieci anni fa eravamo due dipendenti e tre collaboratori”.

Il prossimo sogno?

“Vorremmo esportare il modello in altri Comuni. Dobbiamo rimettere i giovani al centro, lo ripeto: se non si lavora con i giovani, non si lavora con il futuro. Noi siamo sati fortunati all’inizio, siamo stati scelti ma ora bisogna far capire che la strada è percorribile se impresa, politica e comunità si uniscono”

L’ultimo regalo alla città è il maxi murales, cosa cerca la bambina con il binocolo?

“Guarda al futuro, guarda lontano. Ed è quello che l’artista ha voluto comunicarci pensando a una piazza piena di ragazzi. È tramite i bambini che vogliamo guardare la futuro, smettiamo di guardarci solo i piedi”.

Morelli, ci svela il segreto per essere sempre un riferimento per i giovani?

“Il segreto è ascoltare, osservare e poi indirizzare. Il bambino capisce che quello che fa qui ha un senso e torna. E noi siamo soddisfatti”.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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