FERMO – Meno peggio di altri. Le Marche, dati 2022, si collocano al decimo posto tra le Regioni italiane per numero di infermieri ogni mille abitanti, 5,67, superiore alla media italiana che si attesta a 5,13.
A dirlo è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, commentando i dati sulla professione infermieristica presentati al 3° Congresso Nazionale Fnopi di Rimini. Un report che evidenzia alcune criticità importanti, a partire dalle dimissioni e cancellazioni dall'albo. “Le nostre analisi - spiega Cartabellotta - mostrano con chiarezza i numerosi fattori che rendono la professione infermieristica sempre meno attrattiva: salari bassi, limitate prospettive di carriera, subordinazione professionale, incongruenza tra percorso formativo e attività lavorativa, che compromettono l'equilibrio tra vita lavorativa e privata e alimentano fenomeni di burnout per turni di lavoro massacranti”.
A tutto questo si sono aggiunte le aggressioni verbali e fisiche. “Serve un piano straordinario per la professione, con un duplice obiettivo: motivare i giovani a intraprenderla e trattenere chi già lavora nel SSN, evitando che abbandoni definitivamente le corsie o i servizi territoriali. Un piano ambizioso, fatto di interventi economici, organizzativi e formativi”.
Del resto, l'Italia perde 10 mila infermieri l'anno e precipita nelle classifiche europee sia per numero di laureati sia per le retribuzioni. Gli stipendi degli infermieri italiani, infatti, restano tra i più bassi d'Europa, ribadisce Gimbe.
Nel 2022, la retribuzione annua lorda di un infermiere italiano era di 48.931 euro a parità di potere di acquisto, ben 9.463 euro in meno rispetto alla media Ocse (58.394 euro). In Europa, stipendi più bassi si registrano solo nei paesi dell'Europa dell'Est (Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Repubblica Slovacca, Lettonia e Lituania), oltre a Grecia e Portogallo. Ancora più allarmante è il dato storico: dal 2001 al 2019 il salario degli infermieri italiani è diminuito dell'1,52 per cento, un segnale inequivocabile di progressiva svalutazione professionale, a fronte di crescenti responsabilità e carichi di lavoro sempre più gravosi.
A qeusto si aggiunge l’invecchiamento del settore conun ricambio complicato: Nel 2022, quasi 78 mila infermieri dipendenti del Ssn avevano più di 55 anni, ovvero oltre di 1 su 4 (27,3 per cento), mentre un ulteriore 22 per cento (n. 62.467) si collocava nella fascia di età 50-54 anni (Figura 5). “Senza un ricambio generazionale adeguato, la carena di infermieri è destinata ad acuirsi nei prossimi anni, quando si raggiungerà il picco della gobba pensionistica” conclude Cartabellotta.
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