MONTE URANO – L’aumento dell’aggressività tra gli studenti, che a Fermo è sfociato nel caso davanti al Terminal, è solo uno dei sintomi di una condizione di difficoltà in cui si trovano i giovani. Che sono stati studiati da una indagine condotta da Nomisma, realtà di cui sono un perno l’economista Marcatili e il sociologo Colombi, per fotografare, dal punto di vista del docente, i comportamenti degli studenti nel nuovo contesto sociale post pandemico. (leggi IL PARERE DEL PEDAGOGISTA SABATTINI)
Tra gli studenti crescono ansia, indolenza, noia, comportamenti aggressivi e, al contempo, diminuiscono l’attenzione in classe e l’interazione con i compagni. È questo il quadro che emerge e permette di individuare le priorità e le preoccupazioni degli insegnanti che dovranno seguirli nei prossimi lunghi mesi.
In questo studio Nomisma ha coinvolto un panel di docenti di scuola primaria, secondaria di primo e di secondo grado su tutto il territorio nazionale al fine di valutare ‘i rischi del mestiere’ della professione. E i docenti sono sempre più preoccupati.
GLI STUDENTI VISTI DAI PROF
Il primo dato che emerge è che sono drammaticamente diminuite l’attenzione in classe (per il 78% degli intervistati) e l’interazione tra gli alunni (per il 29%). Ma i dati più preoccupanti riguardano ansia e stress, che sono in aumento secondo l’81% dei docenti, fin dalla primaria.
Nel complesso, 3 insegnanti su 4 hanno inoltre notato un aumento sia dei comportamenti aggressivi, sia di indolenza e noia tra gli alunni. Al contempo cresce il rispetto verso la diversità e una propensione all’inclusione.
In 1 caso su 5, anche maggior impegno civico rispetto al passato. "In questo scenario, caratterizzato da diversi elementi meritevoli di attenzione, i docenti si sentono oggi poco rispettati dai propri alunni, è diminuito nel 74% dei casi. La percezione risulta ancor più accentuata soprattutto tra gli insegnanti che hanno alle spalle oltre 20 anni di esperienza" sottolinea Paola Piccioni, Project Manager di Nomisma.
I RISCHI DEL MESTIERE
IL 71% dei docenti teme i comportamenti degli alunni, soprattutto perché si sentono non supportati dall’istituzione scolastica (47%). E se solo per 1 docente su 4 in classe e a scuola gli alunni rispettano le regole di comportamento, cresce il bisogno di sorveglianza, elemento che preoccupa ulteriormente i docenti.
Conseguenza è l’aumento di stress e fenomeni di burn out ed esaurimento, in entrambi i casi per il 42% dei rispondenti.
‘OMESSA’ VIGILANZA
Se manca il riconoscimento dell’autorevolezza del ruolo, diventa tutto più difficile per gli insegnanti.
“Soprattutto – spiega Nomisma - tra gli studenti delle scuole secondarie superiori. E questo aumenta la `culpa in vigilando`, il rischio percepito e la conoscenza delle conseguenze non solo disciplinari, ma anche civili, penali e amministrative a cui il docente va incontro in caso di omessa vigilanza”
Il problema è che solo 1/3 dei docenti ammette una scarsa conoscenza dell’argomento, percentuale che aumenta in modo significativo tra i docenti con minore esperienza lavorativa. E invece, ci sono ripercussioni amministrative in caso di omessa vigilanza, che possono poi arrivare al Ministero e in tribunale.
"Di contro alla scarsa consapevolezza dei docenti sul tema e sulle conseguenze, 1 insegnante su 4 ritiene elevato il rischio di incorrere in un episodio in cui un alunno procuri danni a sé stesso o ad altri mentre si trova sotto la sua vigilanza e in 8 casi su 10 lo ritengono addirittura medio-alto" conclude Paola Piccioni.
Raffaele Vitali