di Raffaele Vitali
FERMO – Sistemi sanitari sotto stress, non solo in Italia. anche se, prima della nuova esplosione dell’ultimo mese, a livello europeo l’Italia era dominante, con tre regioni, Lombardia, Emilia e Piemonte, tra le prime dieci in Europa. Lo studio condotto da Bruxelles per il Comitato Europeo delle Regioni fotografa la situazione sanitaria e non solo territoriale. Il CdR è composto di 329 membri, di cui 24 italiani (7,3 %), di cui una marchigiana, Manuela Bora, oggi consigliera regionale di minoranza, che ha riconquistato il seggio permanente per le Marche
IMPATTO SANITARIO
Prima dell'epidemia, l'Italia era al 10º posto per numero di posti letto nei reparti di terapia intensiva per ogni 100 000 abitanti, con 12,5 posti letto (fig. 7); la media dell'UE era di 11,5 posti letto. I dati del Barometro nascondono però discrepanze territoriali. La Lombardia è la regione italiana meglio attrezzata per quanto riguarda le unità di terapia intensiva, con oltre 1000 unità delle circa 5 100 unità disponibili a livello nazionale. Tuttavia, se si considera la disponibilità di posti letto in ospedale ogni 100 000 abitanti, le regioni italiane sono tra le meno dotate in tutta l'UE. A settembre è stato condotto un nuovo sondaggio tra oltre 26300 persone in tutti gli Stati membri. “Dal sondaggio – spiega il Cor - risulta che la maggior parte degli europei ritiene che la sanità sia la politica in assoluto più importante tra tutte le politiche in cui gli enti locali e regionali dovrebbero avere maggiore influenza sulle decisioni a livello dell’UE”.
Un altro dato emerso dall’indagine è che le regioni con percentuali elevate di abitanti di età pari o superiore a 65 anni e da elevate concentrazioni di posti letto per l'assistenza a lungo termine nelle strutture di cura e di assistenza residenziale sono state tra le più colpite dalla Covid-19. I dati di aprile hanno dimostrato che in Italia, Spagna, Francia, Irlanda e Belgio, tra il 42 e il 57 % dei decessi riconducibili al virus è avvenuto in case di cura. Nelle Marche le Rsa sono state blindate preventivamente, dopo i primi casi, e in alcune province, come in quella di Fermo e Ascoli, praticamente mai riaperte a visite esterne.
IMPATTO ENTI LOCALI
Più aspetti negativi che positivi, anche se ci sono territori estremamente digitalizzati che soffrono meno. si parla molto del lato privato, meno di quello pubblico. ma la diminuzione delle entrate unita all’aumento della spesa, il cosiddetto “effetto forbice”, mette in pericolo le finanze pubbliche dei comuni, delle città e delle regioni dell’UE. A titolo di esempio, si stima che nel 2020 la diminuzione delle entrate già solo delle autorità subnazionali di Francia, Germania e Italia sia dell’ordine di 30 miliardi di EUR per i tre paesi, cifra che rappresenta il 10% dei rispettivi totali. Da qui l’allarme dei sindaci al Governo italiano perché ci sia un ristoro anche delle casse pubbliche per non mettere a rischio i servizi, in primis quelli sociali. L’83 % delle regioni e dei comuni prevede una diminuzione del gettito fiscale e il 53 % si attende una diminuzione significativa. Una richiesta è di destinare fondi per la resilienza direttamente agli enti locali.
Ha stupito la capacitò di reazione italiana allo smart working. Quasi il 40% si è organizzato a casa, contro il 37% di media europea. Ma c’è un rischio di perdere una generazione, quella dei giovani, che è il gruppo più vulnerabile e legato al digital divide che acuisce le spaccature in Europa. Solo sei Stati membri presentano una scolarizzazione digitale generalizzata per almeno l’80% degli studenti, l’Italia è al 70%, frutto di un raddoppio realizzato nel corso degli ultimi dieci anni.
IMPATTO SUL LAVORO
La pandemia si farà sentire probabilmente in misura maggiore sulle donne che compongono quasi l’80% delle professioni nel settore della sanità dell’UE e rappresentano una percentuale simile in una serie di posti di lavoro di prima linea nel settore del commercio al dettaglio. “È evidente – si legge nell’analisi del Comitato delle Regioni - che sono i lavoratori autonomi, quelli assunti con contratti a tempo determinato e i lavoratori a tempo parziale a essere i più duramente colpiti. Ciò significa che i giovani sono particolarmente vulnerabili agli effetti della pandemia sull’occupazione”. Il rischio ‘generazione perduta’ in termini di accesso all’istruzione digitale e a opportunità di lavoro è evidente. Nelle Marche è prevista una perdita di costi di lavoro del 25-30%.
“L’ulteriore rischio è nel divario crescente tra zone rurali e urbane che non faranno che esasperare i cambiamenti demografici già in atto in molte regioni e città” prosegue. Particolare attenzione è stata rivolta all’impatto della crisi sulle piccole e medie imprese. Circa il 40 % delle PMI segnala problemi di liquidità e oltre il 90 % registra una diminuzione del fatturato. Un impatto devastante in Italia, che unisce Pmi e lavoratori autonomi, che sono circa il 50% nel nostro Paese, in Spagna e Grecia.
Ancora di più se si pensa che il Turismo è uno dei settori economici più colpiti. E l’Italia, perla del turismo con il mare e le Dolomiti, di nuovo al centro dell’attenzione europea. Una città come Milano, che vive anche di turismo europeo ed extraeuropeo, grazie alla moda, risentirà delle conseguenze della crisi in modo più acuto e più a lungo rispetto alle regioni che dipendono dal turismo interno.
“Quanto maggiore è la stagionalità del turismo di una regione e quanto più intense sono le attività economiche che dipendono per lo più da questo settore, tanto più l'economia di quella regione sarà danneggiata dalle misure di confinamento”. Da qui la forte spinta, negli ultimi mesi, per una destagionalizzazione del turismo marchigiano, che stava crescendo ma che è legata anche a due settori oggi fermi: sport e convegnistica.
PIU' VOCE AI TERRITORI
Di fronte a questo quadro è necessario un coinvolgimento dei territori. Ne è convinto il 58% degli europei che ritiene necessaria una maggiore influenza degli enti regionali e locali sulla capacità dell’UE di risolvere i problemi: in Italia, secondo il sondaggio commissionato dal CdR all'istituto Kantar, nel settembre 2020 il 49 % degli italiani riponeva fiducia nei suoi leader locali e regionali. Lo stesso dato era del 41 % per i politici nazionali e del 43 % per i leader dell'UE (foto pre Covid).
@raffaelevitali