Tutti contro tutti, ma soprattutto, a livello locale, tutti contro il decreto sisma che tanto piace a chi sta a Roma e tante critiche ha provocato da chi invece le macerie le vive. “Serve subito un nuovo commissario. Da sempre sosteniamo che c’è bisogno di un maggior protagonismo dei territori. E ora l’hanno capito anche i 5 Stelle che hanno avallato all’inizio l’esautorazione delle Regioni e dei Comuni dalle scelte strategiche sul terremoto a favore dei cittadini. E l’hanno fatto pugnalando alle spalle il commissario dopo averlo nominato” sottolinea Augusto Curti, sindaco di Force e volto dei piccoli comuni.
“Se è la politica che deve risolvere i problemi, è necessario che il nuovo governo nomini subito un nuovo commissario che venga dal mondo politico, in grado di capire le vere esigenze di cittadini ed imprese per poi dare una svolta necessaria. Un commissario che non si trinceri dietro il suo ruolo tecnico ma che abbia il coraggio di battere i pugni quando ce n’è bisogno” aggiunge Curti
“Non è più possibile temporeggiare o perdere tempo: il nostro territorio vuole risposte” riprende Piero Celani, vice presidente del Consiglio Regionale secondo cui “il Decreto Sisma recentemente approvato dal Parlamento è totalmente privo di azioni concrete. La rimozione delle macerie è ferma, - attacca - in quanto non è stato differito il termine al 31/12/2020, così come invece è stato fatto per lo stato di emergenza, il trasporto e il deposito delle macerie in siti di stoccaggio intermedio quindi la rimozione delle stesse è ferma. I contratti del personale assegnato ai Comuni, e che andranno in scadenza nei prossimi mesi, - prosegue Celani - rischiano di non poter essere rinnovati per un'ulteriore anno, così come previsto dalle norme vigenti, poiché la copertura finanziaria è garantita solo fino a fine 2020. Dopo 4 anni il ripristino di una normale viabilità nelle aree del sisma è un miraggio”.
Per tutti, semplicemente, il Governo ha totalmente ignorato le richieste che provenivano dai territori. “Quanto al Presidente della Regione Marche Ceriscioli, l'esponente di Fi sottolinea: seppur con immenso e ingiustificato ritardo, nelle fasi di approvazione dell'ultimo decreto Sisma aveva affermato che era 'di vitale importanza’ il recepimento delle richieste che arrivavano dai sindaci. Ma ora? Il silenzio”:
in una inchiesta del quotidiano il Tempo emerge che sono stati spesi soltanto 49 mln degli oltre 2 mld a disposizione Roma per la ricostruzione. Gli interventi previsti sono 2.291 (tutti finanziati) ma in tre anni e mezzo ne sono stati ultimati soltanto 15. “Numeri che affossano la ricostruzione dell'Italia centrale dopo il sisma del 24 agosto del 2016. Con gli stanziamenti pubblici (anche gli sms solidali inviati dagli italiani e i 158 milioni che sono stati girati dalla Camera dei deputati negli ultimi due anni) ci sono quasi 2 miliardi e 160 milioni destinati alla ricostruzione. Ma per ora ne sono stati impegnati soltanto 49 per piani in fase di progettazione. Colpa della complessità delle operazioni, ovviamente, (le macerie stimate sono più di 2 milioni e mezzo di tonnellate) ma anche della lentezza e dell'impreparazione degli enti locali che in molti casi non hanno predisposto piani di smaltimento e ricostruzione” scrive il giornalista Alberto Di Majo. Solo per 15 scuole il destino è stato diverso e sono arrivate a compimento. Sugli altri progetti non c'è certezza. “Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria: sono 491 i Comuni da cui è arrivata almeno una segnalazione di danneggiamento e rappresentano il 49% dei 1.004 censiti nelle quattro regioni colpite. Il 'cratere' è costituito da 138 comuni (il 28% di quelli danneggiati) e ha una superficie complessiva di 7.929 km2. Dei 353 comuni colpiti fuori cratere il 38,5% si trova in Abruzzo, il 15% nel Lazio, il 29,5% nelle Marche e il 17% in Umbria. I soldi sono arrivati presto e sono stati destinati ai progetti: quasi 300 milioni per le scuole (in tutto 102 interventi previsti), 40 milioni per le Chiese (168 interventi), quasi 197 milioni e mezzo per 277 progetti di edilizia pubblica, 100 milioni contro i dissesti idrogeologici” prosegue l’articolo de giornale romano.