di Raffaele Vitali
ANCONA - “Noi siamo qui a prendere schiaffi, non possiamo fare altro che supportarvi. Certo, potevano almeno mandarvi una mail, tanto lo sapevano che andava così”. Una delle dipendenti dell’aeroporto Raffaello Sanzio non trova altre parole per cercare di placare l’ira di uno sparuto gruppo di passeggeri atteso dal volo Ancona-Milano con Aeroitalia.
Partenza alle 7.05, più o meno tutti arrivano in aeroporto alle 6. E appena entrati, la sorpresa: volo posticipato di tre ore. Incredibile? No, normale. Questo sta accadendo con costanza all’aeroporto di Falconara. Una volta è la nebbia, un’altra le ali ghiacciate o le batterie. Questa volta, invece, è una scelta strategica della compagnia: l’aereo prima va a Roma, il volo è partito regolarmente alle 7, poi torna in Ancona e diventa quello per Milano. Questo nonostante ci sia un altro velivolo parcheggiato fuori dall’hangar.
Come capita nei film, si incrociano più storie nel vuoto e silenzioso hub delle partenze. Dove il solo rumore è la macchina del caffè del bar che essendo l’unico si può permettere prezzi da piazza San Marco, ma almeno paste e cappuccio sono di qualità. E i tanti dipendenti che lo alimentano lo dimostra.
Ci sono i giornalisti diretti a Bruxelles, che non hanno alternativa perché il doppio volo della Lufthansa via Monaco parte da marzo, c’è l’imprenditore atteso a Milano da un impegno di lavoro, c’è la coppia che a Monaco doveva prendere una coincidenza, c’è l’avvocata infuriata attesa da due call. C’è tutto questo, ma non c’è l’aereo. Perché alle sei del mattino è pronto, ma a decollare per Roma.
Per i passeggeri arriva il contentino: una tesserina plastificata con scritto ‘refreshment voucher’. Colazione pagata. Anzi no. Perché il buono vale 4 euro, lo si scopre andando al bar. E siccome il cappuccino costa 2,50 euro e la pasta due, bisogna pagare la differenza, che diventa ancora maggiore per prendere l’acqua, che uno ovviamente non si porta in aeroporto dovendo superare i controlli…ma avendo tre ore, almeno poter bere.
“Spero che vi rendiate conto di quello che avete fatto, se l’aereo delle 10.20 non parte non potete neppure immaginare in che casino vi metto”. Ogni tanto nei pochi e ormai rassegnati passeggeri, 13 quelli previsti sul volo, si risveglia la rabbia. “Almeno la mail potevano mandarla, potevamo dormire un po’, decidere di prendere un altro mezzo, organizzarci diversamente”.
Sui tavolini spuntano i laptop, si cerca nel lavoro una alternativa al nervosismo. Si chiacchiera, quelle confidenze da ‘tanto non ci rivediamo’. La quiete del Sanzio è rotta dall’arrivo dei dipendenti. Sono loro che fanno sopravvivere il bar, sono loro che rendono il lungo corridoio vivo. Perché di voli non c’è traccia, è più trafficata la stazione del treno di Pedaso.
Dopo quello di Milano, bisogna aspettare le 13.35 quando l’unico volo non Aeroitalia del giorno decollerà per Tirana con la Wizz Air. Poi, di nuovo ore di buco e torna, forse, la compagnia che ha vinto il bando per i voli di continuità.
Sarebbe bastata una mail per non deludere gli ennesimi passeggeri, ma questo è il senno del poi, quello che Aeroitalia in questo periodo non sta mostrando, nonostante le minacce dell’Enac di pesanti sanzioni. Non resta che attendere il ‘din don’ che annuncia l’imbarco.
L’aereo da Roma è atterrato, la gentile dipendente dell’aeroporto chiama i passeggeri uno a uno per nome, li ha imparati in queste lunghe ore, si sale e addirittura si parte con un piccolo anticipo. Ma in 10, perché tre hanno ceduto e hanno scelto mezzi alternativi, quel Freccia Rossa alle 7.25 che ora dopo ora tutti avrebbero voluto scegliere.