FERMO - Come stanno davvero le aziende marchigiane? È sempre più difficile capirlo, anche per chi analizza i numeri. Secondo Giovanni Foresti, direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, “pur in un clima generale di incertezza l’economia marchigiana ha mostrato una buona crescita nel 2022, grazie alla spinta delle imprese più grandi e a un aumento generalizzato del fatturato a livello settoriale. Nel 2023 è atteso un rallentamento che interesserà in modo particolare le micro imprese, indicazioni positive emergono invece per le imprese di dimensioni maggiori e per la filiera metalmeccanica Il tessuto produttivo locale sarà esposto a criticità, su tutte l’aumento dei costi di energia, materie prime e trasporti”.
Ma se uno legge la nota di Cna e Confartigianato Marche, il quadro diventa nero: “Altro che Italia di Mezzo. Sul sistema produttivo marchigiano nel 2022 è passato uno tsunami. Le imprese in attività sono scese da 145.609 a 140.066. Sono state 5.543 le aziende che hanno tirato giù la serranda per non rialzarla più”.
Insomma, come stanno le Marche? “Sono ormai dieci anni che le imprese marchigiane in attività sono sempre meno. Tra il 2012 e il 2022 se ne sono perse per strada 17.549 pari all’11,1 per cento, con le Marche fanalino di coda tra le Regioni e lontanissime dalla media italiana, che ha visto un calo delle imprese attive del 2,1 per cento in dieci anni. Paghiamo lo storico gap infrastrutturale che frena la competitività del sistema produttivo, la fuga dei giovani dalla nostra regione e il taglio dei servizi alla persona e alle imprese, soprattutto nelle aree interne delle Marche” commentano Paolo Silenzi ed Emanuele Papa, che guidato lee due associazioni di artigiani.
È vero che economia non sono solo chiusure e aperture, ma di certo fa effetto il -929 del 2022. “E preoccupa l’area del cratere sismico dove sono 1.519 le imprese attive che hanno cessato l’attività (-4,3 per cento)” aggiungono.
La banca che ha curato lo studio, prova a invertire la rotta: “Abbiamo ritenuto doveroso sostenere con misure anche straordinarie le esigenze di liquidità delle imprese e al contempo continuare a stimolare gli investimenti Abbiamo attivato un piano di interventi per 40 miliardi, di cui 32 per le imprese anche di piccolissime dimensioni, per aiutare il sistema economico e le famiglie italiane a sostenere gli aumenti energetici e della spesa quotidiana. In particolare per fornire il massimo supporto alle 500mila piccole aziende nostre clienti abbiamo adottato misure concrete, nell’ambito dell’iniziativa CresciBusiness condivisa con le principali associazioni di categoria, con un piano da 5 miliardi di euro e, tra l’altro, l’azzeramento delle commissioni sui micropagamenti elettronici fino a 15 euro e la gratuità del canone POS per tutto il 2023” riprende Vincenzo De Marino, direttore commerciale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo.
A livello di tipologia di impresa, il settore che ha subito di più la crisi è il commercio, poi agricoltura, costruzioni e manifattura, tipologia in cui il calzaturiero è quello che ha perso di più con un -305 attività. “però – si legge nello studio Trend Marche - si ha un costante incremento dei ricavi nel 2022 per le imprese artigiane e le piccole e medie imprese che sono rimaste sul mercato. In particolare – hanno ricordato i professori universitari Favaretto e Gregori - sono state le imprese edili ad aumentare i ricavi del 25,8 sulla spinta del Superbonus e della ricostruzione a fronte del +10,5 per cento delle manifatture e del +8,5 per cento dei servizi”.
Questo deve far ben sperare per il futuro, un segnale di ottimismo che riprende anche il consigliere regionale Carlo Ciccioli: “Ad andare bene è tutta l’economia del lusso, dall’alta moda alla nautica marchigiana, che ha ordinativi fino al 2026. Ma sul 2023 gravano le incognite della guerra e dei costi energetici, Il nostro compito è quello di favorire la competitività di tutto il sistema produttivo regionale, insieme alle associazioni di categoria, alle università e agli istituti di credito”.