di Raffaele Vitali
FERMO – ‘Niente del genere’. La Camera di Commercio delle Marche non parla solo di storie di donne, ma entra nelle aziende delle imprenditrici che hanno saputo interpretare il cambiamento. È questo l’input dato da Silvia Veroli, la donna che gestisce la comunicazione della Camera di Commercio delle Marche. Ma poi bisogna sempre fare i conti con i numeri e con un mondo che ancora pensa troppo al maschile.
Al fianco di Gino Sabatini, quota azzurra dell’incontro, tante figure femminili, a cominciare da Daniela Barbaresi, che guida la Cgil regionale. In regione le imprese femminili sono 34260, circa il 23,5%, dato in diminuzione negli ultimi anni. “Imprese legate alle attività di servizio per le imprese, in particolare quelli alla persona. Poi il 21% per l’accoglienza, ma anche assicurazione e artigianato” spiega il presidente camerale.
Quelle attive scendono in ogni provincia, tranne che ad Ascoli Piceno con un +0,4%. Forte flessione, 1,8%, ad Ancona, 0,9% nel pesarese. Fermo con le sue 4382 è stabile e mantiene l’incidenza più alta sul numero totale di imprese attive, il 24,3%. “I dati vanno anche letti, il -3% nel settore agricolo, in realtà è legato all’accorpamento di imprese, al fare rete” ribadisce Sabatini.
“L’emergenza Coronavirus ha fatto emergere quello della necessitò di supporto alle donne lavoratrici e imprenditrici per agevolare la gestione familiare. La chiusura delle scuole è un’ulteriore complicazione. Asili privati centri per l’infanzia sono in grande difficoltà e per l’80% sono gestiti da donne. Come è in difficoltà il credito per il mondo femminile. Qui dobbiamo fare uno sforzo con la regione e i confidi. Se usciremo bene dalla pandemia – conclude il presidente della Camera di Commercio delle Marche - è anche per merito vostro, siete il collante, la risorsa in più. il sistema ripartirà se la caparbietà che vi caratterizza saprà pervadere la regione”.
Daniela Barbaresi, consigliera camerale e segretaria Cgil, entra nl tema dell’occupazione femminile. “Le donne hanno pagato un alto prezzo. Le donne sono state impregnate nel fronte al contrasto: dalla sanità alla ricerca, i servizi socio sanitari, nelle attività essenziali. Dei 3500 infortuni per contagi da Covid, il 79% ha colpito donne. A livello di posti di lavoro, si sono persi in un anno 33500 posti nelle Marche, di questi 25mila erano delle donne (70%). Un prezzo pagato nonostante cassa integrazione e blocco licenziamenti”.
Ci sono diseguaglianze vecchie e nuove da superare. “Partiamo dalla qualità del lavoro e del riconoscimento delle competenze. Le donne sono più precarie, spesso costrette a misurarsi con un lavoro part time involontario. Solo una su tre ha un rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato, quindi una retribuzione stabile. Sul lato economico, retribuzione media lorda annua inferiore di 7mila euro all’anno”.
Ma non solo: 900 donne all’anno lasciano il lavoro alla nascita di un figlio, spesso costrette dalla mancanza di alternative. “Serve una rete di welfare: nelle Marche pochi posti nei nidi, un bambino su 4 della fascia fino ai 3 anni ha la possibilità di accedere. Tra l’altro oltre che pochi sono anche cari, più della media nazionale”.
Nonostante un quadro avverso, c’è chi emerge, chi guida aziende, chi trova soluzioni, chi innova. Storie di successo come quelle di Doriana Marini e Angela Velenosi che vi racconteremo domani.