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Impianto di biometano in zona Paludi, il Comitato ci mette la faccia: "Inaccettabile per tanti motivi, ve li spieghiamo"

16 Maggio 2024

PORTO SANT’ELPIDIO – Immaginate di mettere uno vicino all’altro il duomo di Fermo, il teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio, la collegiata di Sant’Elpidio a Mare e di avere ancora tanto spazio. Oppure un paio di stadi Recchioni. “Ecco , di questo spazio stiamo parlando quando discutiamo dell’impianto di biometano che un privato vuole realizzare in zona Paludi di Fermo”.

A parlare è il comitato di cittadini che è unito dal ‘no’ secco all’impianto. “Al sindaco Calcinaro chiediamo trasparenza. Un’opera impattante per più motivi: salute, rischio ambientale e sviluppo economico-sociale”. Dopo mail comunicati e critiche, ci mettono la faccia. “Chi è qui rappresenta tutti gli altri” sottolineano Zoe Monterubbiano, Lara Zaccardi, Francesco Rossi, Luca Silenzi, Mario e Marino Mozzorecchia, Annarita Pilotti. Insieme sono il volto delle comunità di quattro comuni.

L’obiettivo del comitato è quindi in primis di avere chiarimenti e poi di bloccare in ogni caso l’iter autorizzativo arrivato via ‘silenzio assenso’ dal comune capoluogo. Nel tecnico entra l’architetto Luca Silenzi: “Parliamo di una piccola oasi verde a due passi dalla costa, una specie di isola. Non esiste un’area così povera di urbanizzazione. E questo perché era della Surgela, quindi destinata alla produzione agricola. Quando l’Iri è stata privatizzata, il privato ha potuto acquisire beni molto vasti a prezzi concorrenziali. Parliamo di 140 ettari”.

A livello urbanistico è identificata dall’era Fedeli come ‘potenziale parco fluviale sovracomunale’. “Nel tempo sono arrivate serre fotovoltaiche e altre iniziative estemporanee di iniziativa privata” prosegue. All’interno dell’area ci sono diverse case coloniche e vicine la villa settecentesca e all’Abbazia di San Marco.

L’avvio delle indagini geologiche ha insospettito il gruppo di cittadini. “Abbiamo chiesto delucidazioni in comune a dicembre e ci hanno detto ‘non risulta niente’. A febbraio riprendono e torno in comune. E di nuovo la risposta è ‘non risulta nulla’. A quel punto ho fatto l’accesso agli atti” precisa Silenzi.

Dopo quasi due mesi, a metà aprile, la documentazione è stata consegnata. “La pratica c’era riguardava un impianto ‘industriale’ di produzione di biometano dell’estensione di due ettari, quindi consumo di nuovo suolo senza contare le strade necessarie per raggiungerlo”.

Stando al progetto del 21 marzo 2023, autorizzato con Scia, si parla di 100smc, che sono i metri cubi di metano all’ora che verranno inseriti nella rete Snam. Ma questo non torna all’architetto. “Quei parametri sono per impianti aziendali, magari vicina a un allevamento per una gestione interna. La legge semplificata infatti era nata per favorire i micro impianti evitando le conferenze dei servizi. Ma qui, perché farlo mancando il requisito dell’economia circolare?”.

Per il comitato le carte dicono altro: “All’interno non c’è una relazione tecnica, ma chiariscono che stando sotto i 500smc può seguire una procedura semplificata”.

La prima slide è quella che mostra come impatterebbe sull’antripizzato: 500 metri da luce Cretarola, 200 metri dalla casa di Francesco Rossi, 200 metri dalla casa di Silenzi, 300 metri da altre abitazioni. “Un centinaio di persone nei pressi, un migliaio con Cretarola”.

Sono previsti 20mila metri quadri di consumo di suolo. “Una superficie ‘impermeabile’ per 13mila metri quadri e poi 4mila metri di vasche. Tre biodigestori, una grande vasca di pre trattamento della pollina da 26 metri di diametro alta sei metri, di cui tre metri interrati, quindi sotto la falda acquifera. Non sappiamo nulla di quello che produrrà. Il Comune solo ora ha chiesto parere ad Ast e Arpam”.

Tuto prosegue, quindi. “Il Comune potrebbe agire in autotutela per valutare le carte in maniera più approfondita. Il privato ha usato l’ok per presentare il progetto al Gse e ottenere finanziamenti. Anche lì abbiamo chiesto di verificare gli atti”.

Altri numeri scorrono sullo schermo e domani sera (venerdì) alle 21, durante l'assemblea pubblica al centro sociale Paludi saranno dettagliati: tre vasche da 20 metri di diametro, 8 metri di altezza, sei fuori terra, capacità di carico di materia prima è di 2500 metri cubi ciascuno. “Ogni giorno sarebbero alimentabili, fino aa 250 metri cubi al giorno, che sono ben diversi dal singolo camion di materiale che arriva, come detto dal privato e dal singolo. Parliamo di un potenziale di 15 camion al giorno” ribadiscono.

Quello che spaventa è proprio “questo margine di manovra tra il dichiarato e il potenziale dell’impianto. Nessuno si vuole prendere la responsabilità di verificare e bloccare qualcosa che è molto più grande di quanto dichiarato. Almeno stando alle carte”.

La speranza è che “l’amministrazione faccia quanto dovuto. Perché dichiarano poco e hanno potenzialità di fare tanto?”. Aggiunge la Pilotti: “Il fatto che i sindaci del territorio no sapessero nulla è davvero incredibile. queste cose non si possono fare in silenzio”. Infine, Silenzi: “Se la Snam lo collegherà al nuovo metanodotto è impensabile che sia per 100 snc”.

Stupita è anche la regione Marche che schiera i consiglieri Putzu e Marinangeli. “Noi abbiamo investito. La Lungotenna, la ciclabile, la bretella, nuove leggi sul turismo, è un progetto che non ha senso”. Ora è stata interessata anche la Sovrintendenza.

“Viste le proporzioni e vista la gestione della pratica, questi sono elementi che necessitano di essere attenzionati. Serve un approfondimento Al Comune è sfuggito? Ora bisogna intervenire, con approfondimenti in tutte le sue sfaccettature con il coinvolgimento dei territori limitrofi. Noi in Regione – riprende il consigliere Marco Marinangeli - presentiamo una mozione per coinvolgere altri enti. È evidente che un investimento di questo tipo si può fare, ma in zone compromesse, di certo non in un’area vergine in cui investiamo risorse per farne la porta di accesso della provincia. Non si parla di impianto inquinante, ma di luogo sbagliato”.

La palla è chiaramente nelle mani del Comune: “Il Governo Draghi ha semplificato la procedura. All’interno dell’ufficio del comune di Fermo nessuno ha verificato le carte, questo è grave. Io e Marco chiederemo alla Giunta regionale di valutare di chiedere l’annullamento in autotutela” ribadiscono I due politici.

Domani se ne parlerà quindi durante l’assemblea pubblica delle 21 nel centro sociale di San Marco alle Paludi “dove ci auguriamo che vengano tuti i sindaci e le autorità tecniche che abbiamo invitato”. Cosa fare a questo punto? “Il Comune sappia che siamo noi pronti a fare causa al Comune per la perdita di valore dei nostri immobili e aziende. Ci siamo già affidati a un avvocato amministrativista e legali di politiche ambientali” concludono battaglieri.

Che dopo pochi minuti incassano anche il sostegno del consigliere regionale Fabrizio Cesetti che ha presentato una interrogazione urgente: “Un impianto del genere è in contraddizione evidente anche con i tanti progetti e investimenti realizzati dal 2015 a oggi su quella parte del territorio dalla Regione Marche, specie per potenziare le infrastrutture e valorizzare proprio sotto l’aspetto turistico e ambientale le aste fluviali e la costa. Anche per tali motivi oltre che per le dimensioni del progetto, l’impianto di produzione di biometano non può avvalersi di un regime autorizzatorio semplificato in quanto, invece, soggetto ad autorizzazione unica eventualmente rilasciata dalla Regione attraverso una Conferenza di servizi in grado di coinvolgere tutte le Amministrazioni interessate che debbono esprimere un parere, nulla osta, autorizzazione o atto di assenso”.

Raffaele Vitali

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