di Raffaele Vitali
FERMO – L’impianto di biometano in zona Paludi? Per il sindaco Paolo Calcinaro “siamo di fronte all’impianto base, con altezze di progetto sui cinque metri e capacità lavorativa di pollina in autocisterne con media di un trasporto ogni due giorni. Questi dati sono riferiti al progetto attuale ma anche con questi come amministrazione porteremo in questi giorni avanti ogni verifica insieme agli enti preposti per verificare la corrispondenza ad ogni normativa del progetto: in caso di criticità è evidente che gli uffici andranno ad intervenire anche con la sospensione della realizzazione”.
Tradotto. Quanto richiesto è qualcosa di piccolo, anche se le carte del progetto raccontavano qualcosa di diverso. “Ma poi hanno fatto i chiarimenti dovuti e il progetto è stato riportato all’impianto originale che prevede procedure facilitate” chiarisce il sindaco di Fermo.
Chiaro che ora il tutto dovrà superare le verifiche di Arpam e Asur che condurranno una indagine approfondita per confermare le autocertificazioni presentate dal privato a garanzia del fatto che l’impianto è a baso impatto.
“Come Comune – prosegue – faremo tutte le verifiche del caso e con il massimo scrupolo sulla compatibilità dell’impianto rispetto alla quotidianità degli attigui residenti, che realmente interessati alla vicenda. Dall’altra vogliamo subito chiarire che alcun altro progetto è stato presentato o prospettato agli uffici comunali: quindi non c’è nessun procedimento aperto o domanda pendente per la realizzazione di allevamenti, sia massivi che ristretti di animali e, qualora ci fossero, rappresento sin d’ora la contrarietà dell’amministrazione comunale a tale tipo di insediamento, fermo restando il dovuto rispetto delle normative in atto”.
Una normativa che da tre anni permette queste procedure semplificate e quasi totalmente in autocertificazione, per istallazioni di impianti a servizio della azienda agricola per generare biometano. “In questo caso senza emissioni esterne ma con la diretta immissione nella rete energetica” riprende Calcinaro.
“Questa procedura semplificata è ammessa solamente per gli impianti di piccola dimensione quando invece quelli di maggiore portata vanno incontro a percorsi autorizzativi in Provincia, Regione o Ministero a seconda della portata crescente. Se il progetto presentato risponde ai parametri di legge ci troveremo a subire effetti di semplificazioni estreme volute dai governi nazionali per insediamenti territoriali, così come sta accadendo per la pressocché totale liberalizzazione a livello nazionale per le antenne di telefonia. E questa è una ingiustizia che cala tanto sui comuni quanto sui cittadini ma su cui spesso ci si sente disarmati” conclude il primo cittadino.