di Raffaele Vitali
MACERATA – Riccardo Illy si siede al fianco del rettore dell’Università di Macerata, John Mc Court. Per lui si apre il terzo piano del palazzo, appena ripristinato dopo il sisma.
“Conoscenza creatività crescita e imprenditorialità sono i temi che volevo approfondire. Anche pensando alle tante imprese di famiglia che ci sono nelle Marche. sono certo che Illy potrà darci degli spunti, lui che è partito da una piccola realtà” introduce sorridente Mc court atteso, dopo un paio d’ore, dall’inaugurazione del 734esimo anno accademico dell’Università di Macerata
L’OPEN MIND DEL RETTORE
Un uomo con più carriere è la definizione di Mc Court di Illy: politica, come sindaco e presidente della regione che ha saputo rilanciare la ‘città paralizzata’ come l’ha definita Joyce; imprenditoriale, dall’impresa di famiglia alla presidenza del polo del gusto; intellettuale, negli ultimi anni ha scritto numerosi testi, dando contributi al sistema del made in Italy. “Un uomo di esperienze”.
In prima linea i presidente di Confindustria e Confartigianato, con il presidente Grimaldi e il direttore Menichelli, tante imprese, giovani ricercatori e docenti dell’ateneo, tra cui il montapponese esperto di AI, Emanuele Frontoni. Il tutto aa poche ore dalla cerimonia di inaugurazione. “Mi sono un po’ complicato la vita, ma noi dobbiamo essere a disposizione del territorio, non basta più essere ‘good act’, bravi a fare cose, ci chiedono di essere ‘good for’, brai per il, territorio”. E questa è la linea di indirizzo che il rettore ha dato ai cinque dipartimenti di UniMc.
Un perno del futuro deve essere l’economia della conoscenza. “In un report della Crui britannica si parla che entro il 2035, l’88% dei nuovi lavori saranno per i laureati. C’è la convinzione che serviranno operatori sempre più qualificati, crescerà l’automazione. In Italia abbiamo il numero di laureati più basso d’Europa e questo potrebbe portare a un rallentamento della crescita dell’economia”.
Investe l’università nel lavoro di placement per cercare di “aumentare le aperture di futuro peer i laureati. No vogliamo che lasciano le Marche, diventa un problem, troppo spesso si investe e si scappa. L’ho vissuta pure io da Irlandese negli anni ’80, quando tutti noi giovani andavamo via. Oggi so che tanti colleghi stanno tornando in Irlanda per contribuire alla crescita. Per cui, anche qui, dobbiamo farli andare fuori a formarsi e crescere, ma anche di farli tornare a vivere il territorio, in particolar modo le aree interne”.
È uno che studia Mc Court e questo stimola i suoi docenti: “Non possiamo pensare di ‘sapere meglio’. Noi dobbiamo approcciarci al sistema sapendo che possiamo ‘capire meglio’. È diverso” ribadisce.
PRO RETTRICE & CO
“Dall’inclusione scolastica a quella lavorativa, dalla giustizia lavorativa all’imprenditorialità, dall’intelligenza artificiale passando per aspetti critici, etici e potenziali. Noi ci siamo approcciati a tutto questo mettendo sempre i giovani al centro”. Le Marche tra il 2011 e il 202 ha perso un terzo delle imprese giovanili. Come invertire il trend? Ricerche, studio dei bisogno, la formazione di nuovi profili imprenditoriali. L’Ateneo deve perseguire le idee innovative” alcune delle soluzioni di Macerata.
Per fare tutto questo, servono nuovi contenuti e contenitori: “Nasce social lab, aperto a tutti ricercatori e diventerà uno spazio di dibattito pubblico sui novi bisogni e nuove traiettorie di sviluppo”. Ma non solo, penso ai tavoli di lavoro multidisciplinari con ricercatori e imprenditori, oltre a un’App per studenti e non solo che faccia vivere i contenuti e il territorio.
Lo staff di Elena Cedrola, direttrice dipartimento di Economia, entra nei numeri. Nelle Marche negli ultimi 10 anni persi 4mila laureati. La metà va all’estero, il resto in altre regioni. “Abbiamo perso il 36% delle imprese giovanili. Solo il 17% delle imprese ha componenti under 40 nel board, dobbiamo rifletterci. Stiamo dialogando con le imprese, ma in primis con i nostri studenti”.
Sono emersi spunti interessanti: “La gran parte vorrebbe lavorare nelle Marche, molti nelle aree interne. Voglino entrare nelle imprese e contaminarle con la sostenibilità sociale e ambientale, oltre a nuovi modelli di conciliazione di vita-lavoro”. Una prima risposta è stato il nuovo laboratorio creato da UniMc con l’Istao. Crescono i job talks, per far conoscere la cultura di impresa, contaminandola. “Stiamo depositando il primo brevetto nella storia dell’Università di Macerata, non era scontato per un ateneo umanistico” conclude
PAROLA ALLE IMPRESE
Apre Sauro Grimaldi, presidente Confindustria Macerata: “Abbiamo fatto uno studio con l’Istao: mediamente un bambino costa un milione di euro fino all’università. Noi lo spendiamo e poi altri Stati lo attirano e lo valorizzano. Dobbiamo passare dalla cultura della terra a quella della scienza, tutelando quella manifatturiera”. Aggiunge Giorgio Menichelli, direttore Confartigianato: “Il valore dell’economia della conoscenza va abbinato all’economia delle relazioni, non si gioca più da soli. L’idea che siamo tutti interconnessi che lo ha dimostrato anche il post sisma, dove le comunità sono reattive la risposta è stata migliore. Parliamo di terza missione, non è solo questione di occupabilità. Sostenibilità è un bene comune, attenzione al debole, cultura e sociale: sfide che i giovani sentono e vogliono vedere nella loro vita”.
Ascoltano i prof, Menichelli li ha interessati. “Se il calo demografico in Italia è inesorabile, così lo sarà il mercato. Da qui la necessità del mondo e di innovare. L’intelligenza artificiale a cui dobbiamo assolutamente affiancare quella artigianale e regolamentarla, per ‘indirizzare’ il potenziale. Le Marche hanno 1,4milioni di abitanti e 160mila imprese, un’azienda ogni 9 abitanti. Servono i giovani. Noi sappiamo che l’Università sforna talenti, ma – conclude Menichelli – che siano capaci anche di gestire i rischi di impresa esogeni, sempre più frequenti”.
L’ILLY PENSIERO
È il momento di Riccardo Illy, uno che 40 anni fa le Marche le batteva da direttore marketing: “In questa città e regione il dialogo tra Università e impresa è ben avviato. Una sfida è creare una collaborazione immediata con le imprese, per far entrare gli studenti in azienda appena dato un esame. La conoscenza si consolida quando viene sperimentata. Dibattiti e poi test, con giochi di ruolo o ingressi reali. In un attimo gli studenti si testerebbero, mentre le imprese entrerebbero in contatto con le nuove idee” è il primo suggerimento.
Nelle Marche è poi tornato perché la figlia ha studiato e insegnato a Urbino. “Per la mia famiglia il mondo è casa, fin dalla nascita dell’azienda negli anni ’30, quando prima di altri seppe unirsi con una famiglia svizzera per strutturarsi”.
Un’azienda cresciuta tra innovazione e ricerca “che doveva migliorare la qualità e non i profitti, no era tecnologia finalizzata alla riduzione dei costi”. Dal 1956 al 2008 il padre di Illy ha raggiunto 144 mercati nel mondo. E questo fa dire all’imprenditore che “l’estero non è un’opzione, esportare è un obbligo. Se non lo facciamo noi, lo farà qualcun altro e perderemo mercati, economia di scala e curva dell’esperienza. Tradotto, saremo meno competitivi”.
Chi non innova muore, chi non esporta soffrirà. Due concetti semplici per Illy. “Mi piace il laboratorio sull’imprenditorialità dell’Università, è un approccio concreto. Questo mi fa dire: imprese, guardate alle richieste dell’Università non come a un fastidio, ma come vera opportunità per conoscere giovani con elevato potenziale che domani potreste assumere. Ma dovete sfidarlo a ideare, a mostrare creatività e conoscenza”.
Attenzione, però, innovazione non è solo tecnologia. Ci sono i mercati e l’organizzazione. Sono pronti gli imprenditori? gli chiede una ricercatrice. “Serve un giano che traduca la lingua dell’imprenditore al ricercatore e viceversa. In questa fase c’è una tendenza alla parcellizzazione, il ricercatore sempre più concentrato su segmenti sempre più stretti. Ma più io mi specializzo e meno avrò una comprensione generale della mia attività, figuriamoci dell’altro. Soluzione è sviluppare gli interpreti, i Giano che fanno dialogare il mondo della ricerca con l’impresa che spesso è guidata da un visionario uomo o donna con la Terza Media” chiarisce Riccardo Illy.
Che crede fortemente nel suo mondo. “Un buon clima organizzativo può far raddoppiare i risultati. E questo nasce partendo dall’imprenditore, che svolge il mestiere più bello del mondo: capiamo i potenziali clienti, le loro necessità e poi riusciamo a soddisfarle. Il giovane non pensa però all’opportunità di impresa, perché non gli viene suggerito, va indirizzato”.
L’ultimo messaggio per gli imprenditori è legato alla dimensione: “Piccolo è bello? Nord est e Marche ne sono convinte da sempre. Oggi piccolo è pericoloso, peer chi resta stabile ad esempio sui 10milioni senza programmi di espansione. Bello è crescere, l’impresa è un organismo. Come l’uomo, che cresce fisicamente e poi intellettualmente, così l’impresa, perché è dai cambiamenti dimensionali derivano stimoli al miglioramento. Abbandoniamo l’idea delle ‘dimensioni ideali’ in cui fermarsi. L’impresa può andare avanti per inerzia, ma poi va incontro a problemi, magari per fattori esogeni. I concorrenti che crescono, esportano, sviluppano nuovi prodotti, oppure perdendo stimoli l’impresa si affloscia internamente”.
Per la crescita, però, bisogna innovare e per farlo l’università è una fonte di ispirazione fondamentale. Garantisce John Mc Court.