Manca poco e poi ci sarà il liberi tutti. Libertà di movimento, libertà di orario, libertà di non sbagliare. Ogni angolo d’Italia è pronta ad accogliere turisti, vicini, semplicemente persone. Quelle che da troppo tempo tutti guardiamo da uno schermo.
La convinzione generale è che il turismo sia la panacea di tutti i mali economici del paese. In particolare delle zone più colpite dalla crisi. E così, grandi proclami, continui discorsi sul potenziale enorme che offrono i mesi estivi, ma soprattutto sulla necessità di destagionalizzare.
Il problema è che se non riparte il contesto economico attorno a villaggi, alberghi e sempre più B&B, si porteranno i turisti in mezzo a una splendida natura socialmente morta. Ed è per questo che non si può non partire dai dati negativi dell’export. Che chiaramente non riguardano tutti: i macchinari (+25%) volano, così come il legno (+12%) e la gomma.
Ma tutto va parametrato. L’economia del Fermano è calzaturiera. E allora, quando si parla di turismo, bisogna andare oltre montagne e colline, chiese e biciclette elettriche. Da ottobre a marzo, il famoso periodo vuoto nelle Marche, le fabbriche di calzatura con i loro artigiani e gli outlet connessi devono essere la linea guida di ogni programmazione.
Lo deve capire la Regione, lo devono capire i player del settore turistico. Se non ripartono le scarpe, non ripartono le Marche, ma soprattutto si fanno sprofondare nel dramma due province che da sole valgono il 20% dell'export regionale.
Fino a che porto e aeroporto non diventeranno anche gli hub della moda sarà difficile veicolare davvero il turismo di questa zona. Le bici elettriche ce l’hanno a Pesaro come ad Ascoli, le migliori scarpe d’Italia ce le ha solo Fermo e un angolo di Macerata.
Pianificare un turismo esperienziale, termine ormai abusato, dentro il distretto è un tema da anni sui giornali, ma nessun imprenditore ci ha creduto mai davvero. Anzi, si è andati indietro con lo smantellamento anche dei mercatini di qualità affidati ai produttori, che invece dovrebbero essere in ogni piazza a cominciare da quella più visitata, ma senza negozi, di Fermo.
Per costruire il futuro non si può nascondere la realtà: il turismo è un’appendice del Fermano e delle Marche, anche se sa vendersi molto meglio degli altri settori, aiutato dalla bellezza regionale. I posti di lavoro stanno ancora nelle fabbriche dove sempre più 50ennni si trovano senza lavoro e nel dramma del reinserimento che un Paese adito al facile populismo favorisce solo agli under 30.