di Francesca Pasquali
FERMO - La gioia dei sopravvissuti. L’attenzione dei responsabili. La pazienza dei convalescenti. Riaprono i teatri delle Marche. Con un cartellone corale che ne mette in rete ventuno. 57 appuntamenti, dal 9 maggio a metà giugno, tra prosa, danza, musica e circo contemporaneo.
L’hanno chiamato “Platea delle Marche in festa”. Perché, dopo più di un anno di sipari chiusi, riaprirli sarà un grande festa. Organizzata dall’Amat che ha messo su un calendario per tutti i gusti, presentato stamattina. Parla di «miracolo», Gilberto Santini.
«Un grande cartellone della ripartenza come il nostro, al momento, in Italia, non c’è», ha spiegato il direttore dell’Amat. Giovani compagnie e maestri del teatro si daranno il cambio sui palchi.
Su quello di Fermo, il 12 e 13 giugno, saliranno Stefano Artissunch, Stefano De Bernardin, Laura Graziosi e Stefano Tosoni. Porteranno in scena “Le smanie per la villeggiatura” di Carlo Goldoni, prima nazionale con la regia di Artissunch. «Sarà la prima vera apertura del teatro cittadino alla prosa con un pubblico in sala, dopo un periodo di serrata data un po’ per scontata e senza grandi possibilità di negoziazione, col rischio di far passare il messaggio che il mondo della cultura e del teatro siano superflui», le parole dell’assessora alla Cultura, Micol Lanzidei.
Su quello Porto San Giorgio, dal 13 al 16 maggio, arriverà “Alma Mater”, spettacolo scritto da Stefano Tosoni e diretto da Stefano De Bernardin, con Elena Fioretti, Emanuela Capizzi e Venusia Morena Zampaloni. Cinque recite (da giovedì a sabato alle 20, domenica alle 17 e alle 20) sul tema delle relazioni familiari e della comunicazione difficile tra generazioni.
«È una ripartenza doverosa e sentita. Porto San Giorgio partecipa con uno spettacolo previsto nella stagione autunno-inverno, traslato per ovvi motivi. Siamo contenti di aprire con un team di professionisti del nostro territorio, in un orario compatibile con il coprifuoco», ha spiegato l’assessora alla Cultura, Elisabetta Baldassarri, per poi aggiungere che, quest’estate, il teatro si sposterà a Rocca Tiepolo.
L’ok agli spettacoli arriverà di settimana in settimana, con i “colori” delle regioni. Per comprare online i biglietti ci sarà, quindi, da aspettare le 20 del venerdì. In biglietteria, i ticket saranno venduti «dal primo momento utile a partire da quella data». Con le Marche “gialle” o “bianche” si potranno acquistare quelli per gli spettacoli fino alla domenica della settimana dopo. Per i marchigiani che torneranno a teatro sarà anche l’occasione per tornare a girare la regione.
«Oggi, senza cultura non si fa turismo. Avere un patrimonio di questo tipo e riuscire a valorizzarlo è un’occasione», ha spiegato il presidente dell’Amat, Gino Troli. «Le Marche sanno fare miracoli – ha aggiunto – e questo cartellone ne è la prova. Siamo passati dai trenta teatri aperti all’inizio degli anni ’90, ai settanta della fine. Un patrimonio su cui dobbiamo costruire il futuro non solo culturale ma anche teatrale, perché il teatro è forza dinamica anche per altri settori».
Un patrimonio che la Regione sembra intenzionata a valorizzare. A partire dalla candidatura dei teatri storici a patrimonio culturale Unesco. «Un unicum», per l’assessora regionale alla Cultura, Giorgia Latini. «Potremmo parla di “caso Marche” – ha spiegato –, per la concentrazione talmente alta di teatri rispetto alla popolazione, più di tutta l’Italia meridionale insieme». Un’unica grande platea, quindi, che si riaccende per cinque settimane. Una boccata d’ossigeno per i lavoratori del settore. E un modo per riappropriarsi di spazi di cui tanto si è sentita la mancanza. Ma sempre in sicurezza. Quindi, prenotazioni, distanze e mascherine «dalla chirurgica in su».
«Abbiamo lavorato – la chiosa di Santini – con la gioia dei sopravvissuti, con tempi e modi a cui non eravamo abituati, senza dimenticare nulla di quello che è accaduto e che sta ancora accadendo. L’abbiamo fatto con l'attenzione dei responsabili, precisissimi nell’applicazione dei protocolli, perché vogliamo che questa brutta bestia non trovi nei teatri il luogo per diffondersi. E con la pazienza dei convalescenti, di chi ha sofferto, ma ha la voglia di tornare a creare contenuti e occasioni di bellezza e riflessione sui nostri palcoscenici».