Per dare una speranza alle Marche proviamo a dare una chance al governo.
Le premesse sono poco rassicuranti. Dati economici alla mano, è
difficile non constatare che il progressivo scivolamento della nostra
regione verso il Mezzogiorno d'Italia non accenna a fermarsi. Aziende in
crisi, posti di lavoro che scompaiono. Ai 13 comuni marchigiani
compresi nelle aree di crisi non complessa che vanno da Ancona ad Urbino
si aggiungono i 40 comuni del piceno e del fermano legati al progetto
di riconversione e riqualificazione della zona industriale di Val
Vibrata-Valle del Tronto, l'area di crisi complessa pelli e calzature,
l'area di crisi industriale Antonio Merloni, il distretto della carta di
Fabriano e via elencando. Nel decreto del governo recante Disposizioni
urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione delle crisi
aziendali che verrà convertito in legge dal Senato la prossima settimana
si parla, però, solo della Sardegna, della Sicilia e di Isernia. Per
colmare questo vuoto e mettere il ministro dello Sviluppo Stefano
Patuanelli nelle condizioni di incidere davvero, alcuni senatori di
Forza Italia hanno presentato un emendamento al decreto, a mia prima
firma, che prevede di istituire presso il ministero un "Fondo rotativo
per le aree di crisi industriale" pari a 100 milioni di euro. Abbiamo
presentato anche un ordine del giorno, esplicitamente riferito
all'emendamento, con l'obiettivo di impegnare il governo ad utilizzare
il fondo rotativo per tutte le aree di crisi industriale attualmente in
essere. Per il ministro sarebbe un evidente vantaggio, ne uscirebbe
rafforzato. Se le nostre proposte dovessero essere accolte si
creerebbero le condizioni per poter sciogliere rapidamente i nodi
scorsoi che strangolano le industrie dei nostri territori, creando di
conseguenza le condizioni per nuovi investimenti e nuove assunzioni.
C'è,
poi, la questione terremoto. Nel suo discorso per la fiducia, il
presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che dare un futuro ai
terremotati dell'Italia centrale sarebbe stata "la priorità" del suo,
secondo, governo. Parole ovviamente condivisibili, attendiamo i fatti.
Nella
Nota di aggiornamento al Def per i terremotati c'è poco. Poco davvero.
Un riferimento alla viabilità a pagina 102, un impegno sulle assunzioni
del personale tecnico, sui contributi ai comuni con più di 30mila
abitanti e sulla messa in sicurezza di infrastrutture e scuole a pagina
82. Confido, a costo di apparire ingenuo, che si tratti solo di un
primo, timido passo. Do per scontato che quando si tratterà di scrivere
davvero la manovra economica Giuseppe Conte possa e voglia dimostrare di
essere un uomo di parola più di quanto non si sia rivelato in passato.
Per metterlo alla prova, ho pensato di offrirgli la possibilità di dare
subito un segnale ai nostri concittadini terremotati. L'ho fatto con un
emendamento all'articolo 8 del suddetto decreto. Il titolo è
"Disposizioni urgenti in materia di riscossione dei tributi nelle aree
colpite da eventi sismici e di versamenti dei contributi previdenziali e
assistenziali". Due gli obiettivi: prorogare al 31 gennaio 2020 il
termine per la cosiddetta "busta paga pesante", che scadrebbe invece il
15 di questo mese; prevedere che la restituzione delle ritenute fiscali
sia limitata al 60% del dovuto. È solo una delle cose da fare se si
vuole davvero dare una prospettiva a decine di migliaia di italiani che
hanno la sola colpa di essere stati colpiti da una tragedia improvvisa e
un futuro a territori oggi pericolosamente esposti al rischio
spopolamento. Se Giuseppe Conte è uomo d'onore, ha ora l'occasione per
dimostrarlo.
Il Sen. FI Andrea Cangini