“Sono orgoglioso di poter servire il mio Paese. Vede, quella del diplomatico è una vocazione, una missione, non un semplice lavoro. Come me, ci sono molti altri colleghi nel mondo che ogni giorno si occupano di salvare vite, tutelare gli italiani in difficoltà, aiutare le persone che hanno bisogno. Il mio progetto è quello di continuare a prestare servizio in una nuova sede all’estero”. Tommaso Claudi, “un orgoglio per le Marche” ha detto il governatore Francesco Acquaroli, così si è raccontato ad Avvenire, il quotidiano della Cei. Lo hanno definito il console ragazzino, del resto con i suoi 31 anni, li compirà lunedì, è unicum nel mondo della diplomazia italiana. Nel paese per vecchi, Claudi rappresenta quella nuova generazione di diplomatici cresciuti in tempo di pace, ma destinati comunque a vivere in zone d’emergenza.
Ieri, alle 15, è saluto sull’ultimo C-130 dell'Aereonautica militare decollato dall'aeroporto Hamid Karzai di Kabul. Con quel volo, atterrato questa mattina, si è chiuso il ponte aereo umanitario tra l'Afghanistan e l'Italia iniziato a Ferragosto. Il velivolo, dopo lo scalo a Kuwait city ha riportato a casa lui, 110 persone (58 afghane) e l'ambasciatore Stefano Pontecorvo con lo staff Nato.
Claudi è diventato il simbolo dell’emergenza umanitaria, ma anche la riprova che gli italiani hanno un cuore più grande degli altri. Motivo per cui, da sempre, sono ben visti anche nelle missioni internazionali, il Libano insegna. Claudi, originario di Camerino, dal 2017 ha iniziato il suo percorso diplomatico. Che dopo quanto fatto a Kabul potrà solo riservargli belle sorprese. Prima missione in Afghanistan pre Covid come secondo segretario commerciale, poi il consolato.
Di certo non si immaginava di diventare un simbolo, ma l’immagine mentre aiuta i bambini afghani ha fatto il giro del mondo. “Se uno serve lo Stato, lavora per aiutare le famiglie, i bambini, ogni persona. In quella foto c’è l’impegno di tutto il Paese in queste ore drammatiche” ha ribadito Claudi nelle interviste.
Lasciare l’Afghanistan non è facile, il Paese ha bisogno di aiuto e lui lo sa bene. Ma è certo che il sostegno proseguirà in maniera diversa, attraverso le organizzazioni internazionali “perché id certo non abbandoneremo il popolo afghano”.
Si chiude così un periodo intenso, di forte impegno e stress anche per il ministro degli esteri Luigi Di Maio che ha atteso il C130in aeroporto: “Sul campo, fino all'ultimo istante utile, il nostro personale ha aiutato migliaia di afghani a partire, donne e bambini, a lasciare il Paese, oltre a tutti gli italiani che hanno scelto di tornare a casa: hanno fatto un lavoro immenso, di cuore, e hanno dimostrato di essere una grande squadra”. Alla fine, il ponte aereo ha permesso in pochi giorni di riportare in Italia 5 mila persone, di cui 4.890 afghani grazie alla missione Aquila Omnia.
Nel dettaglio entra il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini: “Tra di loro 1.301 donne e 1.453 bambini. Un numero ben superiore di quanto preventivato, frutto della grande professionalità dei nostri militari e del personale diplomatico”. Concluse le operazioni di rientro, va avanti la macchina degli aiuti e assistenza ai profughi giunti in Italia, con un gruppo che sarà accolto anche nel Fermano.
@raffaelevitali