di Raffaele Vitali
PORTO SANT’ELPIDIO – L’immagine è quella classica: casa sopra e azienda sotto. C’è la manovia, il piccolo showroom e qualche gradino più in la camera da letto e cucina con un bel terrazzo pieno di fiori. Ecco il mondo della Ferracuti Shoes, azienda familiare fondata da Maurizio e Aldo, due fratelli, nel 1977. Quarant’anni di attività che da un paio di decenni ha preso una strada ben precisa: scarpe da cerimonia. E questo grazie all’ingresso della seconda generazione, con Erica e Paolo.
Paolo Ferracuti, come mai avete scelto di produrre calzature femminili da cerimonia?
“Abbiamo fatto questa scelta 20 anni fa. Io e mia cugina abbiamo spinto su linee e mercati molto ben definiti. All’inizio collaboravamo con una imprenditrice che si occupava di stile e vendita. Poi, dopo qualche anno di lavoro con lei, è olandese, abbiamo scelto di fare da soli, avendo un prodotto consolidato”.
Solo donna?
“Siamo una azienda artigianale, scegliere è obbligatorio. La scarpa da uomo è un altro mondo, dai macchinari ai fornitori”.
Quale differenza c’è tra scarpa da donna normale e da sposa?
“Principalmente i materiali. Dal colore al raso, poi la tipologia di tacchi. Chi si sposa cerca un grande confort, perché la deve tenere per dodici ore”.
Personalizzazione?
“Lavoriamo su questo. Da gennaio a settembre realizziamo quasi esclusivamente singole paia. In quasi tutte le regioni abbiamo atelier o corner in negozi specifici per cerimonia. Mentre all’inizio della campagna li incontro personalmente. I nostri clienti prendono una decina di modelli, si creano un piccolo campionario. Poi noi forniamo la cartella con colori e pellame. In questo modo, a loro basta comunicarci il numero, il tipo di tacco, che cambia tanto da quando ci si sposa di più all’aperto, passando dall’erba al cemento”.
Quanto tempo ci vuole per accontentare la sposa o le damigelle?
“Tre quattro settimane per la produzione. Non abbiamo limiti. Se una sposa ha il piede largo, risolviamo: facciamo una lunghezza 37 con calzata 38, inseriamo degli spessori per aumentare la calzata. Qui trovi la comodità che in commercio non c’è”.
Il vostro showroom funziona?
“Questo spazio è un riferimento per Marche, Abruzzo e Umbria. L’Abruzzo ha una cultura più formata sui matrimoni, con una ricerca di qualità e immagine. Tra Pescara e Ascoli siamo il riferimento”.
Esiste la moda per le scarpe da cerimonia?
“È un settore borderline. Si predilige sempre la comodità, non può, di solito, essere più scintillante dell’abito. Puntina quadrata e fascetta fina è il modello tipo, ma la sposa non la prende perché poi non è così comoda. E così vince l’intrecciato. Ora è tornata tanto la punta per le spose, scomparsa cinque anni fa. Tacchi larghi, sempre più per comodità e cerimonie all’aperto, essendo ville e catering due must”.
Ferracuti, per oltre un anno le cerimonie sono state annullate, come avete resistito?
“Per noi è stato un blocco totale. Il nostro mercato era completamente fermo. Abbiamo retto perché piccoli, perché abbiamo trovato delle collaborazioni durante l’inverno. Sia chiaro, noi abbiamo sempre 3-4 mesi di calo fisiologico. Lavoriamo da marzo a settembre al top. Poi abbiamo due mesi legati alle forniture per i negozi, novembre – gennaio invece è il periodo dello stallo”.
Ma quanti siete in azienda?
“10 dipendenti, sei di famiglia, cosa che ci ha permesso di reggere. Abbiamo preso i 25mila euro a fondo perduto, qualche ristoro e abbiamo fatto il pieno di pensieri”.
Ora come va il mercato?
“Sono quattro mesi che lavoriamo senza sosta. Con il picco di giugno, con lo sblocco reale delle cerimonie. Stiamo chiudendo un anno in due. Alla fine, rispetto a quanto richiesto l’anno scorso, ci sono rimaste in magazzino solo due paia di scarpe pronte e non ritirate. Però, non è tutto oro quello che luccica. Si è perso molto a livello di cerimonia, nel senso che le spose confermano ma se prima le compravano anche altre componenti della famiglia oggi ci pensano. Il budget del matrimonio dell’anno precedente non è stato quasi mai confermato. Tante richieste in poco tempo, non si è lavorato bene. L’artigiano ama i tempi veloci”.
Si spende meno in questa fase?
“Molti dicono: vado al matrimonio, mi serve il tampone, poi magari salta tutto ed ecco che si risparmia su vestiti e scarpe. Tra l’altro molti negozi di abiti eleganti sono andati in difficoltà, perché è arrivata una grande richiesta, ma le forniture erano ferme a marzo 2020, con gli ordini di febbraio mai usati”.
Avete dovuto dire di no in questo periodo di ripresa?
“Detto sì a tutti, abbiamo lavorato di più, senza orari”.
Ci sono collaborazioni con altri calzaturifici?
“Dialoghiamo con un calzaturificio da uomo, ci scambiamo contatti. Poi collaboriamo con tutti gli atelier della zona, con Emiliano Bengasi sfiliamo da dieci anni. Un consigliarsi continuo”.
Richieste strane ne arrivano?
“Il semplice è tornato. Poi c’è il vestito corto per una scarpa particolare. Dai fiocchi agli Swarovski, molti vogliono le iniziali ed è tornato il glitterato, anche se il più richiesto restano raso e nappe perlate”.
Ferie o produzione senza sosta?
“Siamo costretti a fermarci. Il sistema continua con la tradizione dell‘agosto chiuso. Siccome per fare una scarpa ci vogliono dieci componenti e quando almeno la metà chiude, bisogna fermarsi. Non possiamo tenere un magazzino troppo pieno ed è impossibile averlo, con tutte le combinazioni possibili. Chi entra qui non sai mai che colore possa volere. Noi facciamo delle previsioni, ma se poi il fornitore chiude, inutile stare aperti. Quindi, due settimane di ferie bisogna farle”.
Voi lavorate con tutta Italia, cambiano i gusti delle spose?
“Ad esempio le suole. Al sud va molto la suola bianca e la ordiniamo apposta. In manovia la scarpa dove va lo capisci subito: più luminosa va al sud e più standard al nord. Ma il fattore chiave è la suola: Sicilia, Campania e Puglia vogliono il bianco”.
I colori ideali?
“Cipria, rosino, colori tenui”.
Ferracuti shoes dove vende?
“Mercato italiano, export non tantissimo, il 5%. Abbiamo scelto di non avere un e-commerce, il prodotto è troppo soggettivo e personalizzabile per venderlo in maniera standard, la scarpa va provata e non siamo Zalando”.
Ferracuti, che età hanno le spose che servite?
“La fascia è quella dei 28-35 anni”.
La testa è già a settembre?
“Il pensiero purtroppo è all’aumento dei costi delle materie prime, parliamo almeno di un 15%. Come si affronterà? Dieci componenti aumentano, ma il negozio vuole lo sconto. Meglio non pensarci, ma il problema c’è e ci sarà”.