di Raffaele Vitali
FERMO - “Siamo nella fase in cui è meglio centralizzare, non distribuire certi servizi se dobbiamo elevare la qualità”. L’ex direttore generale dell’Asur di Fermo, Licio Livini, è andato in pensione, ma solo sulla carta. Perché per chi è stato abituato a gestire budget milionari e centinaia di dipendenti, fermarsi è impossibile.
E così, ruolo operativo in un centro sanitario privato a Civitanova Marche, presidenza dello Iom e tanta voglia di poter dire ancora la sua, sosrseggiando una tazza di tè, su temi come la sanità pubblica di cui è uno dei massimi esperti.
Dottor Livini, come passa il tempo?
“Mi godo la pensione, lavoro, osservo”.
Fase di grandi cambiamenti, tra ospedali nuovi e legge regionale, Fero si farà trovare pronta?
“Fermo ha tanti spazi vuoti, ha tante incompiute, da via Respighi a via Zeppilli, presto il, seminario e ovviamente a breve il Murri. Se non parte un tavolo, un ragionamento più profondo, si rischia di creare ‘topaie’ e non punti di crescita”.
Compito della sanità o della politica?
“La politica è parlare del bene comune. Quindi se parlo del Murri in prospettiva, è visione politica”.
Cosa farci?
“Dev continuare ad avere una vocazione sanitarie”.
Il sindaco Calcinaro parla di trasferirci Inrca e provincia, cosa ne pensa
“Io penserei al sanitario e basta. Guardi che il Murri vecchio, condiziona il nuovo. Spostare tutto a Campiglione, comporterebbe certi investimenti. Invece se ragioniamo su ambulatori e diagnostica nel vecchio Murri, sul nuovo devi raddoppiare quanto previsto per comprare ogni tipo di macchinario”.
E lei cosa ci prevederebbe?
“Potremmo ricomporre un puzzle disordinato. Dipartimento di salute mentale al seminario, Disturbi comportamento alimentare in via Zeppilli con il punto prelievi pure, il Sert a Porto Sant’Elpidio: tutto potrebbe rientrare. E poi chiaramente ci metterei l’Inrca, con posti letto di riabilitazione e i suoi ambulatori. Spazio anche per gli attuali letti di Porto San Giorgio, dove resterebbero gli ambulatori con la nuova piscina”.
Di spazio ce ne ancora, come procede?
“Tutta la direzione, tutto quello che sta in via Zeppilli dove potremmo invece portare gli uffici della Provincia. In questo modo si garantirebbe in zona Murri il movimento di persone, fondamentale per la città. Una vera cittadella sanitaria”.
Chi deve prendere queste decisioni?
“La proposta a portarla deve essere il Comune. Qui c’è in gioco la vita della città per i prossimi dieci anni. Non è cosa da poco cambiare l’uso del Murri in un modo o in un altro”.
A catena impatta sugli altri edifici.
“Se metti dentro al Murri l’Inrca, quella diventa una palazzina appetibile anche dal punto di vista residenziale. Bisogna lavorare su proposte. Anche la casetta di via Zeppilli è vendibile. E si potrebbe vendere al Tribunale quella di via Sant’Antonio, oggi spazio inutilizzato. Tutte operazioni che in aprte si autofinanziano”.
E l‘università?
“Spazi del Murri li dedicherei a infermieristica e logopedia, avremo anche con un potenziale di crescita. Tutta la direzione nella palazzina che ha il suo ingresso su via Murri, la cosiddetta parte vecchia dell’ospedale. E in ogni caso bisogna mantenerci anche un punto di primo intervento, altrimenti si congestiona il nuovo pronto soccorso di Campiglione”
Tutto questo è economicamente sostenibile?
“Bisogna considerare anche i risparmi che si generano dal mettere sul mercato attuali strutture dall’Inrca al punto prelievi fino alla casetta dei Disturbi alimentari”.
I vantaggi?
“La concentrazione della attività sanitarie in un unico luogo. Si può creare anche un reparto per le cure palliative, venti letti. Il Murri offre grandi opportunità. C’è l’occasione per mettere insieme le cose e creare qualcosa di nuovo”.
Il sistema è in grado di gestire due strutture macro?
“Sarà più semplice, questo è certo. Gli ambulatori di certo devono stare tutti in centro. E poi fai tornare la medicina legale, oggi stretta a Porto San Giorgio, la Rsr anche può essere inserita al Murri. Così da fare di Porto San Giorgio un vero polo riabilitativo”.
Non è che vuole centralizzare troppo?
“Nessuno vuole toccare Montegiorgio, Montegranaro e Sant’Elpidio a Mare, ma quanto sta distribuito e male attorno a Fermo va riunito”.
Non poteva farlo lei’?
“Ai miei tempi non c’era questa opportunità. Oggi quello che fa la differenza è l’ospedale nuovo. Come parte quello, il Murri deve avere una destinazione. Non bastano la Provincia e due ambulatori. Diamogli una vera visione. Teniamo la destinazione sanitaria, è disegnato per essere tale, anche per gli impianti interni”.
Livini, tutto questo lo deciderà Calcinaro. Chi arriva eredita. Vorrebbe essere consultato?
“Sono a disposizione. Farebbe bene a mettere al tavolo degli esperti, mica solo Livini. Anche sindacati, associazioni, altri politici. Un tavolo ristretto e operativo. Farebbe bene a farlo quanto prima. Arrivare a una proposta comunale da mettere sul tavolo della regione è importante”.
Sul nuovo ospedale?
“Nel 2020 abbiamo rivisto il progetto, aggiungendo tanti servizi, come le sei sale operatori in più, il percorso per le emergenze e poi l’impegno a creare aree nuove come la radioterapia, gli spazi ci sono. Siamo riusciti a inserire anche la dialisi, prevista inizialmente nel vecchio. E poi, tra le incompiute rimaste quando me ne sono andato, c’è l’Oncologia che va ridefinita e potenziata, Fermo merita un vero reparto che andrebbe abbinato a pneumologia ed ematologia”.
Cos’altro manca?
“La pet, la radiologia interventistica e poi 50milioni di budget all’anno in più rispetto a quello che ha ora. Vista la riforma, servono risorse vere per dare quell’autonomia annunciata”.
Scusi Livini, ma il ‘vecchio’ Murri ha bisogno di molti lavori per ospitare tutto quello che lei immagina?
“Assolutamente no. Tra antisismica e antincendio è quasi al top”.
Non è che ha voglia di vivere un po’ di politica?
“Come le dicevo, mi godo la pensione, lavoro e osservo…poi si vedrà”.
@raffaelevitali