Il Comitato tecnico scientifico conferma: chi muore ha almeno due patologie pregresse.
di Raffaele Vitali
FERMO – "Distanziamento sociale regola ferrea". Ma la domanda delle domande è solo una: fino a quando l’Italia resterà chiusa, fino a quando resteremo tutti in isolamento? “Le misure di contenimento, per il momento, proseguono fino a Pasqua, più o meno è questa l'indicazione che il ministro ha recepito” spiega Roberto Bernabei, componente del Comitato tecnico scientifico.
Il bilancio del capo della Protezione civile ha degli aspetti positivi. Alto resta il numero dei morti, ma si registra una discesa del numero dei ricoverati, passati da 1.276 del 26 marzo a 409 ieri e a 397 oggi. Così come calano i ricoveri in terapia intensiva: l'incremento giornaliero era 120 il 26 marzo mentre oggi è di 42 pazienti. “Questi numeri confermano un contenimento della diffusione del virus" prosegue Bernabei che dirige il reparto di Geriatria del Gemelli di Roma.
E anche per questo riflette sugli anziani: “Nelle residenze sanitarie ci sono 300mila ospiti che devono avere punti di riferimento. Oggi è una zona molto grigia, con enormi differenze tra regioni e tra Asl. Daremo indicazioni puntuali perché questo terreno è da arare". Soprattutto guardando ai dati: “Solo il 2% delle oltre 12mila vittime in Italia non aveva altre patologie. L'età media dei deceduti, ha aggiunto, è di 79 anni e il 70% sono uomini, le donne sono più forti e resistenti. "Parliamo di strutture importanti ma fragili che meritano la nostra attenzione e il nostro sforzo". E non riguarda solo gli anziani, che sono la maggioranza, ma anche persone con disabilità o non autosufficienti o parzialmente autosufficienti.
"Il coronavirus - ha spiegato - colpisce organismi che hanno diverse fragilità: il 52% ha 3 patologie, il 25% due patologie, il 21% ha una patologia”. E guardando ai deceduti under 40, su 23 in 15 avevano patologie associate importanti.
Il pragmatico Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, è come sempre tranchant: “C'è la curiosità di tutti noi di capire come possiamo evolvere una volta che ci troviamo in una situazione di curva discendente. Ma non c'è una ricetta magica ed è allo studio una serie di misure. E' chiaro - ha aggiunto - che le scelte che dovranno essere prese da parte del Cts, o meglio suggerite dal Cts e poi adottate dal Governo, dovranno evitare qualsiasi misura che porti la curva a risalire o a una situazione di non controllo dell'epidemia. Dobbiamo capire con che velocità scende la curva perché prendere provvedimenti implica una certa soglia di contenimento per mantenere il trend, ed è difficile che ci sia un azzeramento in tempi brevi. Stiamo cercando di ragionare su come possono impattare le diverse misure che si adottano. E bisogna ricordare che su questo tema non c'è letteratura da analizzare e da cui trarre le conseguenze: stiamo andando a modellare scenari anche non percorsi da Paesi simili ai nostri e non a caso l'Italia viene guardata come Paese pilota”