FERMO – Tra i tanti numeri che snocciola il procuratore generale della Corte di Appello, ce ne è uno che pesa più di altri. Pur non essendoci forme di radicamento stabile delle mafie, negli ultimi anni è stata registrata la presenza e talvolta l'operatività di affiliati alla criminalità organizzata calabrese".
Il procuratore Luigi Ortenzi, inaugurando l'anno giudiziario, ha sottolineato che ci sono quattro aree di rischio: “A San Benedetto del Tronto è stata segnalata la presenza di soggetti riconducibili alla 'ndrangheta catanzarese, nelle province di Fermo e Macerata ci sono proiezioni riferibili a cosche del Crotonese, nel Pesarese sarebbe stata accertata l'operatività di soggetti riconducibili a cosche del Reggino".
E come il nuovo comandante dei carabinieri provinciali ribadisce “la necessità di mantenere viva l'attenzione sulla ricostruzione post sisma, dove consorterie criminali potrebbero infiltrarsi nell'aggiudicazione di appalti e subappalti pubblici, a svantaggio di imprese sane”.
Detto questo, la pandemia ha impattato sui reati: “Sono aumentati sul fronte delle truffe e delle estorsioni commesse attraverso Intenet”. Mentre c’’è un sensibile decremento di furti e rapine, “i fenomeni che suscitano nei cittadini maggior senso di insicurezza e di allarme sociale”.
Nelle Marche, “rimane preoccupante il numero di reati collegati al traffico di sostanze stupefacenti”. Il consumo di droghe e di alcol, ricorda il magistrato, spesso si ricollega “alla piaga sociale e culturale degli incidenti stradali”.