PORTO SAN GIORGIO – Show time Grottazzolina. La Yuasa Battery sta diventando la regina dei tie-break. Attenzione a giocarsela sul filo di lana con i ragazzi di coach Ortenzi, perché hanno imparato a vincere. Non c’è Champions che tenga quando il cuore è quello di Grottazzolina. “Oh mamma mamma, lo sai perché mi batte il cuore? Ho visto la mia Grotta” cantano alla fine i tifosi che hanno ricordato anche l’amico scomparso. Applausi per tutti, a cominciare dai volontarir della Lilt e delle Infinitae ospitati dalla società.
C’è l’ace di Fedrizzi a chiudere un primo set confusionario, ma sempre controllato dalla Yuasa. L’unico brivido quando Milano mette il naso avanti sul 22-23. Inaspettatamente, ma è bravo Porro a far giocare un apio di attacchi in più a Reggers. È a quel punto che vien fuori la classe di Marchiani: il palleggiatore, chiamato agli straordinari per l’assenza del titolare Zhukouski, prima mette in ritmo Demyanenko, poi rianima Petkovic, che era uscito zoppicante poche azioni prima. Si arriva così al punto decisivo di Fedrizzi, che batte preciso e violento senza lasciare scampo agli avversari (25-23).
Ci crede la Yuasa Battery, Milano ha un po’ di acido lattico nelle gambe, dopo la partita di Champions. Quello che Marchisio fa bene è mettere in ritmo ogni compagno, gli attacchi non hanno un solo protagonista. Soprattutto, trova con continuità i suoi centrali che sia Demyanenko o Comparoni. E questo manda in confusione il muro avversario fino a quando un paio di conclusioni di Petkovic non perdono intensità e Milano si riavvicina. È qui che una grande difesa di Marchisio e un muro di Comparoni permettono alla Yuasa Battery si non soccombere di fronte alle giocate da beach volley di Louati.
È il set dei grandi rimpianti, delle occasioni mancate, dei set point finiti contro le lunghe braccia dei milanesi, delle alzate perfette che scatenano Fedrizzi e di quelle che invece scaricano le gambe a Tatarov. Peccato, perché perdere un set 31 aa 33 è difficile da digerire, soprattutto perché nel mentre Monza chiudeva la sua partita sul 3-1 conquistando tre pesantissimi punti per la classifica.
Si riparte. La musica è cambiata, il ritmo lo detta Milano. E' il primo set in cui la Yuasa parte in svantaggio. E il motivo è semplice: Petkovic non mette un pallone a terra. Lui e Fedrizzi sono i principali terminali, il primo prova sempre a sfondare il muro avversario, il secondo lo evita. Scelte diverse che a metà terzo set hanno però lo stesso risultato: punto di Milano. Quando il tabellone dice 11-16 tutto sembra già finito. Ma chi lo ha pensato non conosce coach Ortenzi che con due time out in un minuto ricarica le menti, più che le gambe. E ritrova anche Antonov che non porta punti, ma di certo un attimo di serena esperienza (16-16) che fa bene anche a Petkovic. È infatti il sebo a decidere il terzo set (25-21), completando una incredibile rimonta accompagnata dagli applausi di un PalaSavelli trascinante.
Nel momento di difficoltà de quarto set, Ortenzi si gioca di nuovo la carta Antonov. L’ex azzurro è chiamato a dare una mano in ricezione, perché Louati e Porro fanno male al servizio. Per l’attacco poco cambia, tanto Petkovic in questa fase di partita. Da far rivedere alle giovanili l’alzata a una mano di Marchiani per il serbo, che lo ripaga mettendo la palla a terra (11-12).
Ortenzi le prova tutte, incluso Mattei che pian piano sta riconquistando la fiducia del coach. serve energia per reggere Milano che, ogni tanto prova a ricordarlo al pubblico, gioca durante la settimana contro i migliori d’Europa. Dove ben si trovavano fino a qualche anno fa Petkovic e Antonov, i due che fermano, di nuovo, la fuga dell’Allianz. Questione di dettagli quando si gioca punto a punto: quello che fa la differenza ha la maglia rossa, è il libero di Milano che neutralizza tutti i servizi di Grottazzolina, incluso quello di Fedrizzi. si chiude così il set con il campione silenzioso, Kaziysky, che schiaccia con precisione (23-25).
È ancora tie-break. Che inizia nel modo migliore, tocco a muro sulla schiacciata di Fedrizzi e pallone che vola out. Come l’attacco di Louati. Il punto del 10-7 fa bene sperare, perché nella metà campo di Grotta c’è una incomprensione, ma la palla si alza lo stesso e Petkovic fa quello che ama di più, tira così forte che il muro non può contenere.
E così, il serbo che allarga le braccia come fosse il cristo di san Paolo, si prende quel che merita: il titolo di Mvp e due punti preziosi (15-11) per la classifica della Yuasa che, nonostante l’ultimo sussulto del giovane Barotto che potrebbe finire proprio a Grottazzolina la prossima stagione, scavalca anche Padova, e sale a quattro lunghezze dalla retrocessione.