di Raffaele Vitali
FERMO – A Castelrotto va in scena un noir all’italiana. Un film che dal 15 febbraio sarà nei cinema di mezza Italia e che racchiude tanto del presente: c’è il giornalismo di paese e quello sensazionalista, c’è il pregiudizio verso lo ‘straniero’ che non per forza arriva da fuori Italia, c’è il conoscersi tutti, c’è il giallo che segna la vita di ogni residente.
Tutto questo racconta il film di Damiano Giacomelli che a Fermo è stato presentato in anteprima al Super 8 e alla Sala degli Artisti, entrambe le proiezioni sold out. Cosa ha attirato tanti spettatori? Castelrotto in realtà è Torchiaro, piccolissima frazione di Ponzano di Fermo. “Ho girato oltre 40 paesi prima di trovare quello giusto. E per fortuna Mirco Abbruzzetti (uno degli attori, ndr) che mi ha portato a Torchiaro” racconta il regista Damiano Giacomelli al termine di una applaudita proiezione. Anche se, più di uno spettatore è rimasto interdetto di fronte al finale. Ma anche questo è il bello di un film e ‘Castelrotto’ è uno di quelli che ti fa uscire discendo con il vicino perché non è detto che la soluzione sia la stessa.
Tra gli attori ci sono tre volti noti di Fermo: Rebecca Liberati, splendida nel suo cameo da giornalista Rai, Mirko Abbruzzetti, che è il co-protagonista, e Giorgio Montanini. Tutti alla corte del grande Giorgio Colangeli, in arte Ottone Piersanti, maestro in pensione e giornalista per passione e capacità. Uno che usava “la mitragliatrice”, come lui chiama la macchina da scrivere che aveva rinchiuso in un armadio e che per il giallo che coinvolge il paese deve ritirare fuori.
“Torchiaro era ignoto fino a oggi. Ho vissuto per giorni a casa di Fabrizio, uno degli abitanti. Ho respirato – racconta Colangeli – il grande entusiasmo nel paese. Mi sono trovato a fare Ottone senza neppure accorgermene. È stato un abbandonarsi al personaggio, ho dovuto guardare ancora prima che pensare a cosa fare. Poi l’esperienza umana, è vero che in un paese così non sei mai solo” racconta Colangeli, che per l’occasione ha dovuto imparare, e pure bene il marchigiano, anzi il maceratese con qualche cadenza fermana.
E c’è riuscito. Il merito? “Tutto di Rebecca” ammette. E lei, sorridente al suo fianco, racconta: “Ho preparato Colangeli sul dialetto. Un periodo durato mesi, lunghe call per imparare le battute del testo. Una dizione al contrario. Fin dal secondo incontro ho pensato a quanto fosse bravo. Dalla terza call aveva già la risposta in maceratese”.
Un doppio compito quindi quello di Rebecca Liberati, attrice, “abbiamo girato dentro la sede Rai di Ancona e ho fatto quello che vedo al telegiornale fin da piccola”, e vocal coach, “che mi ha fatto scoprire la persona dietro l’attore che è un professionista instancabile”.
Se lei ha un cameo, l’amico Abbruzzetti invece ha stupito tutti, perché il suo ruolo, quello del vigile urbano di Torchiaro, è cruciale nell’evolversi del film. Un po’ perché è stato allievo del maestro Ottone, un po’ perché le indagini passano per lui.
“E’ il mio primo vero ruolo importante in un film e arriva al fianco di Giorgio Colangeli e altri importanti attori come attori, Denise Tantucci e Giorgio Montanini”. No una chiamata scontata la sua: “Damiano Giacomelli è di Tolentino e gestiva Officine Mattioli, la scuola di cinema che abbiamo frequentato sia io sia Rebecca. Lui ha pensato subito a me, per tipologia caratteriale e qualità artistica. Ma era un ruolo importante, quindi ha studiato il panorama nazionale e i ha fatto fare tantissimi provini”.
Un lungo studio e alla fine la conferma: il ruolo era suo. “un percorso lungo anche perché voleva che pensassi solo al film, mentre io faccio tante cose durante l’anno. E alla fine gli ho dato retta, anche perché Torchiaro gliel’ho fatta conoscere io. Cercava un paese tra i Sibillini, non c’era di meglio”.
Un paese che doveva avere delle caratteristiche precise, volevo che la casa del protagonista fosse un tutt’uno con la piazzetta, “per dare quel senso di comunità. E così è stato” aggiunge subito il regista. Un film nazionale che nasce nelle Marche e ha un’ossatura attoriale locale. Cosa chiedere di meglio? “Le persone lo vivono, lo sentono loro. L’emozione che c’è quando appare sullo schermo Torchiaro e i residenti lo riconoscono, qualcosa di incredibile” riprende Rebecca Liberati.
Che sarà un successo ne sono convinti i supporter, che non solo i tanti sponsor: c’è il comune di Ponzano e poi la Regione, il Mibact e la Fondazione Marche Cultura. E proprio il presidente della Fondazione, Andrea Agostini, ha mandato un messaggio, essendo bloccato a Sanremo: “Non è solo un ottimo film con splendidi interpreti, che tratta il tema della manipolazione dell’informazione. È un viaggio nelle Marche più profonde, marchigiani sono gli accenti e il respiro della grazia o del tedio di provincia che cantava Guccini. Giacomelli ha saputo raccontarlo in modo mirabile. Sono certo che dopo i vari festival saprà appassionare il pubblico diventando l’ambasciatore della nostra terra”.
Una terra che il resista ha voluto fortemente protagonista e che si può ammirare nelle riprese panoramiche delle colline fermane, incluso Montefalcone, e non solo. “Noi abbiamo fatto il possibile per aiutare la produzione, per noi è stata una scelta importante di promozione di Ponzano e della sua frazione, su cui abbiamo un importante progetto di albergo diffuso” sottolinea il vicesidnaco Diego Mandolesi.
Sono tutti soddisfatti, Colangeli in primis: “Recitare in un dialetto diverso è stato inizialmente una difficoltà, poi mi ha aiutato a entrare nel modo di vedere le cose. Ogni dialetto si porta dietro una psicologia, a volte presunta e arbitraria. Parlare quel dialetto ti fa già sentire parte, ti fa sentire integrato”.
Gli spettatori applaudono, il vicesindaco Mandolesi, elegantissimo, si gode il successo e “quell’emozione che solo il grande schermo ti sa dare quando vedi le case in cui sei cresciuto e a cui tanto tieni. Venite a Torchiaro, venite nelle Marche”. E intanto andate al cinema, Ottone Piersanti vi aspetta.