MONTE URANO – Il momento è arrivato: Roberto Minervini è il re di Cannes. È suo il premio per la migliore regia nella sezione 'Un Certain Regard'. “E’ la cosa più bella, un riconoscimento al mio lavoro” ha commentato il regista di Monte Urano, ormai adottato dall’America. Dopo tanti documentari, il film che lo consacra.
"Il premio conferma il talento di un autore che ha mostrato negli anni un'idea di cinema ben definita - commenta Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema - e arricchisce il percorso di un regista ormai riconosciuto a livello internazionale”.
Già nel 2015 Cannes lo aveva apprezzato, ma è con ‘I dannati’ che l’ha consacrato. “Minervini con questo lavoro volge lo sguardo verso un manipolo di soldati invisibili e lontanissimi dal mondo. Disperazione e paure personali si rispecchiano in quelle di una comunità universale di uomini, bersagliata da un conflitto che guarda alla nostra contemporaneità” aggiunge.
La Rai ha creduto nel monturanese. “Perché dimostra che c'è ancora bisogno di dar voce a chi non ne ha e a chi rischia di morire ogni giorno. Minervini Rai Cinema lo accompagna dai primi passi, ci piacciono sfide e viaggi avventurosi”.
A Monte Urano la prima a commentare è l’assessora ala cultura Loretta Morelli: “Complimenti a Roberto Minervini e al suo bellissimo film. Ancora una volta un cinema fuori dagli schemi, un linguaggio essenziale ma potente, un racconto immersivo e intimo che sa diventare universale. Questo fanno gli artisti”.
Ed è proprio quel senso di realtà dietro le immagini che ha conquistato tutti. Per il presidente di Rai Cinema, Nicola Claudio, “il pubblico che sceglierà di andare a vedere 'I dannati', in sala in questi giorni, saprà riconoscere di sicuro questa qualità e ci auguriamo che il Premio ricevuto al Festival di Cannes possa dare ancora più prestigio a un film che non passerà di certo inosservato".
Minervini con un grande sorriso e la pergamena in mano ha spiegato il suo lavoro dialogando con l’Ansa: “La cosa bella è che i giurati mi hanno fatto i complimenti per un racconto sulla guerra (quella di secessione del 1861) in cui non c'è lo spettacolo, l'eroismo, la battaglia, nemmeno il nemico. Proprio questo li ha stupiti, forse spiazzati ma deve essere rimasto nella memoria se si sono ricordati de 'I dannati’ dopo più di 10 giorni”.
Il suo è un film legato al passato ma con i piedi nel presente: “L'America si è fatta – prosegue il regista fermano - sul mito dell'Unione e della frontiera dove ciascuno si costruiva la sua legge. Ma quell'unione è nata dalla violenza e dal sangue. Per questo mi preoccupa il costante richiamo alla famiglia, al valore fondante della Bibbia, alla compattezza del popolo che inquina l'attesa per le elezioni di novembre. Sento crescere la rabbia, un'affermazione di verità che sono costruite sui messaggi e non sulla realtà dei fatti. Di fronte a questa rappresentazione delle cose e con poteri contrari nella magistratura e nell'amministrazione, anche il governo fatica a comunicare con un paese impaurito e arrabbiato. Spero non prevalga la stanchezza”. (foto Ansa.it)
Raffaele Vitali