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Il mondo delle calzature è chiuso: Fermo perde il 27% e 100 imprese. Export ko, il mercato italiano non decolla

29 Dicembre 2020

di Raffaele Vitali

MONTEGRANARO – “Non potevamo aspettarci altri dati, ma non stiamo neppure fermi a guardarli. Le azioni che stiamo pianificando a livello locale, regionale e nazionale saranno fondamentali per affrontare il nuovo anno e una ripresa delle vendite che tarderà ad arrivare”. È chiaro il presidente della sezione calzaturieri di confindustria Centro adriatico, Valentino Fenni.

Il report di Assocalzaturifici, l’associazione guidata da Siro Badon, fotografa un settore in difficoltà, che ha avuto un terzo trimestre leggermente migliore, ma che non vivrà un bel fine anno, visto che i nuovi lockdown hanno fermato le vendite che erano timidamente riprese.

Nel terzo trimestre il calo medio è tra il 20 e il 50% e solo il 14% dei calzaturieri intervistati nell’indagine ha parlato di pareggio rispetto al 2019. Dati che trovano riscontro nell'indice della produzione industriale di Istat, che ha registrato in luglio-settembre un -17,4%.

Allargando la visione ai primi nove mesi dell’anno, il quadro è più grigio ancora. “Mostrano un settore messo a dura prova dall'emergenza sanitaria. Registriamo contrazioni attorno al 20% in volume per consumi interni (-17,8%) e vendite estero (-20,1%), forti arretramenti nella produzione industriale (-29,4%) e una riduzione media di un terzo (-33,1%) nel fatturato delle aziende associate” spiega Siro Badon.

Dopo il dimezzamento subìto nel bimestre marzo-aprile di lockdown (-52% in volume) e il trend ancora marcatamente sfavorevole di maggio-giugno (-26,5%), nel trimestre luglio-settembre, pur in assenza di alcun auspicabile "rimbalzo", la riduzione si sia decisamente affievolita (-6,5% in volume e -1,5% in valore tendenziali), grazie in particolare al mese di settembre, in cui il numero di paia esportate ha eguagliato quello dello stesso mese 2019 (+0,3%). Complessivamente sono stati esportati da gennaio a settembre, 127,1 milioni di paia (quasi 32 milioni in meno rispetto all'analogo periodo del 2019) per 6,4 miliardi di euro.

Per un momento, vista la pandemia e il blocco del turismo e degli scambi, si è sperato nel commercio interno, ma il risveglio è stato amaro. Relativamente al mercato interno, i primi nove mesi mostrano contrazioni degli acquisti delle famiglie italiane del -17,8% in quantità e del -23% in termini di spesa, con prezzi medi in calo del -6,3%, anche per il maggior utilizzo, nei mesi di quarantena, di pantofoleria e calzature a uso domestico di minor valore medio.

Secondo il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca per Assocalzaturifici, i segmenti merceologici più colpiti risultano quelli delle scarpe "classiche" per uomo e donna (con cali attorno al -30%), mentre per le calzature da bambino e le sportive/sneakers le flessioni sono comprese tra il -15 e il -20%. Meno pesante la frenata per il segmento pantofoleria/relax, sceso del -7,4% in paia e del -6,8% in spesa.

Malgrado il boom delle vendite online, si profila dunque un 2020 nero per gli acquisti in Italia, considerato anche il crollo dei flussi turistici dall'estero e dei mancati introiti da essi derivanti, soprattutto per le fasce lusso che vivono di export. “L'attivo del saldo commerciale che si è ridotto del -18,1%.

I primi timidi segnali di rientro alla "normalità" nella domanda, sia internazionale sia interna (a settembre export e acquisti delle famiglie italiane avevano eguagliato i volumi dell'analogo mese 2019), rischiano di essere subito annullati dalla seconda ondata pandemica, con gravi ripercussioni sulle capacità di tenuta del settore, che ha visto ridursi ulteriormente nel 2020 il numero di imprese attive (-101 nei primi 9 mesi) e di addetti (sceso di circa 2.600 unità). Considerando anche i produttori di componentistica, i saldi negativi salgono a -231 imprese e -3453 addetti, di queste 100 solo nelle Marche (-1200 posti di lavoro).

“Servono politiche macro, nelle Marche non basta solo la Camera di Commercio, servono azioni strutturali a livello regionale e nazionale. L’imprenditore non ha paura di investire, ma il contesto deve permetterlo. Poi, la soluzione la sappiamo: ridurre il costo del lavoro, che non significa dare meno soldi ai dipendenti, ma il contrario. Più che bloccare i licenziamenti, servono azioni per tenerli e magari assumerli” riprende Fenni

A questo si aggiunge il ricorso alla cassa integrazione guadagni ha raggiunto l'ennesimo record (+930% nei primi 10 mesi dell'anno nella filiera pelle, con +1267% ad ottobre). Forte è la preoccupazione per i mesi a venire".

Nel dettaglio, a livello geografico, il Veneto, prima regione nella graduatoria con una quota prossima al 28% sul totale Italia, contiene le perdite in un -13,4% in valore. Arretramento del -18% per la Lombardia e del -22% circa per la Puglia. Ancora più marcate le flessioni per la Toscana (-30,3%), le Marche (scese del -27,7%, con Macerata -26,4%, Fermo -27,2% e Ascoli Piceno -30,6%) e per la Campania (-42,4%). Malgrado una contrazione del -27,5% sui primi 9 mesi 2019, Firenze si conferma in testa alla classifica per provincia, con 984 milioni di euro (il 15% del totale nazionale).

Sul fronte dell’export, nelle Marche si registra una flessione del -27,7% in valore sui primi 9 mesi 2019. In particolare il 3° trimestre ha evidenziato un -17,4%, in miglioramento rispetto al -56,8% tendenziale fatto segnare nel 2°. Le prime 5 destinazioni per export sono: Germania, Francia, Russia, Belgio, USA.

A livello generale di calzature, in Far East (che perde il -23,3% in quantità, globalmente), arretramenti non trascurabili in tutti i principali mercati (Cina -20% in volume, Hong Kong -35%, Giappone -25%), con l'unica eccezione della Corea del Sud (cresciuta del 16% in valore, pur a fronte di una flessione del -6,8% nelle paia), che ha raggiunto il settimo posto nella graduatoria dei paesi di destinazione in valore (era decima a consuntivo 2019).

“Quanto alla Cina, va sottolineato un certo dinamismo nel terzo trimestre (+16,8% a valore), ascrivibile perlopiù – considerato l'incremento rilevante dei prezzi medi – al solo alto di gamma: i volumi hanno ceduto infatti il -2,1% su luglio-settembre 2019. Male anche la zona Csi (con la Russia che perde il -25% in volume) e il Medio Oriente (-20,5%). Un po' meno pesante (-16,4% in quantità e -9% in valore) la riduzione dell'export verso la Svizzera, tradizionale hub logistico-distributivo delle grandi multinazionali del lusso, grazie al recupero (+6% nelle paia e +10% in valore) registrato nel terzo trimestre” conclude Badon.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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