di Raffaele Vitali
ANCONA – Dopo le sfide del Next generation spiegato dal commissario europeo Paolo Gentiloni e dai maggiori leader europei, dopo una giornata con i premi Nobel dell’economia, arriva anche il momento per il gotha imprenditoriale della regione Marche. “Siamo tutti convintamente positivi che la ripresa ci sia. Cresce il Pil, fiducia imprese ai massimi livelli, stando all’indagine Ambrosetti, il sole è sorto, ora che facciamo?” è la macro domanda di Marco Moreschi, direttore di Banco Marchigiano, nell’insolita veste di co-conduttore e commentatore tra imprenditori leader della regione.
Due elementi di discussione sul tavolo li mette Danilo Di Matteo, il referente del mondo The European House Ambrosetti per l’hub di Ancona. “Colao e Gentiloni hanno parlato, insieme con Le Maire e la Calvignon, ministri dell’economia di Francia e Spagna, di come approntare azioni convergenti verso obiettivi innovativi e di ristrutturazione. Quali azioni a livello locale, partendo dalle task force che il Governo sta preparando?
Il secondo tema, cosa fare per essere competitivi essendo piccoli? Per Le Maire dobbiamo pensare su dei campioni europei, concentrando risorse, finanziamenti, supporto e normative su alcuni settori e magari aziende, per diventare dei veri competitor mondiali. Innovazione necessita di investimenti, gli americani mettono risorse quando devono crescere. È auspicabile farlo e riuscirci? Ce l’abbiamo il coraggio di farlo, di darci priorità?”.
Il secondo punto per le Marche è centrale. E Marco Moreschi, direttore del Banco Marchigiano che è co-organizzatore con Confapi Ancona e Tipicità, dimentica per un attimo il suo essere bresciano e da marchigiano adottivo chiarisce in maniera netta come il quadro economico regionale di piccole imprese sia una peculiarità e non un limite.
Come sottolinea, dando un assist al manager bancario, l’imprenditore Danilo Falappa della Innoliving, uno che a Cernobbio è di casa: “Quattro milioni Pmi in Italia, 700mila in Germania, 1,2 in Francia. Noi viviamo di distretti ed economia circolare, da noi pesa per l’80%, in Europa è al 40%. Stiglitz è stato chiaro: ce l’abbiamo sempre fatta e ce la faremo. Le Pmi durante la pandemia hanno fatto la differenza, è evidente il ritorno al centro: le prime mascherine sono nate negli scantinati del distretto della moda, non nelle grandi aziende. Questa è flessibilità, lungimiranza e strategia”.
Del resto, le Marche sono una regione rappresentata per il 93% da Pmi. Sono 145 quelle attive, 137 mila hanno meno di 9 addetti, 7 mila sotto i 50. “Poi c’è qualcuna media. Volenti o nolenti – chiosa il rettore della Politecnica, Gian Luca Gregori - dobbiamo ragionare con questo quadro. Imprese funzionali ad altre imprese e bandi che favoriscano il collegamento tra le imprese è un tema politico”.
“Noi – riprende Moreschi - dobbiamo intercettare le esigenze marchigiane per non far ampliare le disuguaglianze. Ma chi intercetta i soldi del Pnrr? La grande azienda come dice il ministro francese? Il rischio è che qui aumenti il divario. Dobbiamo competere in questo campo”. Anche a livello finanziario, i modelli vanno rivisti. “Tre grandi poli bancari in Italia, possono accompagnare le imprese all’estero, di certo non avremo noi una sede in Cina. Ma basta? Non possiamo far ampliare il divario, con i forti sempre più forti e i deboli che spariscono”.
Da qui la scelta del tema della tavola rotonda, mirata a far emergere proprio la questione dimensione e sviluppo. “Le Marche devono scordarsi di essere protagonista concentrandosi su 3-4 dieci aziende. Forse dobbiamo cambiare gioco e campo di gioco. Non possiamo scimmiottare e standardizzarci, la Francia gioca così, noi su qualità e diversità. Standardizzazione e omogeneità siamo sicuri che siano la nostra partita? Penso di no. Dobbiamo mettere i piccoli nelle condizioni”.
Innovazione è la parola che torna, seguita da una domanda: cosa significa per la Pmi? “Mancano capitale economico e umano, ci deve essere qualcuno che lo fa per la Pmi, bisogna costruire centri di eccellenza regionali. La piccola deve prendere processi pronti. Nodo formazione. È onerosa. Agevoliamo l’accesso dei piccoli imprenditori. Lavoriamo sulle filiere, ma non per slogan. Lo abbiamo fatto in questi giorni”.
Questo è l’hub del forum che ha connesso le Marche a Cernobbio, aprendo le porte alle idee del mondo. “Un evento di successo tutti insieme. L’idea era di offrire delle opportunità. Non vinco da solo. E nessuno di noi qui ci può. Bisogna unire la capacità attrattiva di ogni singolo talento, partendo da quelli che sforna l’Università Politecnica, unendoci davvero”.
Senza un vero piano di sviluppo, a rischio c’è il 90% del Pil della regione, con le aziende sotto i 9 dipendenti che saranno tagliati fuori dal Pnrr. "Questa regione ha gli abitanti della provincia di Brescia. Chiaro che da soli non ce la facciamo. L’Ad di Ambrosetti ha detto che negli ultimi 5 anni, cinque miliardi di investimenti hanno prodotto risultati zero. Se facciamo così - conclude Moreschi - con il Pnrr è un dramma. Metodo e monitoraggio. Quali sono i centri di responsabilità? Io se sbaglio vado a casa, deve valere per tutti. Ci sono tante eccellenze nelle aziende, poche nelle istituzioni. Favoriamole e cresciamo. Basta con la frase ‘noi imprenditori facciamo da soli’. Non si esce così dalla difficoltà e non si segue così il sole che è sorto”.
Ascoltano i fortunati che hanno avuto accesso alla sala convegni della Mole Vanvitelliana, uno di quei luoghi unici che le Marche ha tenuto per tropo tempo celata e che il Forum Ambrosetti ha illuminato e che presto il comune di Ancona, grazie alla lungimiranza dei gestori, fornirà anche di golf car per girarla, per renderla accessibile, per renderla ancora più green.
@raffaelevitali