PORTO SANT’ELPIDIO - Zamora la porta questa volta non la chiude, la apre. Ma è quella del cinema. “Il mio film più bello”. Scherza ovviamente Neri Marcorè, l’attore di Porto Sant’Elpidio che si è messo per la prima volta dietro la macchina da presa. “E mi auguro davvero non sia l'ultimo, perché è stata un'esperienza entusiasmante” prosegue.
“L’ho visto, un film delizioso, me lo sono goduto tra canzoni, costumi, calcio e una ricostruzione pazzesca”. Così Fiorello presenta il film al fianco di Neri Marcorè a Viva Rai2.
È un tuffo nell'Italia anni Sessanta di Zamora, personaggio nato tra le pagine del romanzo di Roberto Perrone. Racconta la storia di un impiegato che, costretto a giocare a calcio dal suo datore di lavoro, pur non avendo mai toccato un pallone in vita sua si finge portiere. Ma per sfuggire alle umiliazioni, si affida a un ex portiere professionista per imparare davvero. “Una storia che – spiega Marcorè nelle varie interviste - mi aveva colpito. Nel portiere c’è tanto di epico. La solitudine di un ruolo all'interno di un gioco di squadra, uno che prende in mano la responsabilità di essere in paradiso e all’inferno. Il portiere è uno che si muove tra l’eroismo e la follia”.
Marcorè ci crede davvero in questo fil. Per lui è un po’ come la tappa ‘che doveva arrivare’ in mezzo a una vita piena di successi, di attività differenti che hanno messo in mostra il suo talento. Ma anche il suo impegno, perché Neri non è uno che resta in silenzio di fronte alle cose, tantomeno alla politica.
In Zamora c’è l’Italia del boom degli anni 60, quell’Italia che cresceva e dove tutto sembrava possibile. L’Italia di Mike Buongiorno, dei fotoromanzi d’amore, delle donne che stavano pian piano conquistando gli spazi. Un film in cui l’amore gioca come sempre un ruolo chiave.
Marcorè ha un ruolo chiave nel film, se lo è ritagliato. È un personaggio poliedrico l’elpidiense, nato facendo imitazioni e poi abile diversificare. Cinema, teatro, doppiaggio sono la sua vita, ma non dimentica mai le imitazioni. E anche da Fiorello ha dato spettacolo passando da Pizzul a Zoff come se niente fosse. Per restare in tema di calcio.
Che poi lui, giocatore per passione, ormai si sente più tennista. Sognava quel mondo fatto di racchette e palline, tanto che a 14 anni scrisse ad Adriano Panatta una lettera sperando in una sua risposta. Che è invece arrivata 40 anni dopo, grazie a Fiorello: “La risposta ce l’hai. Gli ho detto non puoi giocare a tennis. Fai l’attore, sei pure bravo. Per cui dimentica il tennis e recita, che è meglio”.
Si ride sempre con Marcorè, da quando vinse al corrida di Corrado no si è più fermato. Importante l’incontro con Pupi Avati, un regista che gli ha insegnato tanto e che nel suo Zamora torna anche nel modo di fare il regista.
Per chi si vuole perdere nel mondo delle sale da ballo, del fumo delle sigarette d Jimmy Fontana, basta entrare al cinema e ascoltare il rumore dei palloni di cuoio calciati cercando di non farsi male. Il tutto con Neri Marcorè e un super cast composto da Alberto Paradossi, Marta Gastini, Anna Ferraioli Ravel, Walter Leonardi, Giovanni Esposito, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Davide Ferrario, Antonio Catania.
Il tutto accompagnato dalla musica di Pacifico, che ha realizzato due inediti per Marcorè, che tra le sue tante passioni è anche un bravo cantante. "Zamora è ambientato a Milano negli anni `60 e la colonna sonora inevitabilmente si è riempita di energia, di innocenza e di humour, come era la musica di quel periodo. Quindi chitarre col tremolo, sassofoni dispettosi, rock'n roll, twist, danze a piedi scalzi, spaccate, smorfie, Watussi e Molleggiati. In più con Neri - racconta Pacifico - volevamo omaggiare gli artisti insuperabili di quel periodo, Jannacci, Gaber, Cochi e Renato. È stato divertente e appassionante tornare indietro alla musica che sentivo suonare e ballare per casa mentre crescevo".
Raffaele Vitali