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Il Micam è finito: 42mila visitatori, il ritorno di Cina, Giappone e Usa. Ora il dubbio: spostare la fiera a luglio?

21 Settembre 2023

MONTEGRANARO – Il Micam ha chiuso i battenti. Quattro giorni intensi. “E quattro sono troppi” dicono all’unisono gli imprenditori calzaturieri, non solo marchigiani.

Insieme con le fiere che il sistema moda ha svolto in contemporanea, Mipel e Homi in particolare, nei padiglioni di Rho sono entrati 42.273 operatori, tra buyer, giornalisti e figure del settore. Rispetto al 2022, un corposo +22%.

“Sono arrivati da 129 Paesi a conferma del ruolo delle fiere e di come il settore del fashion funzioni”. Nel dettaglio, per Assocalzaturifici non sono mancati visitatori provenienti da Spagna, Francia e Germania, e poi grande ritorno della Cina e conferme dal Giappone, dal Nord America.

“L’Oriente è stato finalmente protagonista, vediamo quanto si concretizzerà. Perché hanno tempi e modi di operare particolari. Soprattutto i giapponesi tendono a prendere tempo, a riflettere, magari ad attenderti a Tokyo” racconta Federica Melchiorri, calzaturificio Galmen di Montegranaro.

Ma intanto c’erano e hanno preso più di un appunto. Tanti calzaturieri hanno sul tavolo blocchi di fogli firmati con ordini e anticipi assicurati.

Sono stati duemila i brand che in totale hanno esposto. Marche protagoniste dentro gli stand e fuori con convegni e riflessioni utili per tutto il comparto. Che investe in ricerca e innovazione e che, proprio grazie al lavoro della piccola regione, ora ha più garanzie sul tema del credito d’imposta su cui si continuerà a lavorare per migliorare ulteriormente il decreto firmato dal Governo.

Uscendo dai padiglioni, però, un’altra questione ha preso piede: lo spostamento delle date. Proprio ora che si era trovato un equilibrio, con l’incrocio, almeno di un giorno con Lineapelle e la Milano Fashion Week, c’è chi rimette tutto in discussione.

“L’idea è di portare la fiera a luglio, magari verso la fine del mese” è quanto detto durante il consiglio generale di Assocalzaturifici. Ma la reazione, a quella che è solo una proposta al momento, è stata frizzante. “Sarebbe un grande autogol, è una data per le griffe, non certo per i tanti piccoli calzaturieri che rendono il Micam unico” ribadiscono gli imprenditori. Perché la fiera sarà anche di Confindustria, ma tanti che espongono sono più simili agli artigiani, come dimsotra la presenza dei vertici, oltre che degli industriali di Fermo, di Cna Fermo e Macerata, territorio che vanta anche la vicepresidente naioznale di Federmoda, Doriana Marini.

C’è anche chi è favorevole, come Arturo Venanzi dalle colonne del Carlino, ma è una voce al momento minoritaria anche dentro il mondo del distretto fermano – maceratese. “Ancora non si è venduto l’estivo e già si chiede a un buyer di ordinare per lano dopo. Ma scherziamo? Se proprio si vuole, possiamo anticipare di una settimana a settembre, ma evitiamo gli errori del passato” ribadisce un altro imprenditore.

A livello di vertici di Assocalzaturifici per ora si sceglie il silenzio. La questione va affrontata con calma, mediando tra le due anime e Fiera Milano, che ha posto sul tavolo le sue condizioni, ma il Micam, e le altre fiere sorelle, hanno un potere contrattuale forte. È ora di farlo valere.

Sapendo che si potrebbe tornare anche ai tre giorni, perché il quarto è praticamente inutile, i buyer sono tutti a Lineapelle, e perché così si farebbe risparmiare albergo e ristoranti a ogni impresa. Anche in vista degli aumenti paventati del costo al metro quadro della fiera per il 2024.

@raffaelevitali

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