di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO – Febbraio 2008, la Premiata Montegranaro scende in campo contro la Scavolini Pesaro: è il derby delle Marche. Uno dei tanti che segneranno quegli anni. La partita è in parità, mancano una ventina di secondi, il pallone è nelle mani di un 22enne alto poco più di due metri che è nato leader. Si chiama Luca Vitali e ha un obiettivo: vincere le partite e prendere il treno verso il successo.
Sta giocando davanti a 9mila spettatori, tanti anche quelli di Montegranaro. Inizia a palleggiare, approfitta di un finto blocco, si arresta e da nove metri segna la tripla della vittoria. Era una grande Sutor, al suo fianco Garris, Ford, Minard e Thomas, per citare un paio di elementi. Era la Sutor stellare di Finelli, era la squadra che tra tanti vedeva esplodere proprio Vitali, il ‘golden boy’ del basket italiano.
Un play atipico, per molti è stato il Rigaudeau italiano, che aveva nell’assist il suo pezzo forte. Anche perché difficile da marcare per i pari ruolo con i suoi centimetri e troppo tecnico per le ali avversarie. I suoi pick&roll hanno fatto scuola, come le sue interviste, mai fuori luogo. Era un riflessivo Vitali.
Un talento? Di certo madre natura l’ha aiutato, ma anno dopo anno Vitali è diventato un esempio per allenatori e compagni per la sua dedizione al lavoro. Ai tempi della Sutor si era fatto costruire un pallone speciale, largo pochi millimetri meno del ferro del canestro, ma dello stesso peso del pallone regolare. I questo modo lui affinava la precisione, in particolare ai tiri liberi.
Questo era Vitali, il giocatore che oggi ha deciso di fermare la sua carriera in campo per dare il via a quelle in panchina. Considerando l’intelligenza cestistica e il piglio da leader che ha avuto anche in grandi squadre, ha tutto per sfondare. Anche perché, diversamente da tanti coetanei, non ha bruciato le tappe, già durante le ultime stagioni ha iniziato a seguire i settori giovanili, concentrandosi su quello che sa essere un suo punto di forza, i fondamentali. Che il basket sta riscoprendo.
Montegranaro diventata la sua casa, anche per motivi affettivi. Nela capitale della calzatura ha trovato la campagna di vita e la crescita cestistica. Nella sua intervista d’addio senza esitare confessa: "Il momento indimenticabile è la promozione in serie A con la Sutor". Aveva guidato, insieme con un gruppo conosciuto come i Pilla Boy e uno degli ultimi grandi play visti in Italia, Randy Childress, la cittadina di 13mila anime tra i grandi. E lo ha fatto da protagonista. Le sue giocate, e i dieci punti e cinque assist di media, l’hanno fatto notare dai più ricchi.
Arrivò alla fine della stagione della tripla che stroncò Pesaro, la chiamata di Milano. È stato uno dei momenti più difficili. Vitali aveva appena giurato amore alla Sutor e ai Rangers, i caldi tifosi veregrensi, ma Milano era Milano. Soldi, coppe, onore. Impossible dire no. In un attimo la Sutor perde il suo figlio adottivo e fatica a digerirlo. Ma Luca Vitali si seppe far amare di nuovo, con le parole visto che piede a Montegranaro non lo metterà più con la maglia gialloblù.
Milano è l’occasione, ma è una realtà complicata, anche se il play si fa valere anche in Eurolega. Il triennale viene passato a Roma, poi da Roma la seconda vita a cremona, dove va e viene più volte nel corso delle stagioni, diventando un idolo per la proprietà, per gli allenatori e peri tifosi.
In mezzo ci sono anche Venezia e tanta Brescia, fino alle ultime esperienze in A2. In tutto questo Vitali non è mai cambiato, è rimasto il ragazzo partito dal bolognese per inseguire un sogno. Quello che a Montegranaro ha trovato la sua seconda famiglia, speciale il legame con Walter Ferretti, in arte Papagnò.
Ha fatto la storia e avrebbe potuto raccogliere anche di più, soprattutto in nazionale. Ma Vitali non era un giocatore facile, proprio per le sue caratteristiche tecniche e fisiche, ma l’Azzurro gli è entrato dentro e quando chiamato, non ha mai esitato a dare tuto sé stesso per l’Italia, fin da quando 16enne vestì la prima maglia delle giovanili.
Non un carattere facile sia chiaro. Ma anche per questo è riuscito ad adattarsi a situazioni complicate e a gestire gli anni di Milano, che l’hanno forgiato e consacrato. Perché se la Sutor gli ha dato il biglietto per l’aereo, Milano l’ha fatto volare.
Il sogno? Il palasport di Montegranaro finalmente costruito, i soldi ci sono, la Sutor che si ristruttura e torna dove meriterebbe, magari in A2 e Luca Vitali in panchina pensando a quel 'voi sarete sempre nel mio cuore' detto alla fine della stagione chiusa ai play off contro Milano (video). Considerando che per i primi due punti serviranno almeno due anni, il play che vuole fare il coach ha già un nuovo obiettivo e un grande sponsor, Cesare Pancotto: “Grande giocatore e grande uomo già pronto per la nuova sfida da coach”.
@raffaelevitali