AMANDOLA – Il professor Emanuele Tondi, geologo marchigiano, interviene sulla serie di scosse che hanno colpito la zona di Amandola negli ultimi giorni (CLICCA E LEGGI).
“Due terremoti di magnitudo superiore a 3 (3,6 il 5 maggio e 3,3 oggi), uno di magnitudo superiore a 2 (2,4 il 4 maggio) e 12 di magnitudo inferiore a 2”. Secondo il geologo “lo sciame ricade nel bordo est della zona destabilizzata dai forti terremoti del 2016, dove la sismicità è ancora evidente e maggiore, in termini di frequenza dei terremoti, rispetto a quella che caratterizzava l’area prima del 24 agosto”.
Quello che colpisce è che “lo sciame sismico di Amandola ricade immediatamente al di fuori di questa zona, non fa quindi parte della sequenza di aftershocks associati, anche se, vista la vicinanza, non è da escludere una relazione e/o una interazione con la stessa”.
Un territorio sismico quello della città dei Sibillini, ma questo i residenti già lo sanno. E così non stupisce la ricostruzione storica di Tondi che cita il 1799 e il 1873. “Una pericolosità sismica minore rispetto alle zone epicentrali colpite dagli eventi del 2016 (come Amatrice, Visso e Norcia), le faglie locali sono più piccole e profonde, ma comunque è alta”.
Non nasconde un po’ di preoccupazione Tondi: “Prima o poi si ripeteranno terremoti simili a quelli del 1799 e nel 1873. Quando non lo sappiamo, ma più tempo è passato da un evento sismico, più aumenta la probabilità che possa verificarsi di nuovo. Inoltre, durante uno sciame sismico aumenta questa probabilità”.
L’unica via di sicurezza resta la vulnerabilità sismica delle abitazioni “quindi, se gli edifici sono costruiti a norma c’è poco da temere”.